Piano spiaggia 2017: difesa dell’identità locale?
di Marco Tabellione
Con l’approvazione del Piano Spiaggia 2017 da parte dell’Amministrazione comunale viene affrontato il problema della presenza in spiaggia degli animali da affezione, indicando nella individuazione di spazi specifici la soluzione probabilmente più saggia e ovvia. Tuttavia l’aspetto più interessante del nuovo Piano riguarda la concessione che il Comune ha previsto di permessi per la costruzione di pontili o trabocchi nell’area della foce del fiume Saline. È un tentativo, non si sa quanto capace di dare vita a conseguenze effettive, con il quale evidentemente il comune intende appoggiare progettualità in grado di dare vita ad un turismo non semplicemente balneare. Un turismo che possa ricollegarsi con il patrimonio storico e culturale della costa abruzzese e montesilvanese, tenendo conto anche che nella zona della foce del Saline un tempo esistevano già realtà e infrastrutture come appunto pontili e trabocchi.
L’aspetto innovativo probabilmente sta nell’idea di contribuire alla diffusione e alla progettazione di attività turistiche che tengano conto della realtà locale, e che, lo ripetiamo, non si presentino generalmente come proposte di turismo balneare. Potrebbe essere un primo passo, sempre che l’idea trovi adito, per l’avvio di forme economiche in grado di sfruttare il patrimonio locale, non solo naturalistico, ma anche etnico e culturale, e dare vita così ad una sorta di opposizione all’omologazione che inevitabilmente si sta determinando a livello nazionale e planetario.
Naturalmente ciò vorrebbe dire investire in una specie di sogno, e impegnarsi a prospettare non solo realtà immediatamente fruttuose, ma innanzitutto caratteristiche e tipiche. Un aspetto quest’ultimo che in Abruzzo fa davvero fatica a decollare, nonostante la creazione di numerosi parchi e nonostante la presenza di un patrimonio non solo naturalistico ma anche etnico e folcloristico unico in tutta Europa. Dopo anni di discorsi, proposte anche ideologiche avanzate in tal senso, suggestioni varie e inutili tentativi di piccoli imprenditori, in realtà il turismo locale da questo punto di vista è rimasto inerte o poco sviluppato, a parte alcune realtà fortunate, dovute spesso a investitori stranieri.
Il fatto è che non si ha fiducia in forme che potrebbero essere viste come retrograde, legate ad esperienze forse umane e culturali concluse, e che invece, guardandole anche con un occhio filosofico e forsanche morale, rappresentano una sorta di difesa della civiltà umana nei suoi aspetti più tipici e profondi. È evidente che la diversità, l’originalità e l’unicità rappresentano delle ricchezze imprescindibili, ricchezze che il livellamento generale anche dell’economia sta rischiando di eliminare definitivamente, nel nome di un progresso e di una crescita che in realtà stanno portando l’uomo sull’orlo del baratro. Occorre coraggio, occorre non guardare sempre con l’occhio fisso a profitti e ai possibili guadagni, ma porsi anche delle finalità che siano appunto culturali, magari anche di difesa di un patrimonio artistico ed economico forse non più in grado di concorrere sulle quantità e sul coinvolgimento di massa, ma che punti sulle qualità locali, e dunque sull’identità individuale di una comunità.
Avere il coraggio di un’idea, di un sogno che non sia solo riflessione sulle opportunità di crescita e profitto, ma che abbia uno scopo culturale, anche romantico, è oggi l’unica maniera di affrontare un mondo che non riesce a pensare se non in termini appunto di crescita ed espansione, ma mai di conservazione, di rivalutazione del locale e dell’individuale. Naturalmente occorrerebbe molto di più, occorrerebbe moltiplicare e incentivare iniziative volte al recupero di realtà e patrimoni, e occorrerebbe farlo non solo per prospettive di sviluppo turistico, ma anche per difendere un’identità locale che per sopravvivere dovrà aggrapparsi alle proprie ricchezze e specificità.