Intervista all’artista Graziano Fabrizi
Estro e genialità: l’arte incontra l’uomo
di Lisa Carusi
Genialità, creatività, ironia e moderazione sembrano essere le parole giuste per descrivere l’indole artistica del giovane Graziano Fabrizi: classe 1984, pescarese “doc”, incarna alla perfezione il vero significato del termine artista attraverso il suo lavoro che abbraccia e coinvolge tutti i tipi di linguaggi espressivi da quelli tradizionali come la pittura alla fotografia e la grafica, fino ad arrivare alla moderna comunicazione multimediale.
Graziano inizia la sua formazione artistica con un diploma in Fotografia e Grafica Pubblicitaria presso l’ISA di Pescara perfezionando le sue conoscenze con la laurea presso l’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila, fino al conseguimento dell’abilitazione di insegnamento in Disegno e Storia dell’Arte. Da qui la sua carriera è un crescendo di emozioni e successi: ricordiamo alcune delle sue mostre più importanti a livello nazionale ed internazionale come quella al Ministero dei Beni Culturali a Roma nel 2008, a Reykjavik in Islanda nello stesso anno, sempre a Roma nel 2009 presso la Biblioteca Vallicelliana, a Madrid presso l’Accademia delle Belle Arti nel 2009, la mostra a Montesilvano in occasione dell’evento “UNA CANZONE PER RICOMINCIARE per L’Aquila” nel 2010, a Pescara presso il Circolo Aternino nel 2013 e nel 2014 la mostra permanente “Isle of the Dream” presso la Canzone del Mare a Capri.
Instancabile promotore della sua arte, Graziano Fabrizi crea anche il marchio When You Smile in cui riversa la sua pungente ironia, è cofondatore del brand di moda innovativo ed originale BeWasBeen e illustratore per la rivista “Il Fatto Quotidiano”.
1 Quali sono stati i tuoi primi passi nel mondo dell’arte e perché hai scelto proprio la carriera di “artista”?
Partiamo dal presupposto che la carriera di artista non si sceglie e poi la definizione in una “etichetta” è qualcosa che non mi appartiene molto. Comprendo la necessità di definire chi fa cosa, ma lascio che sia il tempo a dare una definizione di me e del mio operato.
I miei primi passi non hanno un momento preciso o forse non lo ricordo. Potrei raccontarti dei pomeriggi in cucina mentre mia madre preparava la cena, che trascorrevo a disegnare o imbrattare pareti. Ricordo, a questo proposito, lo sgomento nel volto dei miei genitori nel tornare a casa e trovare una parete, quella della sala a mio avviso troppo “bianca”, improvvisandomi Pollock con una incosciente “action painting”. Credo inoltre che il mio percorso di studi sia stato appunto una naturale conseguenza. Pertanto oggi ho la fortuna di vivere di questo è credo che sia la mia più grande libertà.
2 Quali sono le sensazioni, le emozioni, gli stati d’animo che danno vita alle tue opere?
Hai presente la centrifuga di una lavatrice? Bene, le mie sensazioni viaggiano di pari passo con quello che accade prima, durante e dopo, solo che io il lavaggio, ovvero la mia ispirazione, non la programmo, lei arriva ed io nel tempo ho solo imparato a gestirla, scegliendo una tecnica o un media per farne “opera creativa”. C’è da precisare che le mie opere vivono di sensazioni proprie, di momenti precisi, di denunce contemporanee o di malumori, con il solo intento di fermarle per sempre affinché ne rimanga traccia nel tempo.
Altre volte, invece, seguo percorsi precisi prestando la mia creatività a progetti di moda o pubblicitari; infatti credo fortemente nella comunicazione come vettore artistico e viceversa.
3 Cosa provi nel vedere realizzato un tuo lavoro?
Non mi sono mai soffermato a pensarci, forse perché credo che sia semplice espressione, esigenza comunicativa e non l’esecuzione meccanica di un lavoro. Se penso al lavoro, mi viene in mente mio padre e i suoi sacrifici nei turni di notte o gli operai in un cantiere. La mia è una espressione tra mille altre, ma è umilmente la mia voce, spesso condivisa e in grado di generare oggi un cospicuo sostentamento economico.
4 Quali sono stati i riconoscimenti più importanti che hai ottenuto finora nella tua carriera?
Ho ultimato da poche settimane un progetto artistico per IL PREMIO LUNEZIA, fermando con 23 opere pittoriche i versi musical-letterari dei brani di artisti come Ruggieri, Fedez, Nina Zilli, Dolcenera, Grignani e via via degli altri cantautori premiati nella Kermesse giunta ormai alla sua XX° edizione, patrocinata dal Ministero dei Beni Culturali e avente come partnership la Rai. Un progetto fortemente voluto e creato insieme al critico musicale Paolo Talanca, un viaggio intenso tra la poetica musicale ed i miei colori con l’intento di fermare le canzoni in un’immagine.
Inoltre tra qualche settimana ci sarà il lancio ufficiale di un progetto moda davvero irriverente, BEWASBEEN Clothing, per il quale ho firmato l’intera collezione, commissionatami da un grande façon di alta moda locale, Antica Sartoria. L’approccio a questo progetto è stato qualcosa di nuovo per me ed è accaduto grazie all’intuizione di due grandi conoscitori del settore, il Dott. Domenico Ottaviani e sua moglie Brunella Di Benedetto, due persone da cui apprendere in ogni momento, in grado di rendere semplice la più ardua delle imprese come quella di far convivere la mia irrazionalità con qualcosa di così pragmatico e strutturato quale un progetto moda.
5 Cosa vorresti fare “da grande”? Cosa manca ancora alla tua carriera o quale sogno vorresti raggiungere?
Credimi ho le idee molto chiare di quello che sarà il mio percorso ma non mi carico di pressioni, il mio unico sogno è fare un giorno una mostra con mia figlia, Giulia: oggi ha solo otto mesi ma promette bene in termini di vivacità creativa.
6 Quali consigli daresti ad un giovane, come te, che intraprende una carriera artistica, quali caratteristiche deve avere per te un artista per essere definito tale e come raggiungerle?
La sola carriera artistica non esiste, semmai arriva la gratificazione di poter vivere dignitosamente del proprio estro creativo.
La carriera rende schiavi, la ricerca creativa liberi: inseguirla è un obbligo morale per un creativo, un
bisogno che rompe gli argini razionali ma che è in grado di planare su un morbido senso di responsabilità, se condivisa con le persone amate, le uniche in grado di dare un’opinione vera.
Pertanto piedi per terra e cuore tra i colori. Gli artisti vivono in un’aurea sottile, brillano a luci spente e non si impongono con l’arroganza di illuminare gli altri ma di riflesso fanno luce su un quotidiano vortice di emozioni che la vita regala indubbiamente a ciascuno di noi: tutti nascono artisti della propria vita, pochi hanno il coraggio di viverla tralasciando il grigiore altrui. Questo è il consiglio che posso dare loro.