Alle origini della medicina occidentale: ALCMEONE DI CROTONE
“Ciò che rimane è la tremenda grandezza di quest’opera all’inizio così modesta: se ne sta lì da due millenni – se ne sta lì per il futuro”
(Martin Heidegger, 1932)
Nel suo libro sulle origini della filosofia occidentale, il filosofo tedesco Heidegger inneggia alla grandezza eterna delle prime espressioni del pensiero occidentale in campo filosofico. Potremmo dire le stesse cose delle prime manifestazioni dell’opera dei grandi medici che hanno lavorato per comprendere e curare le malattie oltre duemila anni fa, in tempi bui in cui si avevano conoscenze precarie di anatomia e fisiologia, non era ancora chiaro cosa fossero le malattie infettive, non esisteva la terapia del dolore e non si potevano anestetizzare le persone per sottoporle a procedure invasive di tipo chirurgico e ortopedico, non esisteva propriamente il concetto di farmaco nel senso attuale del termine.
Per tale ragione assume ancora più rilevanza l’opera di alcuni grandi pionieri della medicina che, fra mito e realtà, fra filosofia e scienza, si sono cimentati nella ricerca in campo medico: fra questi soprattutto il grande Ippocrate di Kos, considerato il vero fondatore della medicina occidentale ma anche alcuni filosofi e scienziati che in qualche modo afferivano al suo pensiero, fra i quali Alcmeone di Crotone.
Egli è attualmente considerato il primo filosofo naturalista della storia e le sue scoperte sono ritenute rivoluzionarie per quei tempi oscuri, al pari di quelle di Copernico e di Darwin. Ad esempio, le sue affermazioni sul ruolo centrale del cervello nel coordinare le sensazioni e tutti i fenomeni mentali (al contrario di Aristotele che riteneva che il cuore fosse il luogo delle capacità della mente).
Alcmeone sarebbe vissuto nel periodo compreso fra il 490 e il 430 a.C., nato a Crotone (in Calabria), all’epoca città achea e magnogreca.
Alcmeone, ritenuto unanimemente discepolo di Pitagora (il gigante greco della matematica e della geometria), è stato considerato soprattutto un fisiologo, cioè uno studioso della natura umana, ma è certo che egli fu anche medico. D’altra parte in quell’epoca lontana la distinzione fra fisiologia/filosofia e medicina non era ancora ben strutturata. Nei frammenti di testo pervenutici e attribuiti ad Alcmeone si leggono frasi innovative dal punto di vista metodologico, come quando dice: “«Sulle cose invisibili e sulle cose mortali solo gli dei hanno la certezza, ma agli uomini è dato il congetturare.» (Fr. 1) oppure «Non congetturare a caso delle cose più grandi», nei quali attira l’uso della parola “congettura”, cioè supposizione, giudizio fondato su indizî o apparenze probabili. Si tratta quasi di una anticipazione del moderno metodo scientifico, fatto di ipotesi e sperimentazioni successive, come ci insegna, due millenni dopo, il filosofo austriaco Karl Popper nel suo testo “Congetture e Confutazioni”.
In effetti nell’interpretazione di alcuni studiosi di filosofia e scienza, il metodo tipico della conoscenza umana consiste, per Alcmeone, nel procedere appunto per indizi, congetture, prove: egli, in tal modo, non faceva che teorizzare la sua stessa prassi di medico, abituato a interpretare l’esperienza per ritrovare in essa un significato, un valore di sintomo, e risalire così all’unità della malattia e delle sue cause.
In campo strettamente medico, Alcmeone, in linea con il pensiero filosofico di Talete (che aveva descritto i quattro elementi fondamentali della natura: aria, acqua, terra e fuoco), avrebbe formulato la teoria, formulata anche da Ippocrate, della salute come equilibrio (democrazia o isonomia) fra elementi o proprietà opposte. Egli era convinto che la salute dura finché i vari elementi, umido secco, freddo caldo, amaro dolce, hanno uguale espressione e che le malattie vengono quando uno prevale sugli altri (monarchia).
Alcmeone sarebbe stato anche un esperto di questioni anatomiche avendo praticato la sezione di animali viventi: in particolare avrebbe descritto la struttura dell’occhio, identificato i canali che conducevano le sensazioni dagli organi di senso (orecchie, naso, lingua, occhi) al cervello, descrizione che fa riferimento probabilmente ai forni dei nervi cranici.
Uno dei contributi più innovativi in questo settore è il ruolo che Alcmeone ha attribuito al cervello nella percezione e della comprensione e nell’essere l’organo in cui convergevano le principali sensazioni dell’essere umano.
L’opera del crotonese Alcmeone è dunque ancora vitale dopo tanti secoli e ci dice, nella sua straordinaria semplicità, quanto sia lungo e difficile il cammino della conoscenza umana: una testimonianza di riflessione, saggezza e applicazione all’osservazione e alla raccolta di dati. Una vera lezione di vita!
* Nell’immagine in evidenzia Alcmeone di Crotone