La vignetta di Novembre 2019

Il volo dell’aeroplano

di Marco Tabellione

     Progetti formativi per soggetti svantaggiati, lotta alla povertà, centro polivalente di cultura e sede distaccata dell’università. Montesilvano finalmente si riappropria di Stella Maris, l’ex colonia fascista con la sua inconfondibile struttura architettonica a forma di aeroplano, da simbolo della città diventata poi simbolo di degrado. Grazie infatti a un bando vinto dal Comune, lo stabile potrà essere utilizzato al meglio, con un finanziamento di partenza di tutto rispetto, da applicare negli ambiti esposti sopra. Ciò che colpisce, positivamente, è intanto il fatto che il comune stia cercando di riappropriarsi di un edificio storico e di una struttura dalle grandi potenzialità. Ma soprattutto di farlo con un programma e un progetto di tutto rispetto, che coniugano cultura e valorizzazione sociale: in poche parole progresso civile ed evoluzione comunitaria. Sono finalità che gli enti pubblici e politici dovrebbero cercare di perseguire in maniera prioritaria insieme alla normale amministrazione. Perché una buona politica non è solo quella che, spesso anche apparentemente, accontenta l’elettorato su quelli che sono gli interessi contingenti: una buona politica guarda avanti, ragiona in termini di decenni, persegue un miglioramento anche a costo di vederne i frutti oltre il proprio mandato.

     Ed è ciò che si coglie nel progetto che finalmente coinvolge l’edificio di Stella Maris, seguendo tra l’altro il sogno di molti che anche in passato avevano visto nell’ex-colonia quasi il simbolo di una rinascita culturale. Che cosa potrà diventare questo polo sociale e culturale è difficile dirlo. La speranza è che ciò che ora è soltanto a livello di progetto possa concretizzarsi in atteggiamenti ed esperienze, magari nell’ottica di una nuova visione della vita civile, ispirata ai principi non solo della solidarietà, ma a quelli ancora più ipotetici della non violenza, della scelta cioè di rapportarsi agli altri nell’ottica di un perenne e ripetuto rispetto dell’altrui individualità, un rispetto perseguito anche a costo di rinunciare a sé stessi. È l’idea di una nuova socialità che potrà avere delle possibilità di realizzazione solo a partire da un rinnovamento culturale, che poi è la vera scommessa di ogni comunità.

     Insomma, Stella Maris, che in epoca fascista partì come colonia con finalità anche rieducative – visto che i ragazzi frequentanti venivano ovviamente bersagliati dalla propaganda fascista e dai progetti di orientamento e indottrinamento culturale tipici dell’era fascista – potrebbe oggi a distanza di settant’anni ospitare dei programmi diametralmente opposti, di diffusione della pratica culturale e libertaria, di apertura alla diversità e alle problematiche sociali.

     Un edificio che nella sua forma, il celebre aeroplano, rispecchiava l’ideologia progressista e modernista della cultura fascista, potrebbe oggi dare vita a pianificazioni e progettazioni in aperto contrasto con l’idea riduttiva e orribile che i fascisti avevano dell’evoluzione e del progresso. A quell’idea aberrante, in cui la tecnologia in sé avrebbe dovuto fornire i parametri della crescita e dello sviluppo, si oppone ora un’idea di progresso in cui l’avanzamento non dipende tanto dallo sviluppo scientifico e materialistico quanto dalla realizzazione di una nuova idea di società, basata su una reale concordia civile, sulla solidarietà, sul rispetto dei diritti e sulla coltivazione della diversità come occasione di ricchezza e non come ostacolo o concorrenza.

     Tutto ciò a prescindere da quelle che saranno poi le reali applicazioni delle istanze presenti nel progetto del Comune, le quali però, ovviamente, dovranno tenere presente i presupposti e quanto preannunciato anche a livello massmediale. Il problema infatti è un altro, non è tanto nella corposità di quanto preventivato grazie alla lungimiranza civile dei fautori del progetto, lungimiranza che abbiamo cercato di sottolineare e apprezzare, quanto piuttosto nella capacità effettiva delle istituzioni preposte alla realizzazione del progetto di dar concretezza a un’idea che, di per sé, è importantissima e valida oltre ogni previsione.

     La speranza alla fine è che anche il pragmatismo faccia la sua parte, visto che molti altri settori dimostrano che si è ormai un po’ alla resa dei conti su tanti aspetti fondamentali, dalla difesa dell’ambiente a quella dei diritti, dall’integrazione alla valorizzazione sociale, per finire con la necessità del rafforzamento della coesione culturale all’interno della comunità di Montesilvano. Per tutto questo, per questa applicabilità di un modello nuovo di vita comunitaria, la scommessa è lanciata: speriamo colga nel segno.

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