Per riflettere sulla Sanità
Per riflettere sulla Sanità
di Gabriella Toritto
Prendo spunto dall’ennesima aggressione al personale sanitario del Pronto Soccorso di Pescara, consumatasi poco più di un mese fa per un’attesa troppo lunga e conclusasi con aggressioni verbali, fisiche e conseguente intervento della Polizia.
È solo uno degli ultimi incidenti occorsi nei luoghi del Servizio Sanitario Nazionale, che in questi anni va subendo molti tagli a discapito di una popolazione sempre più anziana e in difficoltà economiche.
L’Europa ha lanciato l’allarme sulla mancanza delle risorse e del personale sanitario. Secondo i dati Eurostat – l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea – l’Italia nel 2016 aveva 557 infermieri ogni 100.000 abitanti, con una carenza di 50-60 mila unità rispetto alla media degli altri maggiori partners UE. Peggio dell’Italia stavano Polonia, Cipro, Ungheria, Bulgaria, Slovenia, Grecia, Croazia e Romania. Commentando tali dati, la Direzione Generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea ha sottolineato la carenza dei professionisti nell’assistenza infermieristica che potrebbe diventare più grave dato che la popolazione continua a invecchiare e che una percentuale alta di infermieri andrà prossimamente in pensione. Le nuove norme prevedono la fuoriuscita dal mondo del lavoro secondo “Quota 100” (calcolata in base agli anni di anzianità lavorativa e all’età anagrafica degli infermieri dipendenti del SSN) che decimerà gli organici. Si prevedono da subito oltre 22 mila infermieri in meno.
Non va meglio con il personale medico. Entro pochissimi anni andranno in pensione 52 mila professionisti. Mancheranno soprattutto pediatri, specialisti d’emergenza-urgenza, anestesisti e internisti. Secondo Anaao Assomed “Le condizioni di lavoro nei reparti ospedalieri e nei servizi territoriali stanno rapidamente degradando. Il blocco del turnover, introdotto con la Legge n. 296 del 2006, ha determinato una carenza nelle dotazioni organiche di circa 10 mila medici. I piani di lavoro, i turni di guardia e di reperibilità vengono coperti con crescenti difficoltà …”.
Ancora il sindacato dei medici denuncia: “Quindici milioni di ore di straordinario non pagate, numero di turni notturni e festivi pro-capite in crescita, fine settimana quasi sempre occupati tra guardie e reperibilità, difficoltà a poter godere perfino delle ferie maturate rappresentano gli elementi su cui si fonda oggi la sostenibilità organizzativa ed economica degli ospedali italiani”. Nelle corsie ospedaliere mancano siringhe, medicinali a fronte dei “bonus” percepiti per la produttività aziendale da alti dirigenti, oltre al proprio elevato reddito. Qualche mese fa il Codacons ha annunciato un esposto alla Procura e alla Corte dei Conti: «Perché premiarli, visti i disservizi negli ospedali?»
L’articolo 32, comma 1, della Costituzione italiana recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
Il contenuto del diritto che la Costituzione riconosce a tutti è complesso: il benessere psico-fisico, inteso in senso ampio, con cui s’identifica il bene “salute” si traduce nella tutela costituzionale dell’integrità psico-fisica, del diritto a un ambiente salubre, del diritto alle prestazioni sanitarie e della cosiddetta libertà di cura. Il diritto alla salute è fondamentale ed è tutelato anche dall’art. 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Essendo poi intimamente connesso con il valore della dignità umana, l’art. 2 rientra nella previsione dell’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Nella realizzazione del dettato costituzionale, tuttavia, i legislatori devono contemperare gli interessi connessi alla salute con quelli legati alla sostenibilità finanziaria del sistema Italia. Il diritto alla salute, quindi, deve essere bilanciato con il principio della regolarità dei conti pubblici, anch’esso costituzionalmente previsto nell’art. 81 e implicito nell’art. 97. È chiaro che lo Stato deve mirare ad avere i conti in ordine per potersi “permettere” di spendere nei settori di rilievo sociale. Il rispetto della regolarità finanziaria è, perciò, anche funzionale alla continuità dell’impegno dello Stato nel settore sanitario. E i conti sono legati alle entrate. E fra le entrate ci sono le imposte, le tasse, che vanno pagate. Molti cittadini non ottemperano ai propri doveri. È pur vero che ci sono famiglie che non hanno risorse economiche.
La Costituzione Italiana, all’art.53, fissa il principio della capacità contributiva secondo il quale tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, cioè in base al proprio reddito.
Con le imposte lo Stato finanzia i servizi pubblici di cui beneficiamo: l’Istruzione; il Sistema Sanitario Nazionale; le Forze dell’Ordine; la Giustizia.
Fenomeni di evasione o elusione fiscale tendono invece a ridurre il gettito previsto, a danno dello Stato. Ne conseguono l’aumento del deficit pubblico e del debito e l’inevitabile diminuzione della spesa a vantaggio dei servizi ai cittadini.