IL VALORE DEL TEMPO NELLA QUALITA’ DELLA VITA
IL VALORE DEL TEMPO NELLA QUALITA’ DELLA VITA
di Davide Canonico
Se il destino vi regalasse la fortuna di scegliere la città dei vostri sogni dove andare a vivere, Città Sant’Angelo sarebbe tra queste? La risposta probabilmente vi sorprenderebbe. Infatti la famosa rivista economica statunitense Forbes, suggerendo una lista di posti dove “vivere bene con poco”, ha premiato con il sesto posto il borgo abruzzese che, precedendo mete da cartolina come Bali e Playa del Carmen, entra così di diritto nella top 10 delle città per cui varrebbe la pena “lasciare il lavoro e trasferirsi”.
La giornalista Laura Begley Bloom, autrice dell’articolo, ha speso parole per la nostra regione che ci inorgogliscono lasciandoci però l’amaro retrogusto di una verità dura da digerire: “Con la sua bella costa adriatica fiancheggiata da caffè sulla spiaggia, montagne per lo sci e vigneti ondulati, l’Abruzzo è un angolo di paradiso, il segreto meglio custodito d’Italia. È anche la regione più ricca di questa parte d’Italia, un luogo in cui piccole città storiche stanno lavorando duramente per attirare investimenti, per salvare le loro strade storicamente significative ma quasi deserte… . L’Abruzzo ha tutto ciò che offre la Toscana e molto altro, a un costo minimo”. Quanto la nostra regione abbia da offrire e quanto male lo faccia è un argomento su cui non mi stancherei mai di ripetermi, ma oggi vorrei dedicarmi ad altro.
Vorrei focalizzare l’attenzione non sulla presenza di un luogo insolito e poco conosciuto, quanto sull’assenza di luoghi impressi nell’immaginario collettivo come città da sogno: Roma, Parigi, New York e Londra sono solo alcuni dei grandi assenti. Certo, la classifica citata illustra dei luoghi dove poter vivere bene con risorse modeste e i posti appena citati sono famosi per molte bellezze ma non certo per la loro economicità. Tuttavia, quando si parla di qualità della vita la diatriba tra metropoli e piccola città è inevitabile. Tecnologie d’avanguardia e globalizzazione, scintillanti vetrine di negozi e locali notturni alla moda, servizi sempre più innovativi e divertimenti d’ogni sorta: le metropoli soddisfano le complesse necessità dell’uomo moderno senza nemmeno dover scomodare l’ovvio ma non secondario vantaggio delle maggiori opportunità lavorative. Eppure tutto questo ha un prezzo non basso. Spesso non ce ne rendiamo conto, tanto è radicato nel nostro stile di vita, ma la verità è che cediamo qualcosa di impercettibile eppure di incredibilmente prezioso. Non parlo della bellezza delle piccole cose, quella è solo una conseguenza; parlo del nostro rapporto col tempo, un rapporto che l’uomo moderno vive in modo sempre più malato e psicotico.
Il tempo, si sa, è una risorsa limitata che, come diceva Seneca, nemmeno la persona più generosa è in grado di restituirci. Per questo, dedicare del tempo a qualcosa o a qualcuno è un gesto prezioso che non andrebbe sottovalutato. Le lancette dell’orologio fuggono al nostro richiamo come un animale ritroso, i ritmi sono frenetici, le scadenze si accavallano e la paura che il tempo non basti ci porta a distorcerne la percezione e l’utilizzo. Parliamo al telefono con nostra madre, mentre scegliamo su internet il ristorante più adatto per la serata e nel frattempo scriviamo una mail al nostro capo per aggiornarlo sugli sviluppi dell’ultimo progetto; rinunciamo alla pausa pranzo per sbrigare le faccende quotidiane e posticipiamo la cena di qualche ora così riusciamo ad andare al corso serale di yoga e fortuna che c’è lo streaming, così se dormiamo un po’ di meno riusciamo anche a vedere l’ultima puntata della nostra seria tv preferita mentre chattiamo su WhatsApp. Lo chiamano multitasking e per definizione è la capacità di gestire più cose nello stesso momento, in pratica è la via più breve per l’esaurimento nervoso. Certo, non è esattamente una scelta quanto più una questione di sopravvivenza: spesso si lavora ben oltre le canoniche otto ore, a volte anche in giorni e in orari improbabili, e il tempo restante non è che una briciola da dover dividere tra mille impegni. Ci stiamo abituando a sottrarre il tempo agli affetti, a noi stessi e ai nostri interessi. Il risultato è uno spazio vitale piccolo, affollato e angusto, con pochi piaceri, dove serpeggiano infelicità e frustrazione.
Luoghi come l’Abruzzo, dove il tempo e la vita scorrono su binari precisi senza azzannarsi vicendevolmente, riescono a regalarci città dove la qualità della vita è molto alta perché a fronte di un buon livello di servizi i ritmi non sono ancora stati contagiati da quell’ansia febbrile che altrove ci logora. Sono luoghi che, rubando la penna a De André, viaggiano in direzione “ostinata e contraria” rispetto al mondo moderno, arcaici e anacronistici forse, eppure qui l’uomo riesce a trovare una propria dimensione perché a ogni cosa è dedicato il suo tempo. Un tempo che rimane limitato, ma che, lontano dalla frenesia che oggigiorno gli si impone, riesce a essere assaporato più profondamente.
Rileggendo queste righe mi sento un anziano un po’ rimbambito, un misto di riflessioni banali e spasmodica voglia di ozio, eppure non posso far a meno di credere che certi aspetti della vita siano importanti e non secondari, che rinunciarvi sarebbe un errore imperdonabile. Come le tradizioni dei nostri nonni andranno perse se non tramandate, così questi valori, se non preservati, finiranno per essere sostituiti da qualcosa di molto più efficiente ma decisamente meno umano.
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