Lo spirito del Natale 2.0
Lo spirito del Natale 2.0
di Davide Canonico
Bianco. Bianco tutt’intorno. Un’uniforme e sconfinata distesa ghiacciata illuminata dai bagliori dell’aurora boreale. Era abituato a quel paesaggio così selvaggio ed ancestrale, eppure quella sera aveva un presentimento che non riusciva a togliersi dalla testa. Voleva bene a quel dannato vecchio ma col tempo era diventato sempre più strano: faceva discorsi senza capo né coda ed il suo sorriso gioviale aveva lasciato il posto ad un’espressione cupa e pensierosa.
“L’età si fa sentire per tutti, anche per chi non ne ha”, pensò tra sé l’elfo.
Doveva sbrigarsi a tornare ma il vento gelido gli tagliava la faccia e la neve rallentava la sua andatura. Avrebbe dovuto prendere Rudolf con sé, avrebbe fatto molto prima, ma aveva bisogno di schiarirsi le idee e camminare gli era sembrata l’idea migliore. Finalmente riuscì a scorgerla, una piccola casa di legno nel cuore della foresta. Il fumo che usciva dal camino ed una tremula luce gialla proveniente dalle finestre erano gli unici segnali che lasciassero presagire una qualche attività al suo interno. Nel cortile, una vecchia slitta giaceva abbandonata in un angolo; delle renne pascolavano poco distanti. Vedendolo avvicinarsi, una di queste gli andò incontro. “Rudolf – disse l’elfo – andiamo a vedere come sta il padrone?” La porta della casa si aprì ed il vento lasciò entrare alcuni fiocchi di neve che presto si sciolsero a contatto con il calore della stanza. La casa era semplice e con pochi ornamenti. Il salotto occupava quasi tutto lo spazio che lo sguardo riusciva ad abbracciare. Le pareti erano spoglie, ad eccezione di un grande orologio a pendolo e delle finestre ai rispettivi lati dalla sala. Un fuoco scoppiettava placido nel camino sul lato opposto all’ingresso. Davanti ad esso, un signore anziano e dalla lunga barba bianca sedeva su un divano fumando la pipa.
“Quella roba ti ucciderà vecchio”, l’apostrofò l’elfo.
“Ah sei tornato”, la voce dell’uomo sembrava venire da un mondo distante.
“Pensavo dovessi ancora terminare di leggere le lettere”, alluse sarcastico, come un maestro che riprende lo scolaro che non ha fatto i compiti.
“Infatti” fece eco il vecchio visibilmente seccato.
“Perché farlo del resto? Il Natale è quasi arrivato e noi dobbiamo ancora preparare tutti i regali. Di questo passo non ce la faremo mai! Certo, se richiamassi anche gli altri elfi che hai mandato in pensione anticipata le cose sarebbero più semplici. Ma poi dove sarebbe il brivido?”
“Rassegnati Stùfur, non riuscirai a farmi cambiare idea!”
“Quindi li lasciamo senza il Natale? chiese ironico l’elfo ma temendo in cuor suo la risposta.
“Ho chiuso con gli umani! Non meritano niente, figuriamoci il Natale.”
“Anche tu non meritavi che io rimanessi qui. Eppure eccomi qua.”
“Non capisco perché li difendi sempre. Che ci trovi in loro?”
“Non lo so, mi affascinano. Sono imprevedibili nella loro prevedibilità. Pensi sempre di averli capiti, invece ogni volta ti stupiscono. E poi la mia analista ha detto che ho un debole per i casi disperati”
“Non sono disperati, sono irrecuperabili. È diverso. Ma guardali: stressati, frustrati, mai paghi di quello che hanno. Dimenticano di assaporare il presente per rincorrere un futuro che non gli apparterrà mai. Schiavi della produttività, della tecnologia, della velocità. Chi si ferma è perduto. Non mi meraviglio che le case farmaceutiche vendano tutti quei quantitativi di antiacido. Ed il resto della vita? La famiglia? Il tempo libero? I sentimenti? Chi se ne importa! Non c’è spazio per quelli nella tabella di marcia. E se qualcuno non regge questi ritmi? Peggio per lui, bene che va gli viene un’ulcera e al peggio ammazza qualcuno! Tanto sono così abituati a tutto questo che certe notizie nemmeno li scalfiscono. Hai un problema? Arrangiati! Mi trovo qualcun altro che non ne abbia. Sostituibili come i pezzi del subuteo. Chi ha voglia di perdere tempo a sondare la singolarità di chi abbiamo di fronte? Tutto quello che dobbiamo sapere sull’altro lo troviamo sui social. Alla faccia dell’umana fratellanza!
“Cosa vorresti che facessero? Che andassero a vivere nei boschi, come Thoreau, per non scoprire in punto di morte di non aver mai vissuto?”
“Dio li salvi i boschi! Non resisterebbero 3 giorni ed alla fine li raderebbero al suolo per farci un centro commerciale. Sanno solo distruggere e odiare. Il buon Baudelaire aveva ragione quando diceva che l’odio è un liquore prezioso e bisogna esserne avari perché fatto con il nostro sangue, la nostra salute ed il nostro sonno. Invece loro lo dispensano come caramelle ad Halloween. C’è odio per tutto: per il prossimo, per il diverso, per quello che non si comprende, per la loro stessa vita.”
“Anche tu odi molte cose, non sei certo un santo”, lo rimbrottò l’elfo.
“Si, ed in questo momento odio te più di tutte”.
“Il mondo non è diverso da come è sempre stato e certo non si divide in bianco e nero. Le sfumature contano! Ma non hai sei anni, tu questo lo sai già. O la demenza senile ha preso il sopravvento?”
“Ho smesso di vedere le sfumature, Stufur. Sono troppo vecchio per andare alla ricerca del potenziale inespresso, dei piccoli numeri. Sono stanco di essere lo sciocco Don Chisciotte che combatte i mulini a vento. Non puoi salvare il mondo intero!”
L’elfo non rispose ma si morse le labbra. Aveva il cuore pesante. Fece alcuni passi in direzione della finestra che dava le spalle al vecchio e premette la fronte sul vetro freddo. Mentre guardava fuori la neve venire giù rada ma regolare, gli tornarono in mente le parole del Don Chisciotte di Corrado d’Elia: “A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento. Ai pazzi per amore, ai visionari, a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno. Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti. Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro. Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni. A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato. Ai “vincibili” dunque, e anche agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo. A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile. A tutti i cavalieri erranti.” Senza accorgersene, aveva pronunciato ad alta voce quello che era solo un pensiero.
“E poi sarei io quello affetto da demenza senile” sbuffò il vecchio.
“Quindi rimarremo qui senza far niente?”, chiese l’elfo rompendo il silenzio ma continuando a guardare la neve.
“Vedremo, Stufur. Ora lasciami in pace”, rispose Babbo Natale nascondendo una lacrima che scendeva tra le rughe del volto”