Note di sistematica, tassonomia e nomenclatura
di Gabriele Centorame e Pasquale Santone
Sistematica vegetale. La “sistematica vegetale” è una parte della scienza botanica che si occupa, nello specifico, di raggruppare le piante in un sistema basandosi sulle caratteristiche morfologiche interne ed esterne, le relazioni genetiche e le affinità. Essa comprende:
l’identificazione di un singolo individuo o di un gruppo di individui (taxon o taxa al plurale), per indicare, appunto, un raggruppamento sistematico;
la nomenclatura (o tassonomia), in relazione all’assegnazione dei nomi scientifici alle
diverse specie, generi, famiglie, ecc.;
la classificazione che è la disposizione degli esseri viventi di un taxon, secondo uno schema gerarchico (dominio, regno, divisone, e così via).
Partendo da un approccio filogenetico la sistematica finisce per essere, oltre che una scienza descrittiva, anche un modo per studiare la diversità biologica e la sua diffusione (biodiversità). La “filogenesi”, infatti, è la ricostruzione operata dai sistematici dell’evoluzione degli organismi volta a dimostrare che i taxa (gruppi di organismi) sono “monofiletici”, cioè che l’individuo e i diversi gruppi discendono tutti da un comune antenato.
Tassonomia: è la scienza che si occupa della classificazione e della nomenclatura degli organismi viventi. La tassonomia, concettualmente, è sinonimo di sistematica (classificazione degli esseri viventi) e classificazione (ordinamento in categorie). La tassonomia va dunque intesa come classificazione degli organismi viventi (e quindi anche dei funghi) in gruppi omogenei, tant’è che con il termine taxa (taxon al singolare) ci si riferisce alle diverse categorie sistematiche. La tassonomia, conseguentemente, fa presupporre i concetti di unità e nomenclatura (Cappelletti, 1976). Il concetto di unità (contrapposto a molteplicità e pluralità) ci permette di riunire gli “individui” che per una somma di caratteri costanti si differenziano dagli altri individui: in tal modo nasce il concetto di “specie” (Linneo, 1738). Si tratta però di “specie collettive” entro le quali sorgono un numero +/- grande di “unità secondarie”, paragonabili alle specie elementari. Pertanto, le entità sistematiche inferiori alla specie sono numerose: sottospecie (o razza), varietà, sottovarietà, forma, linea, colore, cultivar, ecc. L’unità sistematica comprendente più specie prende il nome di genere. Comunque si tenga presente che, la specie e le altre unità usate in tassonomia, sono pur sempre delle astrazioni; l’unica realtà concreta è l’individuo (Cappelletti, 1976).
Nomenclatura: Tale termine è riconducibile alla denominazione ufficiale attribuita alle singole categorie tassonomiche in conformità a regole prestabilite.
Grazie alla nomenclatura binomia elaborata da Linneo nel 1753 (in uso ancora oggi) tutti gli esseri viventi (animali, vegetali, funghi, ecc.) sono denominati mediante un
binomio (il cosiddetto nome scientifico o sistematico) soprattutto in lingua latina (ma sovente anche in greco) e in carattere corsivo: tale binomio è formato dal nome del genere (parola semplice o composta, con iniziale maiuscola) al quale esse appartengono (es. Agaricus), e seguito da un aggettivo specifico (cosiddetto epiteto specifico, tutto minuscolo) che caratterizza, appunto, la specie (es. arvensis).
Ciò detto andiamo a vedere più da vicino quali sono le categorie sistematiche (taxa) utilizzate per la classificazione del Regno dei funghi (fungi), sempre nel rispetto ed ottemperanza del Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica di Utrecht (1952).
Biologia ed ecologia dei funghi
Nell’era attuale, come accennato in precedenza, abbiamo quindi un nuovo Regno: quello dei Fungi. Pertanto, a partire da circa la seconda metà del secolo XX scorso, i “Regni” degli esseri viventi attualmente e complessivamente presi in considerazione dal mondo scientifico sono cinque: Manera Protista Plantae Animalia Fungi.
I Fungi
Riteniamo interessante ripercorrere brevemente il percorso che ci ha portato alla definizione del “Regno dei fungi”. Un tempo gli Esseri viventi venivano distinti in due regni: il Regno vegetale e il Regno animale. I primi erano rappresentati da organismi fissi sul terreno in grado di compiere la fotosintesi e da altri organismi unicellulari come batteri, alghe e funghi. Degli animali facevano parte organismi capaci di movimento ed a questi venivano associati anche i Protozoi. Nel 1735 Carlo Linneo con la pubblicazione di Systema naturae, manteneva la struttura a due Regni e proponeva una suddivisione in categorie (Regno, Classe, Ordine, Famiglia, Genere e Specie). Con lo sviluppo delle conoscenze biologiche diventava sempre più evidente la necessità di una più articolata suddivisione. Nel 1866 Haeckel proponeva un 4° Regno di organismi monocellulari rappresentato dai Protista. In seguito, nel 1938 Copeland e poi anche Chatton ritenevano si potessero raggruppare gli organismi viventi in due macrodivisioni (i Procarioti e gli Eucarioti); organismi con cellule senza nucleo da cui deriva il 5° Regno monera.
Nel 1959, fu Wittaker a proporre definitivamente una suddivisione nei 5 Regni anzidetti. Questo sistema, anche se non privo di difetti, ha incontrato una larga diffusione sia tra gli specialisti che nei testi scolastici. I tre criteri principali su cui si basa la classificazione di Wittaker sono:
Tipo di cellula (cellula procariotica o eucariotica).
Tipo di organizzazione cellulare (isolata, unicellulare, a colonia o pluricellulare).
Tipo di nutrizione: pertanto, in base a questi criteri (ma non solo), le specie viventi risultano attualmente suddivisi nei 5 Regni sopra citati.
In pratica, è proprio dal punto di vista nutrizionale che i funghi differiscono dalle piante provviste di clorofilla e dette “meccanismi autotrofi”: non sono in grado di effettuare la fotosintesi clorofilliana per produrre i carboidrati necessari alla loro vita, inoltre installano il loro micelio (che potremmo definire, in maniera davvero imperfetta ma intuitiva, la “vera pianta fungo”) in ogni substrato ricca di sostanza organica. Gli organismi viventi con tali caratteristiche vengono definiti “eterotrofi” e, come nel caso dei funghi, ottengono le sostanze nutritive dall’ambiente per assorbimento diretto attraverso la parete cellulare.
Questi funghi svolgono sicuramente un importantissimo compito nell’ecosistema: rimineralizzando la sostanza organica, restituendo di conseguenza i sali minerali utilizzati in precedenza dalle piante verdi e quindi permettendo la chiusura di un ciclo ecologico. Da questo processo è facile intuire quale sia l’importanza ecologica dei funghi e come, al pari di tutti gli organismi viventi, vadano sempre rispettati e protetti, indipendentemente dal loro valore alimentare o dalla loro velenosità. In altre parole i funghi non commestibili (o ritenuti tali) vanno lasciati integri nel terreno o altro substrato di crescita.