Le ragioni dei No Vax*
di prof. Bruno Silvestrini
Perché i No vax accusano senza informarsi, senza tener conto della realtà?
Eppure, comprendono persone colte, istruite, perfino medici e altri operatori sanitari. Perché?
Una prima spiegazione la fornisce uno dei miei pazienti, che scrive:
“Gentile Professore, ho letto il Suo articolo e i Suoi commenti, ma purtroppo, pur razionalmente comprendendo i benefici del vaccino, non riesco a sottopormici. Sono un giovane di 26 anni, con un’infanzia abbastanza traumatica e turbolenta, che ha conosciuto la morte troppo presto. Io ho una paura matta di vaccinarmi e perire, così come ho paura della COVID19. Per questo resto in casa, sono blindato ed esco raramente.
Adesso, con la fine della DAD (Didattica A Distanza), sarò però costretto a recarmi in Università fisicamente per sostenere gli esami e pertanto sto caldamente accarezzando l’ipotesi di vaccinarmi. Tuttavia, quando ci penso, cominciano a venirmi delle paranoie assurde e non riesco a presentarmi alla convocazione. Sono stretto in una morsa dolorosa che non mi lascia in pace, forse ancora peggio del lockdown. La ringrazio per l’ascolto. Cordialmente.”
Per inciso, il paziente ha affidato la sua confessione a una piattaforma informatica pubblica, la cui divulgazione, peraltro anonima, non viola alcun diritto di privacy.
Questa è la prima delle ragioni, delle motivazioni dei No vax: una fobia, consistente nel timore intenso e pervasivo dell’ignoto, del buio, dello spazio chiuso, dell’aereo e dell’ascensore; di tutto ciò, in definitiva, che sottende un pericolo, un’imposizione, una coartazione.
Il paziente comprende l’irrazionalità delle sue paure, ma non riesce a superale. Si tratta di un disturbo d’ansia compatibile con una vita normale, ma serio. Il No vax che ne soffre non va colpevolizzato: va aiutato, assistito e curato. Superare queste fobie non è facile. Tantomeno lo è nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale. È possibile, tuttavia, e talvolta succede. Tra i miei successi ci sono due giovani donne, sofferenti di claustrofobia. Sono occorsi alcuni mesi, ma finalmente si sono affacciate nel mio studio sorridenti, uscendo dall’ascensore usato senza paure.
Fin qui si tratta di un disturbo nevrotico, ma succede che all’ansia si affianchi o subentri una carica di aggressività contro l’oggetto del timore, che diventa il nemico. Ecco un’avvisaglia di questo cambiamento, testimoniato da un altro dei miei pazienti. Si è vaccinato, ma poi se n’è bruscamente uscito così:
“Sì, ma non riesco ancora a capacitarmi di come abbia potuto farmi condizionare. Il fatto che questi vaccini siano stati inoculati a due miliardi di persone non li rende meno sperimentali. Non avrei mai pensato di finire tra le cavie. E pensare che in passato avevo firmato contro la sperimentazione sugli animali! Ormai mi sento come quando l’aereo decolla. Non ci si può fare più niente, solo che in aereo il rischio è minore. Buona serata.”
Qui siamo a ridosso della fobia che diventa aggressiva. È il No vax che si ribella non tanto al vaccino o a qualunque altra imposizione particolare, ma a un mondo che non lo gratifica e lo opprime con obblighi e doveri estranei ai suoi interessi e alle sue aspirazioni, materiali e sentimentali.
Corrispondono ai milioni di persone frustrate da impegni e lavorativi non necessariamente usuranti, ma imposti, sofferti. Si tratta di un disagio sociale che non può essere solo colpevolizzato: in una società civile andrebbe studiato, affrontato. Non è facile, ma almeno parliamone, discutiamone, facciamo qualcosa. Nel frattempo, mentre i benpensanti stanno strenuamente lavorando per migliorare l’armamentario vaccinale, c’è chi questo disagio sociale lo strumentalizza.
Lo strumentalizzano i “pifferai” di turno, quelli della famosa leggenda tedesca del XIII secolo, tradotta in favola dai fratelli Grimm e in poesia da Wolfgang Goethe. Essi incantano i derelitti con la loro musica, li intruppano e li spingono a un’impresa, che riempie la vita, ma generalmente si conclude nel macello. È vero che tra i pifferai c’è anche Mosè, che apre un varco nel Mar Rosso e salva gli Ebrei dalla schiavitù, ma questo non è certamente il caso dei No vax.
Ritornando con i piedi per terra, il No vax si espone inerme a un primordiale, feroce nemico che aggancia le sue cellule, le penetra e ne ricava il nutrimento e le capacità riproduttive, senza le quali il Covid si estinguerebbe. Mors tua, vita mea: questi sono i termini della guerra in corso tra un vivente primordiale e l’homo sapiens, che forte della sua scienza e della sua tecnologia, ha schierato i vaccini.
In questo conflitto, i No vax sono le ingenue, disinformate vittime del Covid. Purtroppo, ospitandolo ne diventano anche i fiancheggiatori, gli “untori”. Ai tempi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni sarebbero stati rinchiusi nei lazzaretti, salvo cacciarli, imprigionarli, addirittura linciarli se finivano nelle mani della folla inferocita.
Nel mondo moderno sono controllati e, se sono portatori del Covid, vengono isolati. Non possono pretendere di poter circolare liberamente, senza sottostare alla vaccinazione e al passaporto che l’attesta. Chi lo impone è accusato d’essere un dittatore, ma questo non è il nostro caso. I dittatori arringano la folla e mostrano i muscoli. Mario Draghi parla poco e procede con discrezione. Lo accusano di non avere imposto tempestivamente la vaccinazione, ma se l’avesse fatto avrebbe rinfocolato l’opposizione, col rischio di essere estromesso a “furor di popolo”. Mario Draghi ricorda Cincinnato, che accolse a malincuore la nomina a dittatore e, salvata la patria, tornò a coltivare il suo campicello. Salvo che il campicello di Mario Draghi è tutt’altro che privo di fasti e onori.
I vaccini rispondono a interessi incompatibili con la tutela della salute.
Questa è, in ordine di clamore, la seconda delle accuse dei No vax. È rivolta alla Big Pharma, che nel mondo moderno detiene un potere economico, e conseguentemente politico, immane. È l’industria delle stragi da gas nervini, dei bambini focomelici con le loro tenere manine attaccate al torace dalla talidomide, dei pesticidi che hanno stravolto il sistema naturale.
È anche l’industria dell’altra faccia, tuttavia: i gas nervini che diventano antitumorali, la talidomide che cura la lebbra, i pesticidi che salvano il mondo dalla fame. Alzando lo sguardo, è il progresso scientifico e tecnologico responsabile del surriscaldamento che rischia di arrostire la Terra, ma anche degli immani benefici che ha comportato in termini di qualità e durata dell’esistenza umana. “Ragazzina”, mi piacerebbe dire alla Greta di turno, “ma sai almeno di che cosa stai parlando?”. “Ragazzino”, direi all’uomo di potere che le ha chiesto scusa, “non ti vergogni? Farti sbeffeggiare da chi nemmeno sa di che cosa sta parlando!”.
Chiedo scusa al lettore per questo sfogo. Premesso che il bilancio rischio/beneficio dei vaccini è eccezionalmente favorevole, questo non toglie che essi siano stati distorti da interessi economici perversi. Non manca peraltro chi, nonostante lo strapotere della Big Pharma, si batte con qualche successo contro queste distorsioni. Di questo, lo dico ai No vax, bisognerebbe parlare. Sarò lieto, se qualcuno me lo chiederà, di fornirne qualche concreta testimonianza.
*pubblicato su https://www.medicitalia.it/blog/medicina-generale/8820-le-ragioni-dei-no-vax.html