DEMOCRAZIA PIU’ PARTECIPATA
Democrazia più partecipata
Democrazia più partecipata
ricevuta via mail dal Cav. Enrico Gambacorta
Gentile Direttore,
accetto il Suo invito.
L’attuale sistema politico oltre che superato dalla Storia è stato travolto dai tanti politici succedutisi nel tempo.
1) La Costituzione è usata “ad usum Delphini”.
2) La giustizia è denegata (fallimento dello Stato) o per l’avvento della prescrizione o per la lungaggine dei processi.
3) La responsabilità non è prevista o risulta “diffusa”.
4) È pubblicamente conclamato che l’attuale sistema tende alla concentrazione della ricchezza.
5) Il controllore si identifica con il controllato.
6) La crescita ha innescato la marcia indietro.
7) Il debito pubblico è, costantemente, in crescita.
8) L’evasione fiscale, annualmente, annovera miliardi di euro.
9) La corruzione è endemica.
10) Conflitto di interessi regna. Tanti amministratori si stabiliscono il proprio stipendio a cominciare dai parlamentari.
È inutile cercare di annaspare tra le macerie.
È il caso di prendere coscienza, come scrive nel Suo scritto.
“Rebus sic stantibus”, il sistema. l’intero sistema ha bisogno di una spallata con le indicazioni di cui al mio ultimo scritto su IL SORPASSO.
Con il dovere ed il piacere di sempre.
P.S. ad usum Delphini mi riferisco all’art. 53 non osservato completamente ed al bilancio in pareggio previsto dalla costituzione ma di cui non si tiene conto.
La risposta del direttore
Gentilissimo cav. Gambacorta,
in occasione della sua precedente missiva La invitavo a continuare a condividere i suoi proponimenti e La ringrazio di aver accettato. Lei ora elenca una serie di prove a dimostrare che l’attuale sistema è stato incapace a guidare il Paese. Le sue contestazioni sono certe e indiscutibili. Tornando alla sua proposta pubblicata sullo scorso numero, Lei realmente ritiene le associazioni (sindacati, associazioni di categoria, di volontariato, dei consumatori, Confindustria, Caritas, Chiese, ..) possano sostituire il potere legislativo e nominare il Governo legandolo con un contratto disdettabile in caso di mancata realizzazione dello stesso? E come i rappresentanti di queste associazioni potrebbero mediare il dissenso su temi specifici, con quali regole? Sono concorde con la necessità di una spallata, ma sinceramente il sistema di governo basato sulla democrazia continua a sembrarmi il minore dei mali possibili. Forse dobbiamo noi cittadini assolvere al ruolo di controllori in modo più stringente ed evitare di individuare solo nella classe politica il limite? A mio parere, dovremmo pretendere dai dipendenti statali un livello adeguato di prestazioni, a partire dai dirigenti, e procedendo alla loro rimozione in caso di incapacità a erogare prestazioni di qualità. D’altronde, perché il dirigente privato viene rimosso senza clamore se non efficace, mentre non ho memoria di rimozioni dei pari grado pubblici?