Sotto il segno dei Pesci
Sotto il segno dei Pesci
di Gabriella Toritto
Marzo è alle porte e si avvicinano alcuni anniversari che vedono nati “Sotto il segno dei Pesci” i più amati cantautori del nostro panorama musicale: Antonello Venditti, 8 marzo 1949, che si avvicinò alla musica giovanissimo; Lucio Dalla, 4 marzo 1943; Lucio Battisti, 5 marzo 1943; Riccardo Cocciante, 20 febbraio 1946; Pino Daniele, 19 marzo 1955.
Instabilità emotiva, grande sensibilità, creatività e ingenuità sono alcune delle principali caratteristiche dei nati sotto il segno dei Pesci. Ultimo dei dodici segni dello zodiaco, quello dei Pesci è un segno mobile e d’acqua, governato da Giove e Nettuno. I nati sotto il segno vivono di percezioni profonde e comprendono la realtà attraverso l’intuito. Si affidano a un acume potente che consente loro di risolvere i problemi in modo immediato e di sciogliere i nodi dei problemi con doti quasi da veggente. Perspicaci e istintivi, non sono però impulsivi: in questo sta la forza della loro intelligenza.
I caratteri sopra esposti li ritroviamo nei cantautori citati, nati sotto il segno dei Pesci durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Essi hanno raccontato l’Italia degli anni di piombo, un’Italia lacerata dalla lotta armata e dal terrorismo.
Era quello degli anni ’70 il periodo della contestazione giovanile, del Sessantotto, della strage di piazza Fontana, primo atto della strategia della tensione che caratterizzò quegli anni e che avvenne a Milano il 12 dicembre 1969.
Ero a quel tempo una studentessa universitaria a Roma. La capitale non conosceva pace. L’università era frequentemente occupata. Continue erano le manifestazioni di contestazione studentesca che si univano agli operai metalmeccanici in sciopero contro il potere, sordo a ogni cambiamento. Le forze dell’ordine, in assetto antisommossa, presidiavano le strade della città. Facevano paura. Allora ho incontrato e conosciuto personaggi che hanno scritto pagine della nostra storia.
Gli anni ’70 sono stati il periodo d’oro per la canzone d’autore italiana. Sembrava quasi che non si potesse far musica nel nostro Paese senza introdurre temi politici o sociali nelle canzoni, senza mettere un’attenzione particolare nei testi, senza in qualche modo rifarsi agli esempi francesi o americani. In quella canzone e in quei cantautori si sono riconosciuti milioni di giovani in fermento. Sono nate allora diverse scuole, da quella romana a quella bolognese, che a loro volta s’ispiravano alla scuola genovese nata un decennio prima.
Il 1º marzo 1968 vi fu la famosa battaglia di Valle Giulia, a Roma: primo scontro cruento del movimento del Sessantotto contro le forze dell’ordine. Si trattò di un combattimento in cui gli studenti fronteggiarono le forze di polizia.
Antonello Venditti ha cantato a più riprese nelle sue canzoni quegli anni che hanno infiammato gli animi di molti giovani. In “Valle Giulia” il ricordo di amori del passato si unisce a quello degli anni di scuola e della partecipazione al movimento del ’68: “Valle Giulia ancora brilla la luna … Paola prende la mia mano caduta per sbaglio sui nostri vent’anni tesi come coltelli, come fratelli perduti forse qui architettura … sarà il profumo di questa città sarà la musica che viene da lontano sarà l’estate che brucia nelle vene sarà il passato che ancora mi appartiene …”.
Il ricordo riaffiora anche in “Sotto il segno dei Pesci”. L’album fu registrato a Roma nei Trafalgar Studios e a Londra ai Marquee Studios. Tra i musicisti sono da ricordare i membri del gruppo degli Stradaperta, già collaboratori di Venditti in Lilly. L’album, bellissimo e ricco di canzoni divenute dei classici, cantate allora dalla Meglio Gioventù, fu pubblicato il giorno del compleanno del cantautore, l’8 marzo. Divenne, suo malgrado, la colonna sonora di un periodo cupo per la storia italiana poiché solo otto giorni dopo, esattamente il 16 marzo 1977, Aldo Moro fu rapito dalle Brigate Rosse.
Tanti anni dopo Venditti ha affermato: “Era quello un disco che raccontava l’Italia che avevi davanti agli occhi, un’Italia violenta ma anche appassionata. Anche molto contraddittoria. E anche un’Italia paradossalmente libera. Il disco uscì l’8 marzo 1977. Una settimana dopo ci fu il rapimento di Aldo Moro. In teoria sarebbe stato molto difficile incastrarlo in quei tre mesi di assoluto incubo che l’Italia stava vivendo. Invece il disco non fu cancellato dagli eventi, perché diceva una cosa piccola, semplice e vera: – …Ma tutto quel che voglio, pensavo, è solamente amore. Ed unità per noi, che meritiamo un’altra vita. Più giusta e libera se vuoi. – Era quello che volevano tutti. E un paese che riesce, in un momento come quello, ad avere come sua colonna sonora una canzone così è un paese molto forte”.
Ti ricordi quella strada, eravamo io e te
E la gente che correva, e gridava insieme a noi
Tutto quello che voglio, pensavo, è solamente amore
Ed unità per noi, che meritiamo un’altra vita
Più giusta e libera se vuoi
Corri amore, corri non aver paura
Mi chiedevi che ti manca, una casa tu ce l’hai
Hai una donna, una famiglia, che ti tira fuori dai guai
Ma tutto quello che voglio, pensavo, è solamente amore
…
Nata sotto il segno, nata sotto il segno dei pesci
Ed il rock passava lento sulle nostre discussioni
Diciotto anni son pochi, per promettersi il futuro
Ma tutto quel che voglio, dicevo, è solamente amore
Ed unità per noi che meritiamo un’altra vita.