Pasquale De Virgilii poeta, patriota e politico.

Pasquale De Virgilii poeta, patriota e politico.

di Pasquale Criniti

Pasquale De Virgilii nacque a Chieti il 17 novembre 1812 da Giustino e Concetta De Pasquale e ricevette la sua prima formazione culturale frequentando il collegio degli Scolopi di Chieti sotto la guida dell’abate Giacinto De Pamphiliis.
Conseguì la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli nel 1832.
Inizialmente esercitò, sotto la guida di Pasquale Liberatore, la professione forense, che però dovette interrompere perché espulso dal foro per essersi espresso con eccessivo impeto in maniera sdegnosa durante la difesa di un imputato.
Quindi si dedicò completamente agli studi letterari, dando libero sfogo alla sua passione per la poesia di matrice romantica sui temi e motivi cari al byronismo italiano.
Frequentò la scuola del linguista Basilio Puoti, studiò l’inglese e divenne il primo traduttore italiano delle opere di Byron.
Scrisse alcuni poemi incentrati sull’esaltazione dell’energia umana e sulla rivolta dell’uomo contro la società.
Nel 1835, avendogli il padre tolto ogni aiuto economico, fu costretto a tornare a casa.
Fondò allora la rivista letteraria “Filologia abruzzese”, che in seguito assunse il nome di “Giornale abruzzese di scienze lettere e arti”, assicurandosi la collaborazione di alcune firme prestigiose come Pasquale Borrelli, Giuseppe Durini, Raffaele Liberatore, Luigi Dragonetti, Nicola Niccolini, Ottavio Colecchi e Raffaele D’Ortensio.
A causa dei contrasti con la famiglia per il suo amore con la cantante Caterina Militotti, fece ritorno a Napoli trasferendovi anche il giornale.
Sposò quindi la cantante che, appena un anno dopo il matrimonio, morì dando alla luce una bambina: era il 31 marzo 1841.
Di ispirazione liberale, De Virgilii si avvicinò alla politica nel 1848, subendo persecuzioni e l’arresto per nove mesi nel carcere di Chieti.
Dopo la scarcerazione continuò a lungo a essere sorvegliato dalla polizia borbonica.
Nel 1860 fu nominato Intendente della provincia di Teramo quando Francesco II, costretto a concedere nuovamente la costituzione, cercava di avvalersi dei liberali più moderati.
Quando il Regno delle due Sicilie cominciò a dare seri segni di disfacimento, emise un proclama nel quale sosteneva:
“Signori. L’antico regime fece sempre assegno sulla ignoranza de’ popoli per ispogliarli ed opprimerli impunemente. Il delitto vive comodamente nelle tenebre, ne v’ha trionfo di verità e di giustizia che nelle regioni purissime della luce. Le istituzioni libere riescono impotenti al bene e restano lettera morta, se non si dà alacremente opera di diffondere, specialmente nelle masse, la istruzione. Un regno tenuto vergognosamente e per tanti anni ravvolto nella più bassa ignoranza può dirsi oggi a mala pena capace di scernere i vantaggi del regime costituzionale”.
Nel settembre del 1860 si mise a capo dei liberali, diventando “prodittatore dell’Abruzzo” con Troiano De Filippis Delfico e Clemente De Caesaris.
Il neocostituito triumvirato decretò quasi subito:
Art. 1 – Qualunque cittadino prenderà le armi per avversare in qualsiasi modo il presente movimento italiano o attenterà alla proprietà od all’onore delle famiglie sarà dichiarato nemico della patria e come tale condannato alla fucilazione.
Art. 2 – Una commissione militare permanente procederà immediatamente con rito sommario alla punizione dei colpevoli.
Dopo l’ingresso di Giuseppe Garibaldi a Napoli i prodittatori gestirono l’insurrezione nella provincia di Teramo proclamando Vittorio Emanuele II re d’Italia.
Divenne in seguito governatore della sua provincia e sul ponte del Tronto accolse Vittorio Emanuele quando il re d’Italia entrò per la prima volta in Abruzzo.
Il conte Cavour a chi gli faceva notare che non fosse saggio avere un poeta al governo di una provincia difficile come quella abruzzese rispose: “De Virgilii è un poeta, ma un poeta a modo mio e ne vorrei avere molti come lui”.
In seguito fu consigliere della Gran Corte dei Conti fino al 1871, quindi Conservatore delle ipoteche di Trani.
Nella città pugliese morì il 7 marzo 1876.
Le opere di Pasquale De Virgilii sono i poemi:
“L’Americano” sulla guerra di indipendenza americana;
“I Suliotti” sulla guerra di indipendenza greca;
“Costantina” esaltante la guerra di conquista francese in Africa;
“Masaniello” sulla rivolta del popolo affamato;
“Rienzo” sulla rivoluzione utopistica di Cola Di Rienzo;
“I Vespri Siciliani”;
“Una notte a Venezia”;
“Una gita sul Gran sasso d’Italia”;
“La Commedia del secolo” (1840-43), una sorta di Faust in prosa poetica.
Di Lord Byron tradusse le tragedie “Manfredo”, “Caino”, “Sardanapalo”, “Marino Faliero”, “I due Foscari”, e le odi “A Napoleone”, “Alla stella della Legion d’onore”, “A Vaterloo”, “L’addio di Napoleone alla Francia”, “Prometeo”, “Le tenebre”.
Molte di queste opere benché stampate a Napoli portavano l’indicazione della casa editrice “Société Belge de Librairie” di Bruxelles per sfuggire ai rigori della censura del tempo.

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