Questo mese sorpassiamo… gli odiatori seriali
di Vittorio Gervasi (Num. Luglio 2018)
Si aggirano sul web con molta padronanza, popolano i gruppi degli arrabbiati perenni, postano frasi che tracimano risentimento e sul livore costruiscono campagne d’odio: sono gli “odiatori seriali”. Da quando poi hanno scoperto le fake news (notizie fasulle create ad arte per screditare) le utilizzano a manetta come strumento di avvelenamento di massa. Alcuni nel leggerle ci cascano, altri si compiacciono, altri ancora le condividono a tutto spiano, senza un minimo di verifica, di approfondimento, spinti solo dal desiderio di screditare più che di capire. Ci sono profili falsi sui social network utilizzati da chi, chiaramente, si vergogna di mostrarsi con il proprio nome e cognome; eppure trova dall’altra parte chi gli dà credito. Non ho parole! Ma prepariamoci, perché l’odio corre sul web ad una velocità supersonica, rimbalza come una palla impazzita fino a schizzare anche oltre la rete virtuale a tal punto che la carta stampata si occupa anche delle false notizie sul web. Dicevo prepariamoci perché dobbiamo imparare a riconoscere. Se uno sconosciuto bussa alla porta di casa nostra, gli apriamo, lo facciamo accomodare, gli facciamo raccontare le sue storie avvelenate di rancore e gli crediamo talmente tanto da chiamare tutti i nostri amici per invitarli ad ascoltare lo sconosciuto che ha bussato? Certamente no. Ma perché se siamo sul web facciamo facilmente il contrario? Perché diamo facile sfogo a frustrazioni personali, a problemi personali spesso irrisolti, a vuoti interiori molto profondi che cercano qualcosa che possa colmarli. E cosa c’è di meglio di un insoddisfatto che cerca altri insoddisfatti per fare gruppo a costo zero? Tutto questo sul web è possibile. Allora le campagne d’odio sono all’ordine del giorno. Ogni situazione, anche la più piccola o banale, diventa motivo di rabbia personale da trasformare subito in rabbia collettiva. Complice la crisi economica che rende tutti più irascibili, si pensa di risolvere tutto con barili di fiele.
Io apprezzo molto chi è capace di regalare un po’ di felicità al prossimo raccontando cose positive, mettendo in luce ciò che funziona, svolgendo un ruolo attivo e propositivo per diffondere quel buon profumo di civiltà e rispetto che sembra svanito all’improvviso.
Servirebbe un mea culpa. Sì, un profondo riconoscimento che i problemi sociali non sono altro che la somma di problemi personali.
Un po’ di sano realismo, un po’ di serena autoironia, ci consentirebbe di uscire rapidamente da questa palude creata ad arte dagli odiatori seriali per far impantanare anche i migliori talenti che sia noi, sia chi ci sta accanto, abbiamo a portata di mano ma preferiamo sotterrare.
Un sorpasso nel e dal pantano è molto difficile, ma è altrettanto possibile.