Un piano della mobilità non è fatto solo di dichiarazioni
Giuseppe Di Giampietro, commenta l’ intervista del sindaco Maragno sulla mobilità ( https://ilsorpassomts.com/…/candidati-per-ottenere-la-bandi…/ )
1. Già sentite altrove, e preoccupanti, queste dichiarazioni del Sindaco di Montesilvano. Parlando del ponte sul Saline in costruzione, afferma “Le valutazioni di dettaglio verranno affrontate allorquando saranno disponibili le nuove viabilità” (tradotto: Intanto facciamo il ponte, poi vedremo a cosa deve servire). Come? Costruiamo il ponte ma non sappiamo se servirà per far passare le automobili collegando i lungomare di Silvi e Montesilvano? O piuttosto lo riserviamo a trasporto pubblico, pedoni e biciclette, perché vogliamo riequilibrare la mobilità nella zona a mare, a favore delle modalità sostenibili? E questa scelta è un dettaglio secondario? E sarebbe la stessa cosa scegliere per l’una o l’altra ipotesi? Sarebbe stata la stessa cosa se il Ponte del mare di Pescara avesse collegato la riviera Nord e Sud per le automobili, invece che per pedoni e biciclette? E la scelta non cambierebbe la configurazione del ponte, dei raccordi, della rete di adduzione, degli attraversamenti, dei percorsi alternativi? E questa scelta può essere fatta senza uno studio sulla mobilità attuale tra i comuni e nell’area metropolitana? Senza simulazioni sulle conseguenze sul traffico, gli spostamenti, l’accessibilità, le conseguenze ambientali delle diverse alternative?
2. I ponti come le piste ciclabili, come il raccordo tra tangenziale e autostrada, come la Strada Parco, come i parcheggi di interscambio o i percorsi pedonali. “Intanto facciamo, poi vedremo”.
No, signor Sindaco, non è la stessa cosa, tra scegliere o non scegliere, e non si può andare avanti così. Quando si realizzano le opere, bisogna avere un piano, pubblico, trasparente e partecipato, con un’indicazione chiara su quale sia il ruolo dell’opera nel funzionamento della città, un piano che contenga un’idea di città e di territorio, che indichi le priorità e gli obiettivi, che sia discusso, valutato, scelto, e a cui cittadini e i portatori di interesse devono poter contribuire. Perché ci sono diverse alternative, idee di città che occorre confrontare, valutare, e infine scegliere. E un piano, pubblico, trasparente e partecipato, serve per questo.
3.Oltretutto, cittadini e operatori economici devono sapere dove passerà una pista ciclabile o una linea di trasporto pubblico o un asse di scorrimento o un viale alberato, una zona pedonale, un sottopasso o una fermata fissa del mezzo pubblico. Perché non si possono fare garage sul corso e costruire recinti a filo strada su strade di quartiere o non prevedere dei percorsi sicuri, continui e qualificati, e chiedere poi alle persone di lasciare l’auto e di andare in bicicletta o con il mezzo pubblico. E ogni proprietario di edificio, che si costruisce o si trasforma, deve ben saper come deve rapportarsi alla strada che ha di fronte e contribuire a realizzarne la parte di sua pertinenza con il suo intervento edilizio. Né si possono spendere milioni di euro per costruire infrastrutture moderne e poi permettere che i privati (o addirittura enti pubblici) chiudano, edifichino, occludano ogni spazio, impedendo, di fatto, la usabilità dell’infrastruttura o l’avvio di una riqualificazione urbana.
4. E non è un’opinione. Lo prescrive la legge. Montesilvano da oltre un ventennio è obbligata ad avere un piano del traffico, ma continua a non averlo. E allora si spendono milioni di euro per costruire ponti sul Saline che, realizzati, rimangono inutilizzati perché non si sa come raccordarli alla rete stradale. E allora si spendono decine di milioni di euro per realizzare una Strada Parco dove dovrebbero passare i mezzi pubblici in sede propria, ma da un ventennio l’opera rimane incompleta, degradata, pericolosa, inutile per il trasporto pubblico e per pedoni e ciclisti. Perché ogni incrocio è pericoloso e non si sono previsti gli attraversamenti sicuri e mancano i percorsi accessibili di adduzione, manca una strategia del trasporto pubblico legata ai parcheggi di interscambio. E intanto sulla rete stradale ordinaria, su Lungomare, corso Umberto e via Verrotti passano 70mila veicoli al giorno, inquinando, intasando, creando incidenti e degrado.
5. E non è solo una questione tecnica specialistica né solo una questione economica. È una questione che riguarda la qualità e il funzionamento della nostra città nel sistema urbano in cui essa è inserita. I cittadini e operatori economici hanno espresso con chiarezza, con il referendum del 2014, di volere che questi temi vengano affrontati in una Grande Città in cui ci spostiamo, lavoriamo, viviamo, utilizziamo il territorio. Ma è anche vero che non aspettiamo che qualcuno, tecnico o decisore, decida per noi o senza di noi (o non decida) come dobbiamo vivere e usare questa città. Poiché i punti di vista, le idee di città, le aspettative di uso possono essere diversi nelle diverse parti del territorio (vedi le polemiche e la conflittualità che hanno impedito una scelta chiara sul tema della Strada Parco), noi ci aspettiamo di poter partecipare attivamente all’analisi e al progetto delle scelte infrastrutturali che ci riguardano sulla mobilità e il territorio. E un piano pubblico è l’unica garanzia di questa trasparenza, razionalità e chiarezza delle scelte. Non vogliamo far polemica, ma chiedere a cosa siano serviti i 30mila euro assegnati, senza concorso, senza competenze specialistiche, senza finalità precisa al Direttore del Dipartimento di Architettura, o cosa abbia prodotto l’accordo del 2016 sul riuso della ex tranvia Penne Pescara? O chi dovrebbe definire il percorso della Variante alla SS16? O chi dovrebbe delineare il piano strategico degli interventi infrastrutturali? Quello che è certo è che non staremo a guardare aspettando che qualcuno decida (o non decida) per noi.
6. Queste scelte riguardano il presente e il futuro della nostra città, la qualità della vita e le sue prospettive di sviluppo. Vogliamo partecipare a queste scelte e contribuire a costruire la nostra città, una grande città efficiente, di alta qualità e ricca di opportunità, ma anche sostenibile, rispettosa dell’ambiente, inclusiva e solidale, in cui la mobilità sicura e salubre sia un diritto per tutti ma nel rispetto dell’ambiente e della qualità urbana. Non possiamo delegare a nessuno la discussione e la scelta (o la non scelta) sul nostro futuro. Né ai tecnici (o presunti tali) né ai politici che volessero decidere senza confronto o ipotecando il futuro dei nostri figli. Chiediamo al Sindaco se, infine, ha intenzione di discutere con noi, con la città e con gli operatori economici, in maniera trasparente, un piano per la mobilità sostenibile oppure dobbiamo cercare un altro interlocutore?
IMMAGINI
Fig. 1 – Montesilvano. Sottopasso Monsignor Di Francesco.
Fig. 2 – Strada Parco a Villa Verrocchio. L’anarchia e l’abusivismo dei privati si accompagnano all’incapacità dell’ente pubblico di garantire anche la destinazione d’uso pubblica dei sottopassi ferroviari o addirittura alla connivenza del funzionario pubblico che permette di aprire passi carrai su un’area demaniale, infrangendo le norme sulle barriere architettoniche, con un finanziamento pubblico.
Fig. 3 – Montesilvano. via Migliorino di Pietro. Scuole pubbliche, ormai baracche in legno, sul tracciato della Variante alla SS16. Esiste un Piano della mobilità? Chi risponde di questi abusi e sprechi pubblici di denaro?
Fig. 4. I piloni del nuovo ponte sul Saline nell’alveo del fiume. Si è valutato il rischio idraulico di queste nuove opere, associato alla demolizione degli antichi argini? Si sa per chi dovrà servire il nuovo ponte? Per le automobili, riversando il traffico sul Lungomare? O per pedoni, ciclisti e trasporto pubblico? C’è un piano intercomunale della mobilità?