Dipendenza dal gioco d’azzardo. Intervista al Dottor Di Pietrantonio.
di Serena Fugazzi
Il dottor Moreno di Pietrantonio è responsabile del servizio Gap (Gioco d’azzardo patologico) del Serd della Asl di Pescara.
Dottor Di Pietrantonio, in redazione ci siamo allarmati nel leggere i dati del rapporto ‘Gedi’ del 2016 relativo alla diffusione del gioco d’azzardo.
Secondo questo rapporto l’Abruzzo risulta tra le prime regioni in Italia per le giocate, e nella fascia di comuni di media grandezza, Montesilvano è tra i primi venti comuni per spesa pro-capite relativamente al gioco d’azzardo, con una spesa pari a 1.378 euro.
Secondo gli ultimissimi dati le cifre sembrerebbero addirittura superiori! Nel pescarese si calcola una spesa annuale di 1.500 euro pro-capite, questo calcolando tutta la popolazione complessivamente, anche i bambini.
Su Pescara abbiamo almeno 1.500 giocatori patologici.
Ovvero sulla massa di giocatori, ci sono ben 1.500 persone con vera e propria dipendenza patologica, perché il gioco può diventare una vera malattia.
Infatti, si distingue tra gioco ricreativo e gioco patologico, il confine risiede nella perdita della capacità di controllo.
Quindi, si parla di patologia quando la persona non è più in grado di controllarsi nel gioco.
La dipendenza patologica dal gioco è una malattia comportamentale compulsiva, che ha un andamento neuronale proprio come la dipendenza da sostanze.
Nella dipendenza patologica da gioco si verifica un aumento della compulsione e una diminuzione della capacità del controllo degli impulsi a livello della corteccia prefrontale.
Il giocatore patologico compulsivo si ritrova rinchiuso all’interno di una bolla atemporale, dove non c’è più la dimensione del tempo, e della realtà, viene a mancare l’interazione sociale, in una forma che possiamo definire di autismo tecnologico.
Secondo lei perché in Abruzzo e in particolare a Montesilvano si gioca così tanto?
Montesilvano è sempre stata una città di passaggio, molto dinamica, molto attiva.
Negli ultimi anni, a livello demografico c’è stato uno sviluppo tumultuoso che ha portato in parte ad una perdita del senso d’identità, del senso di comunità, soprattutto in certe zone periferiche. A parte Montesilvano Colle, tutta la periferia è abitata da persone che non sono originarie di lì.
Questo, può portare facilmente a situazioni di fragilità e solitudine.
Non da ultimo, dobbiamo considerare l’ampia diffusione delle sale da gioco sul territorio cittadino.
Quali sono le categorie sociali più colpite? Esiste un identikit del giocatore d’azzardo?
Dal nostro osservatorio questa è una malattia sociale, è una vera e propria emergenza sociale, che attraversa tutte le categorie: pensionati, studenti, lavoratori, professionisti, imprenditori, dirigenti d’azienda privati e pubblici, forze dell’ordine, non risparmia nessuno.
Qual è il gioco più pericoloso in termini di dipendenza?
Non esiste. Ci sono persone che si sono rovinate con le famose slot, altre con le scommesse online, altri con i gratta e vinci.
La dipendenza può essere innescata da qualsiasi tipo di gioco.
Qual è secondo lei la misura più urgente che si dovrebbe prendere per iniziare a contrastare questo fenomeno?
Per contrastare questo fenomeno c’è bisogno di fare prevenzione, sicuramente c’è bisogno di fare prevenzione primaria nelle scuole di primo e secondo grado.
Il governo e i comuni hanno provato a fare delle iniziative di contrasto, come ridurre il numero delle macchinette e delle sale, ma spesso non basta, perché oggi si gioca on-line. Quindi, pur non andando al bar, pur non uscendo di casa, nella tranquillità della propria famiglia il soggetto patologico si rovina. E la rete è come il mare, non la puoi arginare, il governo italiano non può fare nulla sul gioco on-line.
Certo è, che, destinare il gioco d’azzardo solo a delle sale e non a tutti i bar, potrebbe diminuire la diffusione del fenomeno.
Il problema oggi è esploso per due motivi: prima di tutto perché si sono moltiplicate a dismisura le occasioni, le opportunità di gioco, e secondo, perché si è istaurato il meccanismo dell’istantaneità del risultato.
Il gioco esiste da sempre, ma prima si giocava la domenica e per rigiocare bisognava aspettare una settimana!
Poi c’era la Lotteria, dove bisognava aspettare addirittura un anno perché l’estrazione c’era il 6 gennaio!
Infine c’erano i casinò, ma avevano quasi un alone romantico, non erano così diffusi.
Praticamente c’era solo questo.
Quanto costa alla collettività la diffusione del gioco d’azzardo in termini sociali ed economici?
Tanto. C’è un costo ormai crescente sia in termini di cura, sia in termini sociali.
Il giocatore d’azzardo patologico costruisce un disastro a livello sociale.
Si verifica una distruzione personale, della famiglia, dei rapporti sociali, del posto di lavoro.
Dal gioco d’azzardo lo Stato incassa circa 9 miliardi di entrate, circa il 3 per cento del PIL.
A fronte di queste entrate, però, il costo sociale è diventato alto, tanto che lo Stato ha deciso di stanziare ogni anno 50 milioni di euro per la lotta e la cura della dipendenza patologica. Che sono comunque pochi per arginare un fenomeno così dilagante.
Esiste la pillolina magica per uscire dalla dipendenza?
Non esiste un farmaco che cura la dipendenza.
La dipendenza è un problema essenzialmente psicologico.
Ci sono farmaci che possono essere da supporto per problemi di ansia o di depressione, ma, per uscire dalla dipendenza c’è bisogno di intraprendere un percorso di cambiamento.
Uscire da questa patologia è possibile. Si può curare. La maggior parte delle persone che nel tempo si sono rivolte ai servizi sono uscite dalla dipendenza patologica.
Allora cosa può fare una persona che ha un familiare o un amico dipendente dal gioco?
Si deve rivolgere ai servizi pubblici, al nostro servizio basta fare solo una telefonata per prendere un appuntamento. La maggior parte delle persone che nel tempo si sono rivolte ai servizi sono uscite dalla dipendenza patologica.
Vuole spiegare ai nostri lettori come funziona il servizio al Serd di Pescara?
Per essere seguiti al Serd basta fare una telefonata.
Il servizio è anonimo, completamente gratuito, non si paga il ticket e non serve la prenotazione al CUP.
C’è uno staff a disposizione, ci sono psicologi, psichiatri, medici, assistenti sociali.
Attualmente seguiamo oltre 150 persone, la maggior parte provengono dalla provincia di Pescara, ma abbiamo anche tante richieste da fuori Provincia e fuori Regione.
Circa il 20% delle persone che seguiamo risiede a Montesilvano.
Voglio concludere con un messaggio: da questa patologia si può uscire, basta avere il coraggio di uscire allo scoperto, rivolgersi ai servizi, i quali garantiscono l’anonimato, basta una telefonata, e si può iniziare un percorso di uscita dalla dipendenza patologica da gioco d’azzardo.
Il numero da chiamare per fissare un appuntamento è 085.4253492.