Intervista a Carlo Masci

  1. Dovrà moltiplicare le forze in campagna elettorale per staccare un biglietto per Roma, essendo terzo in lista dopo Pagano E’ fiducioso?

R.  Ho fiducia nel mio percorso politico, che negli anni si è caratterizzato per coerenza, serietà e onestà, nel programma elettorale di Forza Italia, che ha rimesso al centro le reali esigenze degli italiani, e nel mio elettorato, che sa di poter contare sulla professionalità, sulla dedizione e sulla passione di un amministratore che ha sempre rappresentato il proprio territorio e mai gli interessi delle lobby o dei gruppi di potere. Questa del 4 marzo, poi, è una sfida appassionante da giocare fino in fondo. Realisticamente, con i numeri che usciranno dalle urne, FI potrà esprimere al proporzionale due senatori. Anche se formalmente sono candidato in terza posizione, la Di Nino, che occupa il secondo posto, è candidata anche nel collegio uninominale, dove, con molta probabilità, sarà eletta. Di conseguenza, in virtù della sua elezione in quota uninominale, io scorrerò al secondo posto e potrò cogliere l’obiettivo dell’elezione se gli abruzzesi, come credo, daranno fiducia a Forza Italia.

2. Ha definito l’Italia un “Paese martoriato”, può essere più dettagliato nell’impietosa diagnosi?

R. L’Italia è un Paese martoriato dall’insostenibilità dei livelli di tassazione, dalla totale assenza di controllo dell’immigrazione clandestina, dall’incremento della disoccupazione (soprattutto giovanile) e dall’incapacità d’imporsi come credibile interlocutore nell’ambito della governance europea.

 

3. Da ex assessore al bilancio della Regione: come giudica l’operato di chi ha preso il suo posto?

R. I nostri successori in Regione si sono trovati al cospetto di un bilancio risanato, uscito indenne dal commissariamento sanitario. L’attuale giunta non è stata in grado di proseguire l’ottimo lavoro da noi svolto, riportando, con scelte discutibili e scellerate, la Regione in una condizione pre-fallimentare. Sulla Sanità l’Abruzzo con D’Alfonso è tornato ai deficit stratosferici, che nei nostri cinque anni erano scomparsi, peraltro senza migliorare affatto l’assistenza e i servizi.

 

4. Come si fa a guarire dalla malattia del debito pubblico il nostro Paese, senza uccidere il paziente?

R. La malattia del debito pubblico deve essere guarita attraverso un consapevole utilizzo delle risorse a disposizione per iniziative che alimentino un meccanismo virtuoso di sviluppo, una intelligente e selettiva riduzione delle spese, azzerando quelle destinate al mantenimento dei rapporti clientelari che hanno caratterizzato la giunta D’Alfonso, e mediante piani regionali d’investimento che valorizzino l’imprenditoria abruzzese e premino coloro che generano lavoro sul nostro territorio.

 

5. Un giudizio su due concittadini suoi avversari politici: il sindaco Marco Alessandrini, e ovviamente il presidente Luciano D’Alfonso, con cui dovrà misurarsi in campagna elettorale.

R. Marco Alessandrini non è stato minimamente in grado di amministrare la città consegnatagli dagli elettori. Lo dimostrano le scelte in merito al mercatino finto-etnico, all’inquinamento del mare, alla mobilita e alla sicurezza.
La misura dell’operato di Luciano D’Alfonso è data dal fatto che questi, tradendo la volontà dell’elettorato, preferisca fuggire a Roma per interessi personali anziché portare avanti il proprio mandato. È evidente che questa scelta sia frutto della consapevolezza di non essere stato in grado di governare degnamente la nostra Regione. Le coccole promesse si sono trasformate in un incubo da cui gli abruzzesi si augurano di uscire presto.

 

6. Cosa potrà e dovrà fare il nuovo governo a favore della costa Adriatica abruzzese, e per il suo futuro sviluppo?

R. Il nuovo governo dovrà avere un’attenzione particolare per la nostra Regione, per questo è importante portare a Roma, con Forza Italia, una pattuglia di parlamentari che conosca il territorio. Anzitutto dovrà affrontare la questione inquinamento, approntando piani di prevenzione che ristabiliscano, entro le soglie della normalità, i crescenti livelli di sostanze tossiche presenti nell’aria e nelle acque, penso al fiume Pescara, allo scandalo di Bussi. Dovranno poi essere intraprese efficaci campagne di comunicazione e di marketing che rendano merito e valorizzino i servizi e le strutture della costa pescarese e di quella teramana e l’incomparabile bellezza di quella teatina. Poi si dovranno affrontare concretamente in un’ottica risolutiva le questioni legate all’emergenza territorio, dal dissesto idrogeologico all’emergenza terremoto, trattate finora più a parole che nei fatti. Infine, ma non in ordine di importanza, aggredire la disoccupazione con l’eliminazione dei lacci burocratici che impediscono l’intrapresa.

 

7. Ad incendiare gli animi di questi primi scampoli della campagna elettorale, l’immigrazione e le politiche dell’accoglienza. Cosa non è stato fatto e cosa si deve fare?

R. Quanto all’immigrazione, dovranno essere immediatamente espulsi gli immigrati irregolari, dovranno poi essere destinati verso altri Paesi europei gli immigrati regolari eccedenti la quota assegnata all’Italia, dovrà essere approntato, con la collaborazione degli Stati, un sistema di controllo che impedisca agli scafisti di operare e dovrà infine essere predisposto un “piano Africa”, analogo all’allora piano Marshall, che favorisca l’emancipazione socio-economica del continente africano attraverso la valorizzazione delle specificità climatico-territoriali, penso all’energia solare, alle bellezze naturalistico-paesaggistiche e allo sfruttamento eco-sostenibile del sottosuolo.

 

 

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