Progetto per l’istituzione del Parco artistico-culturale del Cenacolo di Francavilla
Progetto per l’istituzione del Parco artistico-culturale del Cenacolo di Francavilla
delle classi V A e V B indirizzo Turistico (docenti Angelo Pompei – Paolo De Carolis –Marco Della Valle)
Riceviamo e pubblichiamo la proposta dell’Istituto Alessandrini per un progetto di alternanza scuola lavoro con lo scopo di istituire un Parco culturale del Cenacolo di Francavilla. Pubblichiamo la prima parte della proposta di progetto.
1 – Perché un Parco culturale?
Sono già passati più di due decenni dalla costituzione in Italia di Parchi culturali, artistici, letterari con lo scopo di garantire una fruizione organizzata e sistematica delle bellezze naturali e insieme delle bellezze scritte, descritte, rappresentate ed evocate dalle opere di uno scrittore o di un artista che sinteticamente ed esemplarmente esprimono un territorio, un comune o un’area geografica.
L’obiettivo è far rivivere le pagine di uno scrittore o il quadro di un pittore nel riscontro con realtà naturali e umane, risvegliando nelle popolazioni locali l’orgoglio per la propria cultura e le proprie tradizioni e stimolando la conoscenza dall’esterno dei visitatori.
Nel nostro territorio l’esperienza culturale ed artistica del Cenacolo di Francavilla può costituire il riferimento per la costituzione di un parco tematico che si proponga l’obiettivo di ricostruire luoghi, personaggi, esperienze intellettuali ed artistiche, ambienti naturali in una unità d’insieme espressiva della stessa vocazione alla sintesi e alla collaborazione dei componenti del Cenacolo michettiano. Si tratta in sostanza di promuovere una rete che organizzi programmaticamente e coordinatamente, attraverso una cabina di regia, attività, percorsi, itinerari naturalistici ed enogastronomici, eventi, incontri, letture, convegni, visite scolastiche, concerti finalizzati a valorizzare luoghi, ambienti naturali e personaggi che, in questa dimensione, acquisirebbero ben altra evidenza e capacità di attrazione e richiamo.
La rete che noi proponiamo comprenderà enti locali, associazioni culturali e ambientali, scuole, associazioni e strutture turistiche e alberghiere ed anche, perché no, privati cittadini volenterosi e desiderosi di contribuire alla valorizzazione culturale del territorio. I Comuni che potrebbero essere protagonisti nell’attuazione di questo progetto sono quelli di Francavilla, Chieti, Ortona, S. Vito Chietino, Tocco da Casauria, Taranta Peligna, Anversa degli Abruzzi e Pescara, in quanto nel loro territorio comprendono tracce molto significative della vita dei componenti del Cenacolo di Francavilla, evocative della loro storia personale e delle suggestioni letterarie ed artistiche che promanano dalle loro opere.
2 – Perché il Cenacolo di Francavilla?
La scelta di puntare a valorizzare questa grande esperienza di arte e di cultura fiorita in Abruzzo negli anni ‘80/’90 dell’Ottocento è stata obbligata da un lato dalla rilevanza straordinaria da essa assunta nel panorama culturale regionale e nazionale e dall’altro dalla considerazione della carenza e inadeguatezza della sua valorizzazione culturale e turistica.
È qui appena il caso di delineare gli aspetti salienti dell’esperienza del Cenacolo di Francavilla, inquadrandoli nel contesto delle più ampie tendenze culturali italiane ed europee dell’epoca. I decenni succeduti all’Unità avevano assistito alla diffusione del Positivismo, con l’esaltazione del pensiero scientifico; nel campo dell’arte e della letteratura erano prevalse le poetiche dell’obiettività, il naturalismo e il verismo. Di queste si erano fatti interpreti tra i maggiori gli abruzzesi Francesco Paolo Michetti e Gabriele d’Annunzio, l’uno derivando dalla tradizione paesaggistica napoletana il gusto per l’adesione al vero di natura, l’altro cogliendo nella lezione di Zola e dei coevi scrittori francesi l’importanza del dato oggettivo e dello scavo psicologico. Ma entrambi, tornati a lavorare nell’operosa pace del Convento di Francavilla di cui era diventato proprietario il Michetti, si incontrarono su un tema di comune interesse:la raffigurazione dell’ambiente che li circondava, dell’Abruzzo con i suoi personaggi legati a tradizioni arcaiche, i paesaggi incontaminati e suggestivi, la vita della gente così genuina e insieme ricca di misteriose risonanze spirituali.
L’incontro di D’Annunzio e Michetti con Gennaro Finamore e Antonio De Nino, gli etnografi abruzzesi di maggiore spicco del periodo, favorì, attraverso lo sviluppo di comuni e feconde riflessioni e la ricerca sul campo delle manifestazioni di costume del popolo abruzzese, la crescita dell’interesse e dell’attenzione artistica verso un mondo ormai avviato a un lento ma inesorabile declino. Da questa comune base culturale, che in quel periodo trovava un analogo riscontro nelle ricerche antropologiche del siciliano Pitrè, trasse alimento una fioritura di opere che fecero conoscere l’Abruzzo alla cultura italiana ed europea, allo stesso tempo facendone apprezzare gli esponenti. È questo il momento in cui si formò una certa immagine oleografica dell’Abruzzo, ancora oggi difficile da scrollare: l’Abruzzo dei pastori che percorrono con le loro greggi i tratturi millenari, delle plebi rurali primitive e superstiziose, delle sensuali contadine di Basilio Cascella, della natura varia, dolce e aspra, idillica e insieme violenta. I protagonisti di maggiore spicco di questa operazione culturale furono da un lato Gabriele d’Annunzio, le cui opere di questo periodo risultano subito una novità nel panorama letterario nazionale, ricche come sono di innovazioni estetiche e di suggestioni evocative della sua terra d’origine, dall’altro Francesco Paolo Michetti, che propone all’attenzione della critica e del pubblico nazionale e internazionale le tradizioni e i costumi del popolo abruzzese attraverso il suo personale “realismo trasognato”.
Nascono così i versi di Primo vere, le novelle di Terra vergine e Le novelle della Pescara , il romanzo in gran parte ambientato in Abruzzo Trionfo della morte, le tragedie La figlia di Iorio e La fiaccola sotto il moggio che ci hanno lasciato dell’Abruzzo la visione dannunziana di una terra primitiva e barbarica; e nascono altresì le tele di Michetti, che interpretavano la religiosità quasi pagana della gente d’Abruzzo, dal Voto alla Processione delle serpi e agli Storpi. Per circa un ventennio il Convento di Francavilla fu una vera e propria fucina d’arte, dove operarono, accanto ai due maggiori sodali, altri artisti abruzzesi: lo scultore teatino Costantino Barbella, il musicista e compositore ortonese Francesco Paolo Tosti, il pittore e musicista angolano Paolo De Cecco, il giornalista e scrittore aquilano Edoardo Scarfoglio, il demologo sulmonese Antonio De Nino,il linguista e folclorista di Gessopalena Gennaro Finamore, il poeta Carmelo Errico (di origine avellinese ma residente a Francavilla proprio allo scopo di vivere nell’atmosfera del Cenacolo), il poeta, scrittore e pittore francavillese Tommaso Bruni, lo scultore di Caramanico Terme Nicola D’Antino, il musicista pescarese Vittorio Pepe, il pittore castellammarese Alfonso Muzii e, insieme a loro, tanti altri uomini e donne di arte e di lettere attirati da quel vivo centro di cultura da tutta Italia ed anche dall’estero, come il pittore, etnologo ed esploratore di Omegna Guido Boggiani, il pittore e scultore romano Giulio Aristide Sartorio, la scrittrice napoletana Matilde Serao e come George Herelle, traduttore in francese delle opere di d’Annunzio e di Grazia Deledda. (segue..)