URBANISTICA. IL DEGRADO È INEVITABILE?
URBANISTICA. IL DEGRADO È INEVITABILE?
di Giuseppe Di Giampietro, arch., Webstrade.it
Ho letto l’articolo “Mancata revisione del PRG Questi sono i risultati“, sul SORPASSO di dicembre 2017 e sono rimasto allibito. In particolare, sono rimasto incredulo per le dichiarazioni del dirigente tecnico all’Urbanistica, arch. Mergiotti, non comprendendo se frutto di cinismo o mancata consapevolezza delle implicazioni di quanto affermato.
L’intervistatore del SORPASSO ha posto chiare domande su che cosa si potesse fare per evitare di degradare la città costruendo case troppo alte a fianco di casette basse. Evitando di avere palazzoni di 7 piani sulle preesistenti stradine di 4-5 metri, senza marciapiedi, senza alberi, senza parcheggi pubblici, senza piazze, trasformando una città di villette e giardini privati in una di condomini, con un enorme nuovo carico urbanistico ma sulla stessa rete stradale, senza nuovi servizi né dotazioni pubbliche, conservando allineamenti, distanze, recinti delle case basse ma aumentando altezze, densità e “carico urbanistico” (domanda di parcheggi, strade, verde, spazi ed edifici pubblici) sul preesistente tessuto urbano.
La risposta del dirigente è stata che, anche se un poco irragionevole, è tutto legale e, purtroppo, di fronte al rischio di degrado urbano non si può fare niente. “Secondo me questo lo stabilirà il mercato immobiliare… Mi aspetto che i compratori valuteranno tutti gli aspetti – afferma il dirigente – Il progetto è stato lavorato dall’ufficio tecnico per molto tempo, ma in vigenza del decreto sviluppo siamo stati costretti a concedere autorizzazione. Lo ripeto di nuovo, noi non decidiamo la pianificazione, ma applichiamo quanto previsto dallo strumento di pianificazione“.
E quindi il mercato si autoregola. E noi paghiamo più di 100 mila euro l’anno per un dirigente che semplicemente applica le regole stabilite da altri, senza informare i decisori delle conseguenze di quelle presunte regole? Senza spiegare che quelle “regole” del PRG e le indicazioni del cosiddetto Decreto Sviluppo, oltre a essere illogiche spesso sono anche illegittime, (molte norme del PRG e regolamenti locali su altezze massime, distanze, sottotetti, recinti, strade, dotazioni di standard urbanistici sono illegittime) o chiaramente inadeguate (la dotazione di spazi per smaltimento rifiuti, biciclette, accessibilità pedonale, parcheggi e passi carrai, verde, viale alberati, dotazioni di spazi pubblici urbani e aree commerciali sono inadeguate alla riqualificazione urbana, se non direttamente illegittime). Inoltre, alcune cosiddette “prescrizioni” del decreto sviluppo non sono obbligatorie, ma sono scelte che altri comuni hanno rifiutato di fare perché hanno conseguenze molto gravi sulla qualità degli spazi urbani e quindi sul valore degli immobili (indici di fabbricabilità e premialità, monetizzazioni di standard in sostituzione della loro realizzazione, separando completamente l’attività edilizia dalla riqualificazione urbanistica dell’intorno).
Queste presunte regole non solo sono sbagliate ma spesso anche illegali. Perché non si può costruire in zone di completamento ignorando le caratteristiche degli edifici circostanti. Non si possono realizzare edifici nuovi cambiando tipologie da case unifamiliari a condomini di alta densità, lasciando le strade senza marciapiedi, senza parcheggi pubblici, senza alberi, senza percorsi pedonali e ciclabili. Non si possono monetizzare servizi e standard urbanistici inesistenti, senza indicare dove essi saranno realizzati. Ma per cambi di tipologia edilizia e volumi di una certa consistenza gli standard pubblici (parcheggi pubblici, verde, spazi pubblici di base) vanno realizzati direttamente in loco o destinati a opere nel quartiere, indicate e inserite nel piano triennale dei servizi pubblici comunali. Né può esistere un allineamento prevalente edilizio con cambi di tipologie edilizie. Ossia, il condominio di 7 piani che si costruisce al posto del villino di 2 piani deve rispettare distanze, altezze, dotazioni di standard da Piano Regolatore, perché sono illegali le furberie, tipo l”allineamento prevalente” alle preesistenti casette o le presunte monetizzazioni con le cui quantità non si possono nemmeno riasfaltare le strade. Abbiamo bisogno di servizi e standard reali non di cessioni di aree inutilizzabili o di contributi economici insufficienti per realizzare quegli standard.
E’ soprattutto nelle zone di completamento (le cosiddette Zone B) che questa pratica aberrante dell’urbanistica produce le mostruosità più degradanti, nel silenzio dei tecnici, dei dirigenti e nella connivenza dei politici, solo per tenere viva un’attività edilizia che arricchisce pochi tecnici e mediatori e degrada il valore immobiliare delle case adiacenti, mentre le case nuove non si vendono più (ci sono oltre 5mila abitazioni invendute a Montesilvano, per circa 20mila abitanti. Un’intera città fantasma!).
Abbiamo più volte denunciato le mostruosità di via Marsica, gli abusi di via Liguria, lo sfregio edilizio alla città giardino di via Romagna, via Calabria, via Chieti, la mancata riqualificazione del centro di via Roma, piazza Muzii, via San Francesco. Abbiamo richiesto un Regolamento Viario a fianco di un Piano del Traffico, la revisione di Regolamento Edilizio e Norme Tecniche del PRG, chiedendo al Sindaco e ai decisori di voler discutere il problema, di dotare la città di regole “normali”, quelle delle altre città, che vogliono crescere riqualificandosi. Con un’urbanistica che, a fianco di una moderna attività edilizia privata, preveda sempre la riqualificazione urbanistica dell’esistente. Perché crediamo che i problemi si possano risolvere, e li dobbiamo risolvere insieme, i politici con i cittadini e gli operatori economici, non attraverso la magistratura. C’è stato un lungo tentativo fatto di lettere aperte, incontri, proposte, richieste e denunce pubbliche. Ora non ci bastano più i sospiri di assenso e i “purtroppo”, né possiamo tollerare il cinismo e il senso di rassegnazione di fronte al degrado.
Un’altra città è possibile, migliore, anzi più conveniente e generatrice di valore per tutti, operatori economici e cittadini. Vogliamo costruirla insieme ai decisori e responsabili capaci e non assuefatti. Per ridare una speranza ai cittadini e delle certezze alla città.
digiampietro@webstrade.it
Figure.
Esempi di degrado urbanistico a Montesilvano ed esempi di riqualificazioni dell’esistente con il principio della città pedonabile e orientata al trasporto pubblico (Webstrade.it, da Tod.org e Pinterest.com).