La storia di Antonietta

 

di Maria Letizia Santomo

 

Ci sono persone che hanno storie che personalmente mi mettono in difficoltà. Non vi nascondo che mi sento a disagio, io, ad ascoltare il racconto di una vita intera di sacrifici che le persone della mia generazione, nate in un contesto di benessere più o meno diffuso, non potranno mai capire appieno. Mi sento a disagio a sentirmi dire da una persona di quasi 90 anni che non riesce a stare ferma e inattiva per più di dieci minuti. Io che, come tanti della mia generazione e di qualcuna precedente e successiva, potrei imbambolarmi per ore davanti allo schermo di uno smartphone. Mi sento così piccola e mediocre al confronto…

Con questa sensazione di disagio, mista ad ammirazione, sono uscita dall’incontro con la signora Antonietta Scurti, contadina, classe 1929.

a ha un banchettino di frutta e verdura, tra Montesilvano e Silvi, nei pressi della rotatoria di Marina di Città Sant’Angelo.

In realtà la sua è la storia abbastanza ordinaria di una donna, moglie, madre di famiglia che ha sempre lavorato duramente, fatto sacrifici e non si è quasi mai concessa uno svago. Ma, proprio per questi motivi, abbiamo trovato questa storia speciale e forse esemplare.

Antonietta nasce nel 1929, frequenta la scuola fino alla quinta elementare e poi una scuola di taglio e cucito e nel 1961 si sposa con quello che sarà poi il padre dei suoi due figli, un maschio e una femmina.

Da sempre questa signora si occupa di coltivare i campi, venderne i prodotti e accudire casa, marito, figli, e, per un certo periodo, anche la suocera inferma.

Mai uno svago, mai una vacanza, nemmeno il viaggio di nozze, a causa della malattia della suocera, solo qualche gita a Caramanico per curare una fastidiosa sinusite che la affligge.

Non riesce a perdere tempo, mi dice: dopo dieci minuti di inattività deve rimettersi in movimento. Oggi, dopo la morte del marito, avvenuta 15 anni fa, vive col figlio ormai grande e insieme a lui coltiva i campi che hanno vicino a casa e si occupa del banchetto che serve clienti di Montesilvano, Silvi, Città Sant’Angelo e a volte anche Cappelle. Mi racconta che una volta riforniva anche il ristorante Villa Sabelli.

È molto attiva sia fisicamente che mentalmente, Antonietta. Va al letto presto, massimo per le 22:00, e si alza all’alba, mangia leggero e il movimento che fa lavorando la aiuta a rimanere in forma ed efficiente. Si riposa solo un’oretta dopo pranzo, ma non prima di aver rassettato la cucina. Ha una casa ordinatissima, ci tiene e si vede.

Ma Antonietta non accusa l’età nemmeno dal punto di vista della lucidità mentale: si rapporta con i clienti, fa i conti a mente perfettamente, dà i resti e quando capitano clienti stranieri, russi, inglesi, americani, riesce comunque a comunicare e farsi capire.

E se i sacrifici e le asperità sono state tante nella vita di questa signora, è anche vero che si ritiene una donna felice e soddisfatta della sua vita: circondata dall’affetto dei figli e della nipote che studia a Napoli ma le telefona tutte le domeniche. Quelle domeniche in cui lei ancora fa in casa la pasta all’uovo fatta con le uova delle sue galline.