Né buonisti …né razzisti

Né buonisti …né razzisti

di Piero D’Andreamatteo

 

Il governo italiano continua, giustamente, ad alzare la voce in Europa perché il problema dell’immigrazione diventi problema di tutti gli stati membri e non solo italiano. Talora si affacciano minacce di chiusura di porti alle navi delle o.n.g., o addirittura di porre il veto sul bilancio pluriennale dell’Unione Europea che deve essere votato all’unanimità.

Molti paesi come la Germania e la Francia mostrano comprensione e disponibilità ad accogliere i richiedenti asilo, ma nulla da fare per gli immigrati cosiddetti economici, cioè coloro, e sono la maggioranza, che sono alla ricerca di una vita migliore. L’Europa ritiene che l’Italia debba rimpatriare gli immigrati economici così come fanno gli altri paesi europei, ad esempio la Germania che ne rimpatria circa 70.000 all’anno mentre noi solo 5.000. Per incrementare i rimpatri l’Europa ci ha assegnato dei finanziamenti straordinari. Non si capisce se per incapacità o per favorire chicchessia non riusciamo a rimpatriare tutti quelli che dovremmo: infatti l’Italia insiste sul principio che lo stesso rimpatrio è questione europea.

La questione è sicuramente molto complessa, ma alcune cose nell’immediato possono essere fatte.

Nel 2011 l’allora ministro degli interni Maroni del governo Berlusconi fece ricorso a una direttiva europea del 2001 per concedere un visto di protezione umanitaria temporanea ai richiedenti asilo. Con questa decisione si consentì ai richiedenti asilo di superare i confini Italiani per recarsi legalmente negli altri paesi europei. Dunque, come hanno sostenuto la comunità di Sant’Egidio e i Radicali italiani, non è vero che la sola scelta sia tra “bloccare i porti” o caricarci sulle spalle l’intera immigrazione. Un’altra via ragionevole e concreta esiste. Il governo italiano, infatti, in base a quanto previsto dalla direttiva 55 dell’Unione Europea del 2001 ha la possibilità di ricorrere alla concessione della protezione temporanea ai profughi sbarcati sulle nostre coste. La direttiva stabilisce standard minimi per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio, nonché la promozione dell’equilibrio degli sforzi tra i paesi che accolgono gli sfollati. La durata della protezione umanitaria è di un anno e gli stati membri sono obbligati a indicare la propria capacità di accoglienza oltreché cooperare per il trasferimento della residenza delle persone da una nazione all’altra. Nel 2011 alcune migliaia di immigrati entrarono o provarono a entrare in Francia muniti di permesso temporaneo valido per attraversare la frontiera: si aprì un contenzioso con l’Italia e la questione si impose a livello europeo. A maggior ragione oggi, in un contesto molto più delicato si pone la necessità di farsi carico della gestione dei flussi da parte di tutti gli stati membri in modo da avere un impatto forte senza mettere a rischio l’incolumità delle persone in fuga.

Certo, ha dell’incredibile ciò che ha affermato l’on. Emma Bonino circa una rassicurazione dell’ex premier Renzi di farsi carico degli immigrati in cambio di maggiore flessibilità finanziaria. Ciò che non si comprende o si è compreso molto tardi è che proprio quella parte di società che risiede nelle periferie, che soffre per la mancanza di lavoro, per il degrado, quella parte di popolo che nel passato faceva riferimento alla sinistra ora non ne può più, giacché è proprio quella che deve sopportare l’ulteriore degrado e insicurezza. Non possiamo non renderci conto che gli immigrati senza un lavoro e senza risorse finanziarie, sono alla mercé delle organizzazioni malavitose, e rappresentano un potenziale pericolo perché disperati. La lettera che il sindaco di Montesilvano ha inviato al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei Ministri è condivisibile anche perché pone problemi non solo in riferimento alla realtà cittadina ma a questioni generali. Il sindaco di Montesilvano, a questo punto, deve dare seguito alle tesi sostenute, deve coinvolgere altri sindaci e porre questioni urgenti al Prefetto e al Questore di Pescara. Bisogna una volta per tutte identificare gli immigrati senza permesso di soggiorno e non limitarsi al foglio di via, ma rimpatriarli nei loro paesi di provenienza.

Limitarsi al foglio di via vorrebbe dire aggravare la situazione giacché chi è colpito da tale obbligo diventa un invisibile e quindi pronto a qualunque misfatto, ingrossando la torbida acqua di coltura nella quale sguazzano le organizzazioni malavitose. Lo stesso sindaco non deve farsi intimidire dalle pretese di chi è stato espulso da via Ariosto e pretende, senza averne diritto, una soluzione a carico della collettività. A questo proposito se ricorrono le condizioni si applichi il Daspo. Stessa fermezza il sindaco deve mostrare nei confronti di chi sfrutta gli immigrati in tanti modi: dall’esorbitante prezzo di un posto letto pagato in nero, chi  rifornisce loro la droga per trasformarli in spacciatori, chi dà loro i prodotti contraffatti: tutto ciò serve per colpire la mafia e la camorra. Ma dobbiamo essere altresì consapevoli che agli immigrati regolari, a chi lavora, a chi rispetta le nostre leggi, dobbiamo offrire condizioni per l’integrazione, rispettando la loro religione e la loro cultura.