La saggezza dell’Abruzzo contadino: la rivincita di Zì ‘Ntonie
di Paolo Martocchia
L’Abruzzo offre linfa vitale all’editoria italiana. Da una parte, nella narrativa, il successo di Donatella Di Pietrantonio è confermato anche dalle vendite della sua ultima fatica (“L’Arminuta”); dall’altra, nella saggistica, è forte il richiamo di Zì ‘Ntonie, il contadino passato alla storia attraverso Donato De Francesco. Il suo ultimo volume, «Fuori dal baratro! Cultura cittadina e perversioni moderne» (I libri di Emil, Bologna), offre uno spaccato importante della società che viviamo contrapposta a quella degli anni ’60-’70, momenti di vita vissuti che possono essere guardati anche su YouTube (“Zi’ Ntonie, un personaggio che non fa storia”) in una trasmissione Rai prodotta dallo stesso De Francesco. Negli anni passati l’85 enne autore di Sant’Eusanio del Sangro aveva già riscosso un grande successo con il volume «Così parlò Zì ‘Ntonie», opera postuma sul vissuto di Zì ‘Ntonie; ora invece, il dialogo con l’interlocutore si presta a livello nazionale proponendo come centrale il conflitto tra ragione e fede: il protagonista sostiene che bisogna “affidarsi”, nel senso più religioso e metafisico del termine, a Dio, recuperarne il mistero arcano e insolubile, diffidando quindi tanto di una fede storicizzata. Nella presentazione del volume, il prof. Paolo De Lucia di Giulianova offre un monito al lettore per indurlo a leggere il volume (pag. 373, 18 €) e il volume, in effetti, è da sconsigliare a chi crede di vivere nel migliore dei mondi possibili. Firmandosi con il nome sacro Elìaba, De Francesco stronca tutto il mondo moderno e i falsi miti che quotidianamente ci propina, dove prorompe la dicotomia fra la città e la campagna, un tempo abbandonata ed ora rivalutata. Era invece quell’Abruzzo, leale, forte, sincero e dotato di grandi saggezze a dover essere ricordato ed emulato. Oggi persiste la «cultura dell’apparire e non dell’essere; è la cultura dell’ingordigia e non della temperanza; della presunzione e non dell’umiltà; del piacere e non della gioia; del possesso e non dell’uso; dell’eccezione e non della regola; del dissidio e non della comunione; del dominio e non del servizio; è la cultura dell’esibizione e non della riservatezza, dell’accaparramento e non del dono…». Invece De Francesco, recensito anche sulla rivista californiana «L’Italo-Americano», attraverso zì ‘Ntonie dà voce all’istinto dell’anima in ciascuno di noi, rigettando tutte le miserie della vita e del contesto storico e sociale che viviamo per immergerci in una sacralità della vita che facciamo ancora una immensa fatica a capire, decifrare, studiare. Quello di De Francesco è un libro che induce alla riflessione: e solo per questo merita di essere letto tutto d’un fiato.