Collevento
Non lontano dalla collina di Tesoro di cui abbiamo parlato nel numero scorso (Il Sorpasso n° 8), troviamo la località Collevento, un poggio che digrada verso il sottostante fiume Saline. Oggi parzialmente urbanizzata, è anch’essa, come Tesoro, località frequentata in epoca romana: gli archeologi vi hanno trovato ceramiche e laterizi che testimoniano l’occupazione del sito sino alla tarda antichità (secoli V-VI d.C.). Il toponimo stesso non è di fattura recentissima, in quanto compare regolarmente in documenti almeno dall’età borbonica. Il significato del nome sembra evidente, essendo « trasparente » (come dicono i glottologi) nella nostra lingua italiana e motivato dal fatto che la località sia particolarmente esposta ai vènti.
Nulla di strano, se l’etimologia fosse davvero questa. Non sarebbe l’unico caso di toponimo che allude al vento: altri Collevento (anche nella grafia Colle Vento) si trovano ad Amatrice (RI), Canistro (AQ), in Umbria e nel Lazio, mentre ancora più numerosi sono i Colle del Vento, curiosamente diffusi quasi esclusivamente in Abruzzo e nelle zone immediatamente confinanti di Lazio e Molise. Soprattutto per quanto riguarda questi ultimi, nei quali la specificazione ‘vento’ è unita al nome comune ‘colle’ per mezzo di una preposizione, non ho dubbi nel ritenere che la motivazione alla base sia proprio la ventosità del sito, spesso situato su creste montane di alta quota. Diversa la situazione dei Collevento senza preposizione, per i quali nutro il forte sospetto che si tratti in origine di tutt’altro toponimo, in seguito dotato di un nuovo significato (o « risemantizzato », come dicono sempre i glottologi) con allusione al vento.
Il nome originario potrebbe essere un riflesso popolare del latino columen ‘sommità’, un vocabolo piuttosto elusivo più famoso per la sua contrazione culmen, da cui poi venne il nostro ‘culmine’, o per la sua forma collaterale columna, da cui il nostro ‘colonna’. Se come vocabolo columen scomparve dalla lingua parlata, rimase però cristallizzato come toponimo per designare delle cime di colline e di monti. Due esempi illuminanti li troviamo proprio nella nostra regione: Il primo è Collimento, capoluogo del comune di Lucoli (AQ), che le fonti medievali ci permettono chiaramente di far risalire a columentum, la forma accusativa di columen (il castello si trovava su un cocuzzolo). Il secondo esempio è quella dorsale situata tra Raiano e Vittorito (AQ) che le carte chiamano Monte Mentino; in questo caso è la pura forma dialettale, clëmentìnë, che tramanda fino ai nostri giorni un diminutivo di columentum.
E’ possibile che anche il nostro Collevento sia stato in origine un columentum, con riferimento al cocuzzolo alla q. 137 alle cui pendici si sviluppava l’abitato romano, e che sia stato in seguito rianalizzato quando il significato originario andò perduto. Gli antichi montesilvanesi avrebbero ricostruito un appellativo vento dalla terminazione -mento, invertendo in qualche modo la nota propensione dei nostri dialetti al passaggio spontaneo di v- in inizio di parola a m- (ad esempio, da valle a malle). Si tratta di un procedimento che i glottologi chiamano « ipercorrettismo ». In pratica si corregge quella che si sente una corruzione di un termine originario, anche quando corruzione non è affatto.
Antonio Sciarretta*
* autore di Toponomastica d’Italia. Nomi di luoghi, storie di popoli antichi, Mursia, 2010