Ho imparato ad amare questa terra
“La vera patria è quella in cui incontriamo più persone che ci somigliano” (Stendhal)
In questo numero abbiamo pensato di ampliare lo spazio dedicato alla poesia impegnandoci a pubblicare anche nelle prossime uscite le composizioni in versi di una sensibile e raffinata autrice ” Palma Crea Cappuccilli ” nata a Reggio Calabria, residente in Abruzzo dal 1962, docente di latino e greco per trentadue anni nei licei classici di Pescara, Atri e Sulmona. Inoltre si è dedicata alla stesura di saggi critici e testi teatrali. Ha fondato a Sulmona, città nella quale ora vive, il circolo delle lettrici, libera Associazione Culturale finalizzata alla diffusione della lettura guidata. Alla professoressa Palma Crea Cappuccilli e a suo marito Enrico mi lega non solo l’amicizia ma soprattutto la stima e la simpatia per essere persone impegnate in mille iniziative culturali. Il suo primo libro di poesie ha per titolo ” Ho questo maledetto vizio erratico” casa editrice Di Felice Edizioni, è una raccolta di poesie nelle quali le vicende personali e i ricordi sono i protagonisti assoluti. Le sue poesie sono lo specchio dei suoi sentimenti, delle emozioni, il riflesso del suo cuore e dello spirito che l’autrice sa tradurre in versi con un sapiente uso delle parole che provocano al lettore l’effetto di fare riaffiorare sensazioni, emozioni e sentimenti forti; così come affermava Cesare Pavese ” Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra- che già viviamo- e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”.
Ho scelto di pubblicare come prima poesia ” Ho imparato ad amare questa terra” perché rappresenta profondamente il pensiero e lo spirito che anima, stimola e guida il nostro giornale.
di Gennaro Passerini
Ho imparato ad amare questa terra
Come se fosse mia.
Il respiro affannoso del tempo
e la lunga teoria degli anni
hanno allentato è sgretolato
l’intrico di scolorite radici
che mi tenevano ostaggio
dei rossi cieli del mio Sud.
Adesso plano barattando i ricordi
sulla fuga dei nembi
o su quelle sciroccate
disperate.
Ho imparato ad amare questa terra
e ho negli occhi e in cuore
incisi i suoi contorni:
il sole che si leva ed accarezza
con tocco lieve
questi maestosi monti
ma mai che si addormenti nel suo mare;
l’autunno che la riveste
dei colori più infuocati
salvo a sbiadirli poi nella sua nebbia;
le voci disperate
che parlano di antico e di fatica
della gente che porta sul suo volto
come piaga difficile a guarire
i segni del dolore e dell’attesa
come quelli della gente a cui appartengo……
È qui che ho cominciato a scolpire la mia storia
popolando le notti di progetti
di liberi sogni
sganciati da legami ancestrali
o da visioni tradizionali
mentre le fiabe lentamente
si spegnevano
al di là della nebbia
tra tele di ragno ormai assottigliate.
E adesso io amo questa terra
come se fosse mia.