Storia del liceo Scientifico di Montesilvano e dell’edificio che lo ospita – parte 2
Storia del liceo Scientifico di Montesilvano e dell’edificio che lo ospita
SECONDA PARTE
di Pasquale Sofi (già preside del Liceo Scientifico)
L’arrivo di un moderno laboratorio informatico-linguistico, finanziato dal ministero per le sedi staccate, aveva nel frattempo imposto alla Provincia di reperire nuovi locali; alla sede di via Verrotti veniva affiancata un’ulteriore sede poco distante, su corso Umberto, decisamente sconveniente per molti versi (ad es. insegnanti che nella mattinata dovevano passare da una sede all’altra, attraversando il parcheggio del “Tigre” oggi ”Oasi”, magari sotto l’ombrello per la pioggia, per tacere del rottamaio che vi lavorava accanto…), ma conveniente per altri, perché offriva l’opportunità di approntare un nuovo laboratorio di informatica e altri di chimica e di fisica. La scuola cominciava ad assumere una dimensione scientifica che, con l’introduzione delle sperimentazioni e con l’uso concreto e sistematico, non sulla carta, dei detti laboratori, si implementava sempre più anche con il potenziamento delle dotazioni di materiale didattico.
Fu merito non indifferente dell’attuale governatore Luciano D’Alfonso quello di sbloccare una situazione incancrenitasi dopo anni di stallo: quale Presidente della Provincia, infatti, egli riesce a mettere d’accordo le parti (Scuola, Comune, Provincia) in un incontro al quale partecipano lo scrivente, preside pro tempore del Liceo, l’assessore alla P.I. del tempo per il comune di Montesilvano, dott. Mario Delle Monache, l’assessore provinciale all’edilizia scolastica, il compianto geometra Fernando Fabbiani, e il tecnico della Provincia, geometra Gianpiero Leombroni. Correva l’anno 1999.
In particolare, per superare le resistenze dello scrivente, in quell’incontro si verbalizzava che, per ovviare ai problemi del terreno acquitrinoso, sarebbero stati adottati degli accorgimenti strutturali di natura edile, mentre l’Amministrazione provinciale avrebbe provveduto all’acquisto e alla conseguente dotazione per la scuola di un pullman, per organizzare un servizio navetta per gli studenti della zona sud della città. Il dott. Delle Monache, come detto, nella verbalizzazione pretese che il primo lotto della costruenda opera fosse costituito dalla sola palestra.
Ma, passata la gestione D’Alfonso, tale accordo va nel dimenticatoio, la Provincia non ha un protocollo e quindi non solo verba ma anche scripta volant! Rimane confermata, però, la scelta del sito, perché la subentrata giunta De Dominicis comincia a lavorarci, riaffidandosi, dopo quasi un ventennio, ai vecchi progettisti della scuola multiopzionale, anche per cercare di sanare il precedente contenzioso venutosi a creare. Ricominciano anche le tensioni tra Scuola e Amministrazione Provinciale, sia per l’ignoranza di un nuovo assessore al settore, sia anche per una previsione di spesa insostenibile per la costruzione dell’opera, alla luce di un bilancio più virtuale che concreto e che rappresentava solo una frustrante presa in giro.
Comunque, e finalmente, viene approvato un progetto di scuola degno di questo nome: in tre anni si passa dal preliminare generale (2001) al definitivo (2002) al progetto esecutivo generale (2003) e, al contempo, al progetto esecutivo del primo lotto, e con il ritorno di Fernando Fabbiani all’assessorato, l’iter per l’avvio dell’opera subisce un’accelerazione, al punto che parte la prima gara di appalto, anche se il progetto allora accusava qualche disfunzione, imputabile, in parte, al solito bilancio farlocco, ma soprattutto al sussiego dei progettisti, refrattari a qualunque suggerimento: ad esempio, per progettare il laboratorio di chimica, invece di recepire indicazioni sui bisogni del nostro Liceo (che al tempo poteva vantare un laboratorio di chimica completo ed efficiente, frequentato quotidianamente da diverse classi) i progettisti andarono a visitare, per avere lumi, quello inutilizzato ed inutilizzabile del più famoso “Da Vinci” di Pescara. Ma questa, purtroppo, era, in quel tempo, la diversa credibilità dei due licei. Gli inizi del nuovo secolo sembravano prospettare ancora luci e ombre, positività e negatività.
I primi anni del nuovo secolo rappresentarono uno dei periodi di maggior fulgore della scuola di Montesilvano che, malgrado l’infausta ubicazione, ma in virtù di un’eccellente offerta formativa (purtroppo cancellata successivamente dalla riforma Gelmini) e, in particolare, di una valida e persuasiva didattica, che faceva delle pratiche di laboratorio il suo cavallo di battaglia, aveva raggiunto indici di gradimento insperati, in città e nell’ hinterland. Nel mentre, con qualche docente, si cominciava anche a disquisire di didattica laboratoriale (per i non addetti ai lavori, si sappia che è cosa ben diversa dalla pratica di laboratorio) sebbene la gran parte dei professori non fosse mai entrata in sintonia (come gran parte dei docenti del territorio nazionale) con i dettami che la ricerca didattica del tempo andava proponendo. Al contempo, la scuola madre, avendo perso, in seguito a trasferimenti vari, la spinta propulsiva di alcuni docenti professionalmente capaci e determinati, cominciava la sua parabola discendente.
Ma tornando all’appalto dell’opera, accadde che, al primo intoppo, la ditta vincitrice della gara rivelò tutti i suoi limiti di affidabilità tecnica, per cui si rese necessaria la rescissione del contratto: imprevisto che, osservato a posteriori, con gli occhi di oggi, si rivelò una fortuna, perché consentì all’assessore provinciale montesilvanese Enzo Fidanza, subentrato con il nuovo mandato al collega Fabbiani nella seconda gestione De Dominicis, di sanare le già citate disfunzioni, facendo apportare alcune variazioni al progetto. In tal modo, il piano seminterrato venne reso abitabile, elevandolo a tre metri (in precedenza era prevista un’altezza di 2,70 m) e venne aggiunto un ulteriore livello, il quarto, mentre tutta l’opera fu aggiornata, secondo dettami antisismici. Per poter avviare una nuova gara, con una nuova richiesta più corposa della precedente, l’Assessore seppe e dovette mettere in campo, con abilità, la sua credibilità di amministratore, per convincere i suoi colleghi ad allocare tutto l’avanzo di amministrazione dell’anno nel budget per il nuovo appalto.
Purtroppo, tutto questo non si rivelò sufficiente e pertanto per la nuova gara, nella richiesta di preventivo, divenne necessario, rispetto alla precedente richiesta, scorporare un intero dente: quello comprendente, oltre alle aule, gli uffici e la biblioteca.
Nel mentre che l’iter dell’opera doveva confrontarsi con le sue vicissitudini, soprattutto di natura economica, il Liceo Scientifico di Montesilvano cessava di essere sezione annessa all’Istituto Magistrale di Città Sant’Angelo, per diventare una scuola autonoma. Il primo settembre dell’anno 2005, infatti, il collegio dei docenti della nuova istituzione scolastica votava all’unanimità la richiesta di intitolazione della scuola allo scienziato abruzzese “Corradino D’Ascanio”: personaggio, allora, ai più sconosciuto.
L’assessore Fidanza, ormai giunto al termine del suo mandato, riuscì a completare la nuova gara e a consegnare alla giunta provinciale subentrante (finiva la gestione di Pino De Dominicis e cominciava quella di Guerino Testa) e al collega Fabrizio Rapposelli l’onore della posa della prima pietra. Se non ricordo male, era il mese di gennaio dell’anno 2009. Nel 2013 l’opera, benché mutilata, veniva inaugurata.
Visti gli eventi accaduti e il gran silenzio da quel 2013, vorremmo cha la scuola non restasse una eterna incompiuta, cosa che rischia di diventare se le forze più autentiche, genuine e disinteressate della città non riusciranno a far fronte comune, per favorirne il completamento nel suo originario progetto. Tale completamento è un diritto e non una concessione; pertanto i cittadini tutti, e non solo chi opera in conflitto d’interesse, e in particolar modo i giovani devono imparare a pretendere quanto a loro è dovuto perché ne hanno diritto, evitando di perdere dignità con penose questue o tirando per la giacchetta il potente di turno. Più esplicitamente vorrei sottolineare che la scuola appartiene alla città e a tutti i suoi cittadini e non solo a quelli che la frequentano e che si arrogano il diritto di avallare scelte che vanno a favore di pochi, ma contro gli interessi della comunità. La palestra, come il resto dell’opera, ripeto, è un bene comune della città e dei suoi cittadini e non solo della scuola. Quella del Governatore non può e non deve essere per la scuola, perché questa ne ha una già progettata; e non deve essere per la scuola, perché metterebbe la parola fine al completamento del vecchio progetto, con buona pace di chi per essi si è battuto per oltre quarant’anni. E’ assurdo barattare con una “palestrucola” il completamento di una struttura che deve essere inserita di diritto tra le grandi opere.
E’ assolutamente vero che ho provato a raccontare la travagliata storia del Liceo Scientifico, alla luce delle recenti disquisizioni e risoluzioni sulla palestra: ma ciò ho fatto non per spirito polemico, come si potrebbe pensare (perché e per chi avrei dovuto farlo?) e, non avendo egoismi da soddisfare, posso affermare che torno a parlare di scuola per indossare ancora una volta le vesti dell’educatore, come ho fatto per tanto tempo e come quei pochi docenti che hanno seguito i miei insegnamenti possono o meno confermare. Come è possibile cancellare le azioni degli studenti e delle loro famiglie che per trent’anni si sono battuti per avere quel progetto di scuola? Bella solidarietà!!! È forse educare all’egoismo la nuova mission del D’Ascanio? Sorrido quando penso che qualcuno cita l’Agenda 21.
La polemica mi sfiora appena, perché avendo costantemente lavorato solo ed esclusivamente per me stesso, secondo i miei intendimenti e le mie convinzioni, ho sempre rendicontato le mie azioni alla mia coscienza. Non ho mai lavorato per la gloria né per ottenere effimeri riconoscimenti e pertanto ero consapevole che, con la perdita della prof. Maria Di Marco, non solo sarebbe venuta meno una notevole figura di professionista ma sarebbe scomparsa anche la migliore interprete dei miei dettami didattici. Questi, di fatto, oggi sono quasi del tutto svaniti e permangono solo in qualche incartamento grazie al copia e incolla o in rapsodiche azioni di pochi insegnanti. Avevo previsto anche quello che poi realmente si sta verificando, ovvero il progressivo affievolirsi di quella che, a suo tempo, si era rivelata come la motivazione fondamentale del successo del Liceo prima di avere la nuova sede: la pratica sistematica di laboratorio.
In verità di tale apparente carenza, denunciata come criticità da un alunno, la scuola è solo marginalmente responsabile, perché alla luce di quella che è oggi la riforma Gelmini, l’attività curriculare in laboratorio, come nella sperimentazione di tanti anni fa, non esiste più. Sarebbe stato sufficiente rispondere con questa piccola giustificazione e con la presa d’atto di un’esigenza palesata per chetare le ansie di tutti piuttosto che rispondere con atti sgradevoli e isterismi fuori luogo. Simona Speziale, nel suo articolo sul Sorpasso, ha solo surrogato la scuola in una di quelle azioni previste dal sistema della qualità: la soddisfazione dell’utenza. A tal proposito registrerei invece quanto segnalato dallo studente come il bisogno sentito di una maggiore e più concreta formazione scientifica. I progetti tanto decantati senza un’adeguata didattica a supporto (purtroppo fallita negli anni Novanta e di cui auspicherei il ritorno) possono distrarre da tale obiettivo che sarebbe possibile oggi recuperare con la didattica digitale. Ma la vedo difficile: la stessa TV di Stato, nell’esaltarne la valenza, ha fatto vedere due robot in azione; si ripete un dejà vu degli anni Ottanta: allora il computer era sinonimo di informatica, oggi un esperimento di robotica viene erroneamente interpretato come didattica digitale. Non sto parlando male dei progetti, ma dell’abuso distorto che fa ammalare le scuole di progettite; come potrei farlo, dal momento che fui io stesso, anni fa, a formare in tale pratica i docenti del Liceo?
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro (studenti genitori e insegnanti) che si sono prodigati per trent’anni per ottenere questo progetto di scuola che i nuovi padroni vorrebbero cancellare, e che continueranno a farlo fino alla sua realizzazione integrale.
Vorrei inoltre ricordare e porgere i più sentiti ringraziamenti miei personali – che dovrebbero essere di tutta la comunità di Montesilvano – a quelli che fino ad oggi si sono rivelati a vario titolo amici del Liceo ovvero: I compianti Antonio Corneli e Fernando Fabbiani e i sigg.ri Paolo Di Blasio, Mario Lattanzio, Mario Delle Monache ed Enzo Fidanza.
In tale elenco sarebbe da annoverare Luciano D’Alfonso se ultimamente non fosse obnubilato da anomalie visive; impegnato a tacciare chi dissente di alcolismo, il buon Luciano intravede il D’Ascanio proprio come quello che lui vorrebbe non fosse: vale a dire un edificio dotato al suo interno di teatro, di una palestra (interna e non di una dépendance), di una cucina e di una sala mensa. Anche se per arrivare nel Michigan (la meta delle sue elucubrazioni) servirebbe integrare la visione di una piscina interna, di aule singole per docenti, aule speciali in quantità esagerata approntate perfino per il coro oppure per l’orientamento con le riprese televisive, campo sportivo per il calcio e inoltre di un parcheggio che in Italia sarebbe servito per arredare tre supermercati; il tutto immerso nello splendore del rosso degli aceri canadesi.
Comunque, per affrancarlo da tali fantasie e fargli riprendere coscienza del bisogno di completamento dell’opera che anche lui ha inopportunamente ripudiato, gli farò dono di una mattonella celebrativa donatami dalla collega Caryn Wells, principal di una high School del Michigan.
(prima parte https://ilsorpassomts.com/2018/03/21/storia-del-liceo-scientifico-di-montesilvano-e-delledificio-che-lo-ospita/)