Presentato l’ultimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio

arminuta presentazioneDi Maria Letizia Santomo

Giovedì 16 febbraio, presso lo spazio Feltrinelli a Pescara si è svolta la presentazione de “L’arminuta” (Einaudi) ultimo libro di Donatella Di Pietrantonio, quotata autrice abruzzese originaria di Arsita ma residente a Penne, che vi avevamo già presentato con un’intervista su questo giornale nell’agosto del 2015.
Di Pietrantonio era ovviamente presente all’incontro col folto pubblico di suoi lettori e si è confrontata con essi anche grazie alla moderazione di Oscar Buonamano, giornalista e direttore editoriale di Carsa edizioni.
Il nome di questa brillante autrice, già finalista al premio Strega con il secondo romanzo “Bella mia” e vincitrice del premio Tropea con il suo romanzo d’esordio “Mia madre è un fiume”, acquista sempre maggior prestigio negli ambienti letterari: piace il suo stile scarno, quasi chirurgico nella narrazione, forse per deformazione professionale visto che è anche odontoiatra. La critica letteraria Michela Murgia parla di Donatella Di Pietrantonio come “una delle più importanti scrittrici italiane”. Non è un caso perciò se con quest’ultima fatica letteraria la scrittrice abruzzese lascia la precedente casa editrice, Elliot, e approda in Einaudi, già casa editrice di grandi figure italiane come tra le altre quella di Italo Calvino.
“L’arminuta” è il titolo di questo nuovo romanzo. Una parola dialettale, un soprannome dato dal paese anche con un po’ di invidia e accezione dispregiativa, che in tutto il libro identifica la protagonista della storia, “colei che è ritornata”. L’arminuta perciò non ha nome per una precisa scelta dell’autrice. “Perché è il soprannome, più di qualsiasi altra cosa, ad identificarla. Darle un nome avrebbe distratto i lettori dal personaggio e dalla sua vicenda”, afferma Donatella Di Pietrantonio.
 
Come spesso accade nei romanzi della Di Pietrantonio, anche questo è ambientato in Abruzzo. E anche se ciò non è mai dichiarato esplicitamente, lo si capisce dal dialetto, dal cibo (si mangiano arrosticini), dalla devozione dei personaggi a San Gabriele e dalla
presentosa che uno dei personaggi femminili porta al collo.
Temporalmente siamo invece negli anni ’70.
Ma chi è
l’arminuta? L‘arminuta è una ragazzina di tredici anni che, come spesso accadeva ancora a quel tempo in piccole realtà italiane, alla nascita fu “donata” dalla sua indigente famiglia a parenti più benestanti che potevano crescerla meglio e occuparsi di lei.
Poi, di punto in bianco, dopo tredici anni, accade qualcosa che spinge i genitori affidatari a riportarla al paesino nella sua famiglia d’origine. L’
arminuta, quindi, cresciuta per 13 anni come figlia unica in un ambiente agiato, colto e più aperto mentalmente, si ritrova improvvisamente catapultata in una famiglia numerosa, povera, gretta e in un contesto sociale molto diverso da quello a cui era abituata.
Da qui il dipanarsi delle dinamiche familiari e sociali e di tutta la vicenda che non sveliamo ulteriormente, ma che la stessa
arminuta racconta in prima persona molti anni dopo, quando orami è adulta e si rende conto che quell’anno e mezzo della sua vita ha – parole dell’autrice – “profondamente segnato e determinato tutto il suo futuro”.
Tanti sono i temi interessanti affrontati nel libro: in primis proprio quello di questo fenomeno, una volta assolutamente normale e socialmente accettato, dei bambini “regalati” ad altre famiglie per assicurare loro un futuro migliore. La Di Pietrantonio rivela di aver sempre ascoltato queste storie, sin da quando era ragazzina, e che esse l’hanno “scavata dentro” fino a manifestarsi apertamente come urgenza narrativa di essere raccontate. Poi i temi del dolore, della sofferenza, dell’ignoranza e del lutto come unica occasione di riconoscimento sociale e, paradossalmente, di festa e condivisione.
Piccola curiosità: il titolo, come la stessa Di Pietrantonio ha confidato prima dell’inizio dell’incontro, era stato proposto dalla casa editrice con la v al posto della n, l’
arvinuta, ma è stata lei a chiedere di modificarlo con la m per richiamare anche la parola “minuta”, intesa come brutta copia, prima stesura. 
La foto di copertina, infine, scelta dalla casa editrice, è della fotografa Anka Zhuravleva e risulta assolutamente d’impatto, molto pertinente alle vicende e al personaggio della protagonista.
Non vi resta che leggere lo splendido ultimo romanzo di questa scrittrice orgogliosamente abruzzese… .

“Non hai colpa se dici la verità. È la verità che è sbagliata.”
(Donatella Di Pietrantonio, “L’arminuta”- Einaudi)