Colombo e la scoperta del Nuovo Mondo: l’America (terza parte)
di Gabriella Toritto
(…continua)
Nonostante fosse più fragile dal punto di vista economico rispetto alla Spagna, il Portogallo riuscì a rafforzare l’autorità statale, a reprimere le spinte della grande nobiltà, a sfruttare attraverso una politica monopolistica, le risorse d’oltremare. Gli interessi della Spagna, invece, furono sospinti soprattutto verso il completamento della Reconquista, il consolidamento delle conquiste africane, la politica italiana.
Una volta conquistate le nuove terre, sorsero quesiti di natura giuridica e i giuristi inventarono la formula “terra nullius“, cioè terra non sottoposta ad alcuna signoria, disabitata o abitata da selvaggi senza ordinamenti né leggi.
Il XV secolo fu dunque il tempo dell’avventura, in particolare la più importante fu l’impresa di Colombo. Egli nacque a Genova da un artigiano tessile ed intraprese la via della navigazione al seguito di mercanti genovesi. Nel 1479 Colombo si trasferì in Portogallo. Il geografo umanista fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli lo convinse della sfericità della Terra e Colombo elaborò il progetto di raggiungere le Indie Orientali partendo dalle coste atlantiche dell’Europa. Il progetto fu presentato a Giovanni II, re del Portogallo, ma la risposta del sovrano fu negativa poiché il re non era convinto della fondatezza dell’impresa e riteneva difficile continuare ad investire altre risorse al di fuori dell’espansione portoghese in Africa.
Colombo si rivolse allora ad Isabella di Castiglia e al di lei marito, Ferdinando il Cattolico. Il primo contatto, avuto nel 1486, ebbe esito negativo. Il secondo contatto, avvenuto nel 1491, vide l’approvazione all’esplorazione geografica di nuove rotte marittime per raggiungere l’Oriente.
Nel 17 aprile 1492 la Capitolazione di Santa Fè concesse a Colombo il titolo di ammiraglio, viceré e governatore delle terre eventualmente scoperte, ma, al tempo stesso, rivendicò al potere pubblico, allo Stato, alla Corona di Spagna la legittimità della spedizione.
La prima spedizione, salpata nell’agosto del 1492, fu effettuata con tre caravelle: La Santa Maria, comandata, da Colombo; La Pinta e La Niña, comandate da Alonso e Yanez Pinzòn.
Nel 12 ottobre 1492 Colombo avvistò la terra. Credette di trovarsi in Cina o in Giappone; in realtà approdò all’isola di Guanahani, ribattezzata San Salvador, nelle Bahamas. La seconda spedizione fu di proporzioni molto più grandi rispetto alla prima. Vi presero parte molti cavalieri che avevano partecipato alle imprese della Reconquista, pur non essendo nobili. Colombo tornò a casa con un piccolo carico di schiavi. Il 30 maggio 1498 Colombo partì per una terza spedizione con sole sei navi ed approdò al delta dell’Orinoco. Il bottino fu cospicuo. Con la terza spedizione toccò le sponde dell’America Latina. Nel frattempo a Santo Domingo, la base più importante del Nuovo Mondo, si verificarono disordini, violenze, epidemie che resero assai precaria l’amministrazione di Colombo, accusato di corruzione ed incarcerato, tanto da essere rinviato in Spagna incatenato nel 1500. Il navigatore genovese fu liberato dalla regina Isabella, la quale gli affidò un’ultima spedizione, in cui Colombo costeggiò l’Honduras, e, spingendosi ancora più a sud, si arenò. Fu così costretto a tornare in Spagna dove morì il 20 maggio 1506, abbandonato da tutti.
I prodotti provenienti dal nuovo modo, come ad esempio la patata, rivoluzionarono l’alimentazione dell’uomo europeo. Dal nuovo mondo arrivarono anche il cacao, il pomodoro, nuove specie di fagioli e zucche, l’argento che contribuì ad una riduzione dei prezzi.
Dopo la prima spedizione di Colombo si pose il problema della definizione delle aree di influenza fra Spagna e Portogallo. Sicché nel 1493 Papa Alessandro VI Borgia, con la bolla Inter cetera, assegnò alla corona di Castiglia “ogni isola o terraferma scoperta o ancora da scoprire, avvistata o non ancora avvistata, a ovest e a est di una linea stabilita e tracciata dall’Artico o Polo Nord all’Antartico o Polo sud che passava cento leghe a ovest e a sud delle cosiddette Azzorre e Isole del Capo Verde che non fossero ancora di un altro re o principe cristiano”. I portoghesi però non accettarono la divisione sancita dalla bolla papale e nel 1494 il trattato di Tordesillas definì le zone d’influenza di Spagna e Portogallo: “l’oceano dal Polo Artico all’Antartico era diviso da un meridiano a 370 leghe a occidente delle isole di Capo Verde; alla sua destra, a oriente, era configurata la colonizzazione portoghese, alla sua sinistra, a occidente, quella spagnola”.
Nel trattare sulle scoperte geografiche del XV secolo non si può prescindere dalla personalità di Cristoforo Colombo. Dalla fine del XIX secolo storici spagnoli e francesi con grande accanimento hanno cercato di infirmare l’onestà e il valore dell’opera di Cristoforo Colombo. Gli spagnoli hanno sostenuto che il genovese fosse un volgare mentitore in quanto si fece credere italiano mentre in effetti aveva origini galiziane. I francesi gli negarono persino il diritto alla gloria della scoperta dell’America.
Ben presto, dopo il primo disorientamento, storici e scienziati di tutto il mondo hanno avuto modo di verificare l’inconsistenza delle tesi spagnole e francesi e di riconfermare stima e certezza dell’opera del navigatore genovese.
La scoperta dell’America costituisce il più grande fatto della storia dopo la venuta di Cristo ed è opera di due italiani, Paolo Dal Pozzo Toscanelli e Cristoforo Colombo. Al primo si deve l’idea, il pensiero, all’altro l’attuazione. Le esplorazionià, geografiche del XV e XVI secolo si inquadrano nel desiderio dell’uomo rinascimentale di possedere appieno il mondo, di dominare la Natura.
Fra le varie prove dell’intenzione di Colombo di raggiungere le Indie c’è la lettera di Annibale De Gennaro, scritta da Barcellona il 9 marzo 1493 al fratello residente a Milano, con cui lo informava che Colombo “ad effetto che esso diceva di volere andare per lo mare magior et navigare tanto per dritta linea, per Ponente, per fine che venisse all’Oriente, che essendo lo mondo ritornado, per forza havea de voltare e trovare la parte occidentale” … “cussì fece… secondo che per littera esso scrive, la quale littera io ha vista”. Cioè Annibale De Gennaro informa il fratello di avere visto la lettera che Colombo scrive ai due ministri dei Re cattolici: Luis de Santangel e Gabriel Sanchez.
La corrispondenza fra Colombo e Toscanelli, che Vignaud ritiene completamente inventata da Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo, è invece provata come autentica da fatti incontestabili. Inoltre ci sono diversi documenti che attestano la corrispondenza di Toscanelli sia con il re del Portogallo, sia con Cristoforo Colombo. (fine)
FONTI:
- ALMAGIÀ, Cristoforo Colombo visto da un geografo, Firenze, L:S: Olschki, 1992
- BONANNO, “L’età medievale nella critica storica” – 1 – Liviana Editrice, Padova, 1983
J.H. PARRY, Le grandi scoperte geografiche, Milano, 1963
- PORTNER, L’epopea dei Vichinghi, Milano, 1972


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