NON SOLO PESCARA
Il punto sul calcio abruzzese
Estate dalle luci sfolgoranti ma anche con alcuni coni d’ombra che ne attenuano il chiarore: questo, in sintesi, il quadro generale del calcio abruzzese alla vigilia della stagione agonistica 2025-2026.
Per una stella, quella del Pescara, che quasi inaspettatamente torna a brillare nei piani alti del firmamento pallonaro, illuminando di immensa gioia una intera città e una parte cospicua dell’Abruzzo, si registrano purtroppo note negative che addirittura certificano la scomparsa, per esclusive ragioni di ordine economico, di compagini storiche, come l’Avezzano, o espressioni di realtà ritenute emergenti e di brillanti prospettive, come il Castelnuovo Vomano.
Nel mezzo di questi esiti estremi si confermano le posizioni di squadre dal blasone illustre, magari un po’ sbiadito, che rappresentano le maggiori piazze, non solo in senso sportivo, della regione. Chieti, L’Aquila, Teramo, ma anche Lanciano, Sulmona, Vasto, da troppo tempo consegnate a orizzonti di frustrante mediocrità, non possono certo lasciare soddisfatte le rispettive tifoserie che per fedeltà e passione meriterebbero scenari e avversari di ben altro livello.
Da salutare con grande piacere, invece, il ritorno del Giulianova in una quarta serie che per i giallorossi è il minimo per tradizione, tifo e attitudine alla valorizzazione dei giovani, ma che può e deve costituire il trampolino giusto per far rivivere i fasti del passato.
Ma andiamo per ordine iniziando, come si usa, dalle cose che non vanno.
Avezzano e l’intera Marsica perdono, si spera temporaneamente, la propria rappresentante più illustre e comunque l’unica a livello di movimento dilettantistico d’èlite. L’Avezzano Calcio S.S.D., travolto da una situazione finanziaria fattasi via via sempre più grave, non è stata in grado di perfezionare la propria iscrizione al prossimo campionato di serie D, venendo conseguentemente escluso dal torneo.
Scomparsa dalle scene la società del presidente Andrea Pecorelli, il vitalismo pugnace degli avezzanesi ha consentito la tenuta in vita del progetto-calcio nel capoluogo della Marsica attraverso la costituzione di una nuova società dal nome antico: quella Forza e Coraggio (così si chiamava alla sua fondazione nel lontano 1919 e poi ancora dal 1945 al 1972) che, con la benedizione delle massime autorità comunali, si appresta a disputare il campionato di Promozione Regionale potendo contare su un gruppo di giovani imprenditori locali spinti da entusiasmo e voglia di onorare la grande tradizione sportiva biancoverde. In testa a tutti il presidente Luca Marco Aurelio, che dopo aver superato difficoltà che parevano insormontabili, promette alla città il massimo impegno e “un progetto aperto a tutti” stabile e sostenibile.
Storia diversa ma identico, sconfortante epilogo per quella che veniva considerata una realtà in ascesa nel già fecondo panorama del calcio teramano, una provincia che per livello medio di partecipazione, valori e organizzazione è stata sempre la capofila del movimento calcistico abruzzese.
Il Castelnuovo Vomano, espressione sportiva della frazione di gran lunga più popolosa del comune di Castellalto (Te), approdato in serie D dopo aver compiuto una cavalcata esaltante che lo ha portato a vincere con pieno merito gli impervi play-off seguiti alla conquista, nella stagione regolare, del secondo posto alle spalle della “corazzata” Giulianova grazie ad un girone di ritorno semplicemente strepitoso, non ha avuto nemmeno il tempo di finire i festeggiamenti che ha rinunciato anch’esso alla categoria meritatamente conquistata.
Il presidente Attilio Di Stefano, dopo aver tentato, almeno a quanto riportato dalle cronache, di trasferire il titolo sportivo in altra sede, ha gettato la spugna addebitando in un lungo sfogo consegnato alla stampa e all’opinione pubblica la responsabilità della fine del progetto a “… chi non ha visione e vive nel passato e non è pronto ad aprirsi.”
Comunque sia e chiunque abbia ragione, sta di fatto che è un vero peccato che una squadra ed una società che avevano destato incondizionata ammirazione dentro e fuori i confini regionali debbano vedersi vanificate le gesta sportive di atleti e tecnici che hanno espresso valori importanti e decisivi per la categoria e che meritano una continuazione di carriera la più brillante e proficua.
Prova ne è che lo stesso allenatore, Francesco Del Zotti, vero artefice dell’impresa neroverde, è stato chiamato sulla panchina dell’ambizioso Chieti (curiosamente dagli stessi colori) per tentare dopo troppi tentativi falliti, la sospirata promozione in terza serie.
Anche a Castelnuovo, comunque, il calcio rinasce dalla Promozione Regionale grazie a forze locali che, coordinate dall’Amministrazione Comunale, hanno costituito il “Real Castelnuovo” nel segno della volontà a continuare una tradizione sportiva che ora a Castellalto vede come suo rappresentante di vertice la Polisportiva Torrese che dal 1974 inalbera i colori giallorossi della frazione di Villa Torre.
E chissà se un giorno, unendo le potenzialità ingenti disponibili nel suo territorio, questo comune e con esso la media valle del Vomano non riesca ad esprimere una squadra che non sia una semplice meteora, ma protagonista solida e duratura in categorie le più prestigiose possibili …
Ma adesso basta parlare di note dolenti: il calcio abruzzese dimostra comunque la propria vitalità e la testardaggine (resilienza per chi va appresso ai neologismi) che è da sempre connotato innato di questo popolo.
Lo testimoniano storie di tenuta di posizioni e di recupero di lignaggio tenute in piedi a costo di grandi sacrifici e sostenute da tifoserie storiche che, quantunque limitate nella grandezza dei numeri, non appaiono per niente disposte a farsi da parte.
La squadra del capoluogo di regione, che può vantarsi di aver disputato per prima tra le abruzzesi ben tre campionati di serie B (eravamo negli anni ‘30 del secolo scorso), dopo aver cullato per breve tempo i sogni di promozione in Lega Pro, prematuramente infranti dalla corazzata Sambenedettese, si accinge a ritentare per l’ennesima volta la scalata verso terrazze più confacenti al proprio rango. Si riparte con un nuovo assetto societario, con meno azionariato popolare, suggestivo quanto si vuole ma alla conta scarsamente produttivo, e più solidità economica, garantita da una holding che fa capo al nuovo presidente, Stefano Baiocco, aquilano anch’egli (la città ha sempre nutrito una spiccata preferenza per i propri figli). Questa svolta, unitamente all’affidamento della panchina al determinato ed esperto Sandro Pochesci, costituisce, almeno si spera, la giusta premessa per far tornare a volare anche in campo calcistico la regina dei cieli.
A Teramo invece procede nel segno della serena continuità il proficuo impegno della dirigenza generale e sportiva che, confortata dalla professionalità e dai risultati ottenuti da mister Marco Pomante e dal suo fido vice Vincenzo Vespa, lascia fondatamente prevedere una ulteriore crescita valoriale foriera di grosse soddisfazioni per il “Diavolo” ed i suoi tifosi
Stesse ambizioni dei cugini per il Chieti, affidato alle cure del già citato Francesco Del Zotti, tecnico giovane e dalle grandi potenzialità di successo di carriera, una ventata nuova per l’ambiente neroverde che così spera di superare contraddizioni ed incertezze che nel recente passato ne hanno condizionato la marcia.
Del Zotti è assai bravo nella “lettura” di ogni partita, dimostrando una caratteristica duttilità nell’adottare il modulo tattico e di variarlo quando e come necessario.
A ribadire, qualora ce ne fosse bisogno, la supremazia della provincia teramana nel calcio d’èlite regionale ecco una conferma ed un (gradito) ritorno che vede protagoniste due realtà dalle differenti peregrinazioni storiche ma dalle medesime ambizioni proiettate verso futuri suggestivi.
Il Notaresco, espressione di una cittadina di circa 6.300 abitanti, ogni anno in lotta per la salvezza, pare proprio che voglia attentare alle coronarie dei propri fedelissimi tifosi. La squadra, (ri)nata nel 2018 in seguito al trasferimento del San Nicolò a Tordino, ha infatti dovuto sudare anno per anno le proverbiali sette camicie per conservare una categoria che per il centro teramano rappresenta il “top”, in attesa magari di ulteriori, future ambizioni.
Anche nell’ultimo campionato, dopo una ventina di gare i rossoblu navigavano in acque che definire infide sarebbe sembrato un eufemismo. Poi la svolta positiva, operata in emergenza, dell’arrivo nello scorso gennaio di Massimo Silva, indimenticato “puntero” di Ascoli, Milan Monza e Pescara e poi trainer dal percorso un tantino troppo travagliato rispetto ai suoi meriti. Risultato: salvezza raggiunta ai play-out, con il suo artefice ai saluti e panchina affidata al sambenedettese Roberto Vagnoni, una vita trascorsa sulle panchine di Marche e Abruzzo, nella speranza di evitare ai tifosi i soliti patemi d’animo.
Per quanto largamente annunciata ha destato interesse e gradimento la promozione del Giulianova in quella categoria che, storia e meriti alla mano, costituisce la dimensione minima per i giallorossi dell’entusiasta presidente Alessandro Mucciconi.
Impegnato nei settori dell’edilizia e del farmaceutico, Mucciconi oggi come oggi è garanzia solida per una città che è stata, è e sarà sempre un tutt’uno con la propria squadra. Lo comprovano i tanti decenni di brillantissima presenza nei campionati di terza serie e gli innumerevoli successi ottenuti a livello giovanile, con la valorizzazione e il lancio di stuoli di giovani il cui talento è provvidenzialmente esploso grazie alla cura e al sapere calcistico di tecnici di settore competenti e coscienziosi. Paolo Braca, Bruno Piccioni, Francesco Giorgini (prima in campo e poi in panchina), Franco Tancredi, il mai abbastanza compianto Renato Curi e tanti altri ingegni calcistici debbono ringraziare i vari Angelo Pagliaccetti, il grande mister Giovan Battista Fabbri, Nicola Tribuiani e tutta una coorte di “educatori al calcio” che proprio a “Giglie” hanno trovato il miglior terreno per seminare la pianta mirabile ma difficile della tecnica calcistica.
Del Pineto e del suo miracolo (che però non è più tale) è stato ormai detto tutto.
Continua con le consuete sobrietà e discrezione la proficua gestione del presidente Silvio Brocco, del direttore sportivo Marcello Di Giuseppe e del tecnico Ivan Tisci, non più figura emergente, quest’ultimo, ma riferimento sicuro di organizzazione di squadra e di bel gioco.
Sotto la Torre del Cerrano sono sicuri di inanellare un altro campionato positivo, con tante belle soddisfazioni da regalare ai tifosi, a prescindere dal fatto che non potranno più contare sulla loro vittima … sacrificale: il Pescara!
A proposito dei nostri biancazzurri, smaltite le partenze di mister Baldini e di (Sant’) Alessandro Plizzari, peraltro abilmente ammortizzate dall’arrivo di un allenatore dai saldi principi tecnici e caratteriali (Vincenzo Vivarini) e da un “gardien de but” di grandi, fondate speranze (Sebastiano Desplanches, titolare della Nazionale Under21) Daniele Sebastiani e Pasquale Foggia si trovano come tutti i loro colleghi a fronteggiare l’assurdo regolamento che tiene aperto il mercato di trasferimento fino al primo di settembre, ossia dopo ben due turni del campionato di serie B.
Queste ed altre incongruenze non possono non lasciare perplessi sull’intero contesto del calcio “moderno” e a tal proposito suonano ancor più significative le affermazioni rilasciate da Silvio Baldini giusto al termine del vittorioso spareggio con la Ternana che ha riportato il Pescara tra i cadetti:
“IL PROBLEMA È CHE CREANO UNA GENERAZIONE DI PERSONE CHE NON SA COS’È LA BANDIERA ITALIANA, NON SA COSA VUOL DIRE INDOSSARE LA MAGLIA AZZURRA… .LA NAZIONALE, QUELLA VERA, È QUELLA DELL’82 CON SCIREA, CON TARDELLI, CON CONTI, CON GRAZIANI, CON ROSSI.” – (l’intervistatore: “Ci chiedono la linea, mister”) – “NON ME NE FREGA! QUELLI LÌ SONO STATI EROI: ZOFF, COLLOVATI, QUELLO ERA IL CALCIO, QUELLE ERANO PERSONE CHE PER IL LORO ALLENATORE HANNO VESTITO LA MAGLIA AZZURRA! E QUINDI SE I NOSTRI DIRIGENTI NON CAPISCONO QUESTE COSE ANDRANNO SEMPRE AVANTI I LESTOFANTI”.


