L’opinionista politico

di Domenico di Carlo

A Pescara si sarebbe dovuto tornare alle urne il 24 e il 25 agosto per una sentenza del TAR Abruzzo. L’elezione dell’8 e 9 giugno 2024, che sanciva la vittoria al primo turno di Carlo Masci a Sindaco della città con il 50,95% dei voti validi espressi sul candidato di centrosinistra Carlo Costantini, sarebbe dovuta essere un ricordo del passato, anche se temporaneamente accantonata.

Come molti sapranno, nell’agosto del 2024, una elettrice e una candidata consigliere non eletta, vicino al Pd e al centrosinistra, presentarono ricorso al TAR, sostenendo a loro dire l’esistenza, nella maggioranza delle sezioni elettorali, di irregolarità nell’esercizio del voto, quali: la scomparsa dei registri dei votanti, l’esistenza di verbali in bianco, l’esistenza di schede ballerine (cioè la non corrispondenza complessiva tra le schede autenticate e consegnate per il voto e quelle in giacenza per chi il voto non lo ha esercitato, ecc.); che di fatto avrebbero inficiato, secondo i ricorrenti, la genuinità del voto e quindi dell’intero procedimento elettorale.

Nel corso del giudizio, il TAR emise “un’ordinanza istruttoria” in virtù della quale il Prefetto di Pescara venne delegato alla verifica del voto e al riconteggio dei voti attribuiti ai candidati sindaco. Dalla verifica del riconteggio dei voti, scaturì la conferma della vittoria del sindaco Carlo Masci, sempre al primo turno, con un vantaggio di quasi 500 voti su Carlo Costantini.

Sta di fatto che, in seguito, il TAR si è distaccato dalla relazione prefettizia accogliendo parzialmente i rilievi del ricorso e disponendo il rinnovo parziale delle elezioni in 27 sezioni su 170. Di seguito il Prefetto, in virtù della decisione del Tar, indisse nuove elezioni parziali il 24 e 25 agosto 2025.

Se con questa sentenza il TAR intendeva offrire elementi di chiarezza, al contrario, a mio parere, ha introdotto nuove ombre. Infatti, disporre il rinnovo elettorale in 27 sezioni significa condizionare in qualche modo la contestualità generale del voto democratico e la genuinità del giudizio degli elettori nei confronti delle forze politiche in un determinato contesto storico.

  Carlo Costantini

L’84% degli elettori, infatti, si era pronunciato un anno fa ed il loro voto è valido ed inoppugnabile, mentre solo il 16% sarebbe stato chiamato ad esercitare di nuovo il voto nei confronti della stessa coalizione, degli stessi candidati consiglieri e degli stessi candidati sindaco. Ciò ha il sapore di una democrazia esercitata a rate e tra l’altro, nelle 27 sezioni gli elettori non sarebbero più gli stessi di un anno fa (morti, emigrati, ora ci sarebbero stati nuovi giovani, non abilitati al voto, nel 2024 che avrebbero votano per la prima volta, ecc..) e questo status, a prescindere da chi se ne possa giovare, avrebbe introdotto “un virus” sulla genuinità del voto per mancanza di contestualità generale dell’esercizio del voto.

  Carlo Masci

Meglio sarebbe stato respingere il ricorso o annullare interamente l’elezione dell’8 e 9 giugno. La sentenza ha dato rilievo alle irregolarità formali riscontrate di varia natura, le cui omissioni dovrebbero attribuirsi ad alcuni pubblici ufficiali (presidenti e scrutatori di seggio), dovute forse a scarsa preparazione o competenza a guidare il processo elettorale o forse più a superficialità e mai a dolo o colpa grave.

In buona sostanza, i cittadini non comprendono perché la giunta Masci, in verità la vera danneggiata, avrebbe dovuto pagare per errori formali ed omissioni commessi da pubblici ufficiali che non hanno alterato in alcun modo il risultato elettorale. Il rischio dell’incomprensione potrebbe portare ad un aumento dell’astensionismo, alla perdita di credibilità del momento elettivo se gli elettori si convincono per un motivo o per l’altro che il voto non è mai sicuro, libero, forte, ma quasi sempre sotto tutela.

La politica è chiamata a riflettere quando si compiono dei passi giudiziari. Casi del genere potrebbero verificarsi assai spesso “nei processi elettorali”, perché tra i presidenti di seggio e scrutatori non tutti hanno un’adeguata formazione professionale, contrariamente a quanto avveniva in passato. Nella prima repubblica le forze politiche istituivano appositi corsi di formazione prima di affrontare “un processo elettorale” (meccanismo attraverso cui si svolgono le elezioni, che va oltre il semplice voto per includere l’organizzazione, la protezione e la valorizzazione della partecipazione civica per garantire un sistema accessibile a tutti).

   Carl Schmidt

Ora, se passa il principio che gli errori formali, che non hanno inciso sulla genuinità del voto perché non attengono alle preferenze dei candidati sindaco o al voto disgiunto, possono essere contestati a prescindere, ogni elezione in Italia è a rischio di annullamento.

Se la Prefettura, nella verifica del voto complessivo, ha documentato la correttezza del risultato elettorale, perché l’istituzione giudiziaria chiamata a garantire e preservare il voto del cittadino, quindi la democrazia, se ne distacca per dare rilievo a vizi formali, ritenuti prevalenti sulla volontà popolare? Quanti e quali dubbi vi sorgerebbero?

Tra l’altro in questa fase Sindaco e Giunta sarebbero stati depotenziati e non avrebbero potuto operare sui grandi progetti della città in itinere, dall’area di risulta con la realizzazione di un parco di oltre tre ettari e di un parcheggio multipiano, alla partenza del filobus sulla strada parco, agli interventi di risanamento condotte idriche per eliminare le perdite di acqua potabile, ai progetti sulla sicurezza della città e a tutti gli altri, con un danno per l’intera collettività.

  Moro e Berlinguer

Una ultima riflessione. La cultura politica di un tempo, quella che contava, avrebbe accettato il risultato elettorale con riconoscimento reciproco. C’era una decisa volontà a preservare il voto democratico popolare da ogni valutazione ed analisi giudiziaria.”La materia elettorale, era materia della politica, per questo era forte ed autorevole”. Un’amministrazione decapitata, per responsabilità non proprie, suscita comunque una reazione conservativa, difensiva non solo tra gli elettori che l’hanno votata, ma anche tra coloro che non accettano la conquista del potere per via giudiziaria. “È la storia politica che la insegna”. “Purtroppo, a questo punto, una lezione a molti sconosciuta compresa la coalizione di centrosinistra”. Se si ha la libertà di coscienza, il bene comune e solidale della città, lo si può difendere anche dall’opposizione tramite le idee e le proposte politiche.

La percezione è che esiste uno scontro politico per via giudiziaria dettato da acredine ideologica, da ambizioni personali e di parte. La città di Pescara, per la complessità dei problemi che ha dinanzi, ha bisogno di amministratori saggi, competenti e responsabili.

Iddio ci liberi dai politici radical-chic e dai nuovi “Masaniello”.

A questo punto, fatte le dovute considerazioni su quanto avvenuto, accogliamo con favore, in seguito alle richieste di giustizia giuridica da parte di Masci e della sua Giunta, la decisione del Consiglio di Stato che ha sospeso la sentenza del TAR restituendo pieni poteri al Sindaco, alla sua Giunta e al Consiglio Comunale e rimandando il pronunciamento a dicembre 2025.

Alla prossima!

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