Una mutazione antropologica

di Marco Tabellione

Sul “Corriere della sera”, poco tempo prima di morire, Pasolini pubblicò un articolo in cui denunciava la trasformazione antropologica degli italiani. Che cosa intendeva? Per Pasolini la trasformazione del consumismo, da strumento di sopravvivenza a valore dogmatico, avrebbe dato origine ad un vero e proprio cambiamento ontologico dell’essere umano, e nella fattispecie, della società italiana. La scoperta di Pasolini riguardava il passaggio da un dogmatismo di tipo religioso e morale ad un dogmatismo economico e sociale. Questo secondo dogmatismo – ma tale precisazione non venne esplicitata da Pasolini – si trova in perfetta alleanza con il dogma tecnologico e scientistico. L’aspetto dogmatico dello stile di vita contemporaneo è dato dal fatto che nessuno può impedirsi di ubbidire all’obbligo consumistico e tecnologico. In effetti è come se ci fosse un impulso irresistibile nell’essere umano ad affidarsi ad una verità dogmatica, un punto di riferimento assoluto, che può essere di natura religiosa, ma anche economica, politica.

Nella visione di Pasolini un mondo millenario venne a cadere in quegli anni, quello arcaico contadino, in cui i bisogni naturali guidavano le azioni degli uomini, e la produzione economica non aveva il senso coercitivo che ha oggi. La produzione è coercitiva nella visione capitalistica perché non si ispira ai reali bisogni dei consumatori, ma tende a indurli. In questa visione del rapporto tra produzione e consumo ciò che è mezzo diventa fine. Il prodotto, da mezzo per il miglioramento del benessere dell’individuo, diventa scopo finale del processo industriale. Di questa trasformazione non tutti sono coscienti, l’asservimento ad un dogmatismo infatti avviene quasi sempre per mancanza di consapevolezza, anche perché assume i caratteri di una fede. La fede in un Dio, nell’attualità, è stata sostituita dalla fede verso gli oggetti di consumo, o meglio ancora dalla fede nella pratica dell’acquisto, che oggi ha trovato nelle aziende che lavorano on line la sua chiesa.

Esiste un credo dunque, che ogni problema vada risolto acquistando un prodotto, ed esistono dei fedeli, i consumatori, con una tendenza abituale all’acquisto a prescindere dai bisogni necessari. Il problema è che comprare non partendo da un bisogno, ma da un oggetto, cioè acquistare seguendo il processo inverso rispetto a quello naturale – non dal bisogno all’oggetto, ma dall’oggetto al bisogno – trasforma il reperimento di oggetti da mezzo a fine. In generale questa metamorfosi dei mezzi in fini riguarda la modalità fondamentale con cui la trasformazione antropologica attecchisce. Il denaro era un mezzo di scambio, un’idea geniale dei popoli antichi per sostituire il baratto troppo lento e velocizzare gli scambi. Oggi invece si è trasformato nello scopo principale, grazie anche all’ideologia capitalistica e alla tendenza all’accumulo della ricchezza che essa favorisce.

È possibile prospettare una soluzione, magari un’inversione di tendenza? Su questo punto Pasolini non nutriva nessuna speranza, un termine che lui aveva cancellato, e vedendo i suoi ultimi film, soprattutto Salò, ci si rende conto della profonda amarezza che lui nutriva per lo spettacolo della “italietta”. In realtà vi è un’unica via di uscita, la solita, un’elevazione individuale che passi attraverso un’espansione di coscienza, come la definiva Herbert Marcuse, filosofo tedesco della scuola di Francoforte. Occorre cercare dentro sé stessi, non il “sé stesso”, non l’io, ma l’uomo, il sé della filosofia orientale. Non cercarlo fuori, nella corsa sfrenata all’assecondamento dei desideri, che ci porta come minimo al consumismo sfrenato, come massimo alla guerra. Cercarlo in noi, comprendere l’uomo in noi e imparare che l’io non esiste, è un’illusione, ed è questa illusione che ci porta gli uni contro gli altri. “Espandere l’area della coscienza”, la mitica frase del ’68, ripresa proprio da Marcuse, ha ancora molta vita davanti a sé, a dimostrazione che quella stagione di protesta, nonostante le famose critiche ad essa rivolta dallo stesso Pasolini, ha ancora tanto da insegnarci. E l’insegnamento più grande riguarda proprio l’espansione della coscienza e la comprensione dell’altro.

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