Il Dottore della Chiesa: Tommaso d’Aquino (seconda parte)

di Gabriella Toritto

(…continua) Il senso storico è ben evidente in Tommaso d’Aquino, il quale, pur affermando che c’è una sola Sapienza assoluta, ammise che esistono molti sapienti che ne partecipano. La Verità somma che rifulge nel creato viene ricevuta nella mente umana in gradi diversi e in modo limitato. Perciò, dopo aver dato la precedenza alla voce delle cose, San Tommaso si mise in rispettoso ascolto di quanto scrissero i filosofi, per darne una valutazione, mettendosi a confronto con la realtà concreta. “Ut videatur quid veritatis sit in singulis opinionibus et in quo deficiant. Omnes enim opiniones secundum quid aliquid verum dicunt “ – ossia “Affinché si possa vedere quanta verità c’è in ciascuna opinione e in cosa fallisce. Perché tutte le credenze in un certo senso dicono qualcosa di vero”.

San Tommaso prestò rispettoso ascolto a tutti gli autori, anche quando non ne condivise interamente le opinioni; anche quando si trattò di autori precristiani o non cristiani, come ad esempio gli Arabi commentatori dei filosofi Greci. Come disse di lui Giovanni Paolo II si distinse per l’”ottimismo umano” quando, di fronte al linguaggio oscuro e imperfetto dei primi pensatori Greci, guardò più alla loro intenzione che al tenore letterale delle loro espressioni linguistiche. Il medesimo atteggiamento Tommaso d’Aquino l’ebbe nello studio dei grandi Padri e dei Dottori della Chiesa: “egli cerca sempre di trovare l’accordo, più nella pienezza di verità che posseggono come cristiani, che nel modo, diverso dal suo, con cui si esprimono”.

Tutto ciò naturalmente non gli impedì di essere critico. Ogni volta che sentiva di doverlo fare, Tommaso lo fece coraggiosamente.

Per la capacità di accogliere quanto di vero si trova in qualsiasi dottrina, il pensiero di San Tommaso costituì un elemento di unione, mai di divisione, e possedette una profonda ecclesialità che lo rese “libero da ristrettezze, caducità e chiusure, ed estremamente aperto e disponibile a un indefinito progresso, tale da assimilare ogni nuovo autentico valore emergente nella storia di qualunque cultura”. Di qui Giovanni Paolo II trasse la conclusione che “le altre correnti filosofiche, per tanto, se le si guardi da questo punto di vista, possono, anzi debbono essere considerate come alleate naturali della filosofia di San Tommaso, e come partners degni di attenzione e di rispetto nel dialogo che si svolge al cospetto della realtà”.

La fedeltà alla voce della Chiesa è uno dei fili conduttori delle lodi indirizzate a San Tommaso dai Pontefici Romani per circa sette secoli. Anche Giovanni Paolo II vi si ricollegò con nuovi accenti, adeguati ai nuovi tempi. A proposito la prima caratteristica evidenziata dal Papa è “quella di aver professato un pieno ossequio della mente e del cuore alla divina Rivelazione (…). Quanto sarebbe proficuo alla Chiesa di Dio – prosegue papa Wojtyla – che anche oggi tutti i filosofi e i teologi cattolici imitassero il sublime esempio dato dal Doctor Communis Ecclesiae!”.

Una conseguenza della fedeltà di San Tommaso alla voce della Chiesa è stata “l’aver egli posto i principii di valore universale, che reggono il rapporto tra ragione e fede”. Di fronte ai ripetuti tentativi di sostenere una presunta incompatibilità tra fede e scienza, l’armoniosa dottrina dell’Aquinate sulla convergenza di entrambe ha costituito un chiaro punto di riferimento, specialmente nel Concilio Vaticano I che trattò la questione de fide et ratione di fronte “alle correnti filosofiche e teologiche inquinate dal dominante razionalismo”.

Papa Wojtyla riteneva che anche la filosofia deve elevare l’uomo verso Dio. Per Sant’Agostino, “verus philosophus est amator Dei” – ossia “un vero filosofo è un amante di Dio” (De Civitate Dei, VIII, 1: PL 41, 225). San Tommaso, riecheggiando Sant’Agostino, disse in altre parole, la stessa cosa: Fere totius philosophiae consideratio ad Dei cognitionem ordinatur – ossia “Quasi tutta la considerazione della filosofia è rivolta alla conoscenza di Dio” (Contra Gentiles, I, 4, n. 23).

In tale filosofia sono inseparabili l’amore della verità e del bene (verum et bonum). Giovanni Paolo II ha respinto in ogni modo l’immagine di San Tommaso come freddo intellettualista, mentre egli in realtà “risolve lo stesso conoscere in amore del vero, quando pone come principio di ogni conoscenza: verum est bonum intellectus (Ethic., I, lect. 12, n. 139)”.

Dunque l’intelletto è fatto per il vero e lo ama come suo bene connaturale. E poiché l’intelletto non si sazia di nessun vero parziale conquistato, ma tende sempre oltre, l’intelletto tende oltre ogni vero particolare ed è naturalmente proteso al Vero Totale e Assoluto che, in concreto, non può essere altri che Dio (…).

Tutta la filosofia e la teologia di San Tommaso non sono situate fuori, ma dentro il celebre aforisma di sant’Agostino: “fecisti nos ad te; et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te” – ossia “ci hai portato a te; e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te“ (Confessiones, I, 1). Se ci riferiamo alla sua teologia, allora l’Aquinate, non meno di San Bonaventura e di San Bernardo, diviene il cantore del primato della carità.

Giovanni Paolo II, conoscendo gli approfondimenti compiuti specialmente in questo secolo da insigni studiosi, ha caratterizzato la filosofia dell’Aquinate come «filosofia dell’essere, cioè dell’”actus essendi”, indicando in tal modo il nucleo del suo pensiero.

Giovanni Paolo II ha concesso a San Tommaso il nuovo titolo di Doctor Humanitatis, che costituì il tema centrale del VIII Congresso Tomistico del 1981: “Questo metodo realistico e storico, fondamentalmente ottimistico e aperto, fa di San Tommaso non soltanto il Doctor Communis Ecclesiae, come lo chiama Paolo VI, nella sua bella Lettera Lumen Ecclesiae, ma il Doctor Humanitatis, perché sempre pronto e disponibile a recepire i valori umani di tutte le culture”.

Giovanni Paolo II ha visto nell’attualità di San Tommaso: “il suo altissimo senso dell’uomo, tam nobilis creatura (Contra Gentiles, IV, 1, n. 3337): il bellum. Il Pontefice si è compiaciuto più volte nel riferire diverse espressioni dell’Aquinate, che ne rivelarono la concezione dell’uomo: la persona è detta perfectissimam in tota natura. L’uomo è stato paragonato al mare, poiché raccoglie, unifica ed eleva in sé tutto il mondo infraumano, come il mare raccoglie tutte le acque dei fiumi che vi si immettono; l’uomo è stato anche definito “come l’orizzonte del creato, nel quale si congiungono il cielo e la terra; come vincolo del tempo e dell’eternità; come sintesi del creato”.

Secondo Giovanni Paolo II il vivissimo senso dell’uomo per Tommaso non venne mai meno in tutte le sue opere. Negli ultimi tempi di vita, iniziando il trattato dell’Incarnazione nella Terza Parte della Summa Theologiae, Tommaso, ispirandosi sempre a Sant’Agostino, affermò che solo assumendo la natura umana, il Verbo poté mostrare quanta sit dignitas humanae naturae ne eam inquinemus peccando – ossia “quanto è grande la dignità della natura umana perché non la contaminiamo peccando” (S. Th., III, q.1).

Per San Tommaso, Dio, incarnandosi e assumendo la natura umana, poté dimostrare “quam excelsum locum inter creaturas habeat humana natura” – ossia “quale alto posto occupa la natura umana tra le creature”.

Scendendo ad un piano più concreto, Giovanni Paolo II ha rivelato come il Dottore Angelico abbia illuminato, con l’aiuto della propria speculazione cristologica, diversi problemi concernenti l’uomo: “la sua natura creata ad immagine e somiglianza di Dio, la sua personalità degna di rispetto fin dal primo istante del concepimento, il destino soprannaturale dell’uomo nella visione beata di Dio Uno e Trino”.

 

BIBLIOGRAFIA

-Bollettino della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei, vol. VI, num. 11, (1990), pp. 222-233; http://www.romana.org/art/11_3.5_1]

-VIII Congresso Tomistico Internazionale, l’Udienza concessa al Comitato promotore dell’Index thomisticus il 28/03/1981 e l’Udienza concessa il 4/01/1986 ai partecipanti al Congresso internazionale sulla dottrina di San Tommaso sull’anima, organizzato dalla “Società Internazionale Tommaso d’Aquino”.

-Giovanni Paolo II, Discorso, 13/09/1980, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III,2 (1980), p. 605

-Cfr. San Tommaso, Super Iob, I, lect. 1, n. 33.

– Giovanni Paolo II, Discorso, 4/01/1986, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX,1 (1986), p. 23

Misterium Salutis, a cura di J. Feiner e Magnus Loher, Edizione Quiriniana Brescia, 1972

De Civitate, Sant’Agostino, traduttore Domenico Gentili, Edizione Città Nuova 1997

Lettera Enciclica “Laborem exercens” di Papa Giovanni Paolo II, 14 settembre 1981

Contra Gentiles, San Tommaso d’Aquino, Edizioni Marietti

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