Il pensiero federalista europeo dei padri fondatori: De Gasperi, Schuman, Adenauer

di Domenico Di Carlo

Il pensiero europeista è già scritto nella storia politica e nella cultura dei popoli europei. Non può rimuoverlo una qualunque manifestazione di piazza come quella di Roma più interessata alla ricerca di una “icona politica” che a suscitare l’interesse del popolo italiano sul tema della sicurezza europea. Ancor più sconfortante l’infelice teatro in Parlamento su tale argomento, accompagnato da scontri vivaci e da qualche pianto per esaltare il “nulla”.

Il pensiero europeista ha la sua radice nell’ideale cattolico di universalità, di uguaglianza, di solidarietà e fratellanza tra gli uomini. Il primo a proporre il progetto di Europa unita fu il politico e filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove- Kalergi.

Il suo primo libro, infatti, fu pubblicato nel 1903 e conteneva le linee guida per il movimento europeo. Ai suoi congressi, in una prima fase, partecipavano personalità illustri: Albert Einstein, Sigmund Freud, Thomas Mann …; poi intorno agli anni 30 in pieno nazifascismo, Conrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Robert Schuman, Winston Churchill…; l’idea di Unione europea nasceva proprio dalle ceneri della Prima guerra mondiale ed aveva lo scopo di impedire un nuovo conflitto mondiale, che già si intravedeva all’orizzonte, a causa della rinascita dei nazionalismi e delle dittature europee.

Fu proprio Richard Nikolaus, nel 1923, a lanciare l’idea di unire il carbone tedesco con l’acciaio e il minerale francese. Tale progetto si concretizzò solo dopo la Seconda guerra mondiale, sotto il nome di CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) per opera dei padri fondatori dell’Europa: De Gasperi, Schuman e Adenauer.

Il pensiero dell’Europa unita nasceva proprio dall’universalismo cristiano, dalla fede, dalla concezione di una Europa non delle nazioni, ma dei popoli, un’Europa libera e democratica, della solidarietà, del rispetto delle culture, del primato della persona umana rispetto allo Stato.

Durante il periodo della lotta resistenziale, nelle riunioni segrete tenute dai maggiori esponenti della DC, si approfondiva il tema dell’Italia libera e della situazione europea e internazionale. Si constatava, da un lato l’emergere di stati forti (Stati Uniti, URSS, Cina, Impero britannico), dall’altra, il persistere di una Europa divisa, responsabile di due guerre mondiali ed emarginata sul piano internazionale. Questi uomini si interrogavano, dandosi una risposta semplice: “difenderci soprattutto unendoci tra gli europei“. Nell’immediato dopoguerra, De Gasperi e Luigi Gui, avevano studiato e progettato i modi per costruire uno Stato sovranazionale che garantisse pace, stabilità politica, benessere economico e giustizia sociale. In ogni paese europeo, si assisteva alla nascita di movimenti e giornali che ponevano al centro “l’Europa unita”. In Italia, i movimenti europeisti, superando i tradizionali steccati politici ed ideologici, formarono movimenti coinvolgendo: democratici cristiani, repubblicani, liberali, socialdemocratici, ed ex partito d’azione. Socialisti nenniani e comunisti di Togliatti erano antieuropeisti per volontà di Stalin.

 Nel campo laico il documento di riferimento, nei primi anni del 1940, fu il manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli nel 1941(ex comunista, ex partito d’azione), da Ernesto Rossi (liberale) e da Eugenio Colorni (socialista riformista) ucciso nel 1944 dai nazifascisti perché ebreo. In ambito cattolico, furono Luigi Gini, Piero Malvestiti e Gioacchino Malavasi che guidavano nel 1940 il Movimento Guelfo d’Azione. In quell’anno redigevano ”Il Manifesto Programmatico” in 10 punti: al primo punto spiccava l’unità europea. Queste idee sarebbero poi confluite nel programma della DC elaborato tra il 1942 e il 43, in cui si chiedeva la creazione di una “Federazione degli Stati europei retti a sistema di libertà”.

Ma già negli anni 30, del secolo scorso, Guido Gonella, pubblicava articoli di stampa europeista “nell’Osservatore Romano”.  Anche Paolo Emilio Taviani, sulle idee della D.C., auspicava la nascita di un’Europa unita. La proposta europeista di De Gasperi nasce all’interno di questo fertile ambiente politico- culturale, per Lui l’integrazione europea costituiva il luogo dove gli interessi italiani potevano essere salvaguardati. La divisione dell’Europa, in Stati nazionali, non era in grado di garantire quella pace e quella solidarietà fra i popoli, dunque occorreva un’organizzazione sovranazionale. Occorreva superare i nazionalismi, limitando le sovranità nazionali e costruendo un’organizzazione sovranazionale che garantisse l’unità nella diversità, secondo il modello federale degli Stati Uniti d’America.

  De Gasperi, Adenauer, Schuman

Negli anni 45- 48, De Gasperi riserva una particolare attenzione ai movimenti per l’unità europea, insieme a Schumann e Adenauer, affinché tale sentimento crescesse tra i popoli europei  sostiene l’iniziativa “dell’U.E.F, Union des  Fédéralistes Européens”, e nel 1948 si interessò personalmente del secondo Congresso che si svolse a Roma. De Gasperi accetta, sempre nel 1948, la presidenza d’onore del Movimento Europeo affiancandosi a Churchill, Paul-Henri Spaak ; è Lui ad attivare la costituzione del Consiglio italiano del Movimento Europeo (IME), è Lui che designa i delegati italiani alla conferenza europea del movimento europeo. Fa parte della Nouvelles Equipes Internazionales(NEI) e sollecita la formazione di un movimento europeista di ispirazione cattolica  “il Movimento per l’Unità Europea, M.U.E” alla cui segreteria pone il deputato D.C. avvocato Michele Camposarcuno,  riservando a sé la presidenza d’onore. È collegato con l’unione parlamentare europea (U.P.E.) per tramite del senatore Cesare Bastianetto,  nel 1950 firma insieme al presidente Luigi Einaudi la petizione per il patto di Unione federale europea promosso dal movimento federalista europeo (M.F.E.) di Altiero Spinelli. Senza l’impegno di Alcide De Gasperi, l’iniziativa di Spinelli sarebbe rimasta un’aspirazione di pochi attivisti, basta ricordare che il Presidente, per dare un aiuto concreto a quella iniziativa, dette disposizioni che la petizione di Spinelli venisse sottoscritta in tutte le sezioni italiane della D.C.. Va altresì sottolineato che nel M.F.E.  furono iscritti inoltre i liberali, i repubblicani e i socialdemocratici.

Agli inizi del 1948 il movimento federalista di Spinelli, data la realtà politica In Italia e in Europa, con l’avvento delle democrazie liberali, sceglie il percorso democratico e liberale, di fatto distante dalle idee e dal contenuto del Manifesto di Ventotene che  prefigurava la creazione di un’Europa unita realizzabile attraverso un processo rivoluzionario socialista,  non per volontà democratica propria, ma al contrario imposta con forza da una élite e dove inoltre la proprietà privata avrebbe dovuto seguire il destino della collettivizzazione.

 De Gasperi, ovviamente, non condivideva nulla del” Manifesto di Ventotene” che esprimeva un’idea di costruzione dell’Europa Unita contraria alla Carta di San Fransisco, contraria alla Carta dell’Onu, ai principi fondanti della costituzione repubblicana, contraria ai principi della dichiarazione universale dei diritti umani del 10.12.1948; ma sosteneva il movimento federalista europeo( M.F.E.) perché di fatto operò una virata totale sul terreno del rispetto dei principi costituzionali di libertà e democrazia. Fu la ragione per cui Spinelli divenne anche consigliere di De Gasperi, per le questioni europee..

Del resto, per chiarezza storica, non va nemmeno sottaciuto che il PCI di Togliatti e il PSI di Nenni, a trazione stalinista, nei primi anni del dopoguerra, aveva preso le distanze dal manifesto di Ventotene per ragioni diverse:

  • proveniva da un personaggio (Spinelli) ex comunista espulso e condannato per troskismo
  • L’idea di Europa unita proveniva dai nemici americani
  • Stalin non accettava un’Europa unita forte politicamente, militarmente ed economicamente, in quanto ostativa al suo progetto di invasione dell’ intera Europa
  • i sovietici, in ogni caso, non avrebbero mai accettato una forma di socialismo europeo come proposta nel “Manifesto di Ventotene”, distinto e distante dal socialismo reale bolscevico.

Nel gennaio del 1947, De Gasperi, in qualità di presidente del consiglio, parte per gli USA, va a Chicago e poi a Cleveland dove rivela la sua concezione della democrazia e del progetto di Europa unita. Il 13 gennaio del 1947, alla camera di commercio di New York, parla degli Stati Uniti d’Europa, seguendo la forma istituzionale della Federazione americana “Unità nella diversità”- “ Potere degli Stati federati e potere dello Stato federale, tutto a base democratica”.

Nell’aprile del 1948, De Gasperi si associa all’OECE (organizzazione europea di cooperazione economica) nata per gestire i fondi del piano Marshall, per i 16 paesi aderenti e  per bocca del ministro degli Esteri Carlo Sforza, chiede una dichiarazione di volontà volta a promuovere la Federazione europea, l’indipendenza dai fondi europei, a carattere permanente, estesa a forme di collaborazione sociale, demografica e culturale; si espresse per creare un comitato politico per le questioni europee e internazionali,  creando una Corte di giustizia europea.

Le richieste di De Gasperi collimavano con quelle americane. Gli aiuti economici del piano Marshall, a tutti i paesi europei distrutti dalla guerra, non avevano solo lo scopo di risanare i bilanci, assicurare stabilità, evitare rivoluzioni di tipo comunista per mancanza di pane, lavoro, sicurezza, ma anche quello di destinare gli aiuti all’elaborazione di un organismo sovranazionale  che costruisse le basi per un’Europa unita in ogni campo della vita istituzionale, sociale e civile.

Nel maggio del 1949 il governo italiano entra nel Consiglio d’Europa tramite i  rappresentanti italiani DC: Enzo Giacchero, vice presidente  della Camera, e Ludovico Benvenuti, i quali  chiedono, per volontà di De Gasperi, di trasformare l’Assemblea Consultiva in Assemblea Costituente Europea.

  Schuman, De Gasperi, Adenauer

De Gasperi riaffermò anche l’idea che lo sviluppo economico, per un’Italia povera e prostrata dalla guerra, sarebbe passata attraverso la cooperazione economica e l’unità europea. Proprio in tal senso aveva sostenuto, nel 1950, il piano Schuman,  e il 18 Aprile 1951, unitamente ad  Adenauer, firmò il trattato della C.EC.A.(Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) organismo sovranazionale  a cui aderivano: Belgio, Francia, Repubblica Federale di Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi con l’obiettivo della creazione di un mercato comune caratterizzato dalla libera circolazione di tali risorse e dal libero accesso alle fonti di produzione.

  Anche se quel trattato avviava un percorso verso l’unità economica, De Gasperi temeva che esso potesse rallentare il processo di integrazione politico europea. Schuman lo rassicurò che quel piano sottaceva uno scopo essenzialmente politico, esso rappresentava una via concreta verso l’unità politica. Ma sarà la proposta di creare una comunità di difesa (CED) a generare un salto di qualità verso la creazione di un potere sovranazionale, verso la Federazione europea.

Nel  pensiero di De Gasperi, il principale obiettivo era quello di “un corpo eletto, comune e deliberante”, dal quale sarebbe dipeso un organismo collegiale: Parlamento e Governo europeo.

 Il secondo obiettivo era “il bilancio comune” creato con imposte direttamente sui cittadini europei. Nel trattato della C.E.D. (comunità europea di difesa) trionfa l’audace azione politica  degasperiana: l’inserimento, tra le norme del trattato, dell’articolo 38 preludio alla stesura di un progetto di statuto istitutivo della comunità politica federale europea.

  Altiero Spinelli

Negli ultimi mesi di vita De Gasperi continuò ad osservare attentamente la politica estera del governo e quella europea , in special modo continuò a perorare la causa della C.E.D. e della comunità politica europea, sapeva che in Italia e in Europa c’erano troppi politici che non credevano nell’unità dei popoli europei.

 Il trattato della C.E.D., venne ratificato da cinque parlamenti aderenti, mentre il solo Parlamento francese non lo approvò in quanto socialisti, gollisti e alcuni parlamentari moderati, i cui voti erano necessari per la ratifica del trattato, votarono contro.

 Ma soprattutto decisiva fu l’opposizione del partito comunista francese (insieme al PCI italiano) che si allineò ubbidiente alle scelte “pacifiste” sostenute dall’Unione Sovietica che in contrapposizione militare alla NATO si accingeva a varare il Patto di Varsavia, in coerenza con la Guerra fredda.

Anche in Italia,  i comunisti, si opposero,  in Parlamento e nelle piazze,alla adesione alla NATO prima, poi alla CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio)e infine alla CED ( Comunità Europea di Difesa).

Altiero Spinelli, nel suo diario, annotava: “Questa data, 27 maggio 1952, sarà insignificante e dimenticata se il progetto (CPE, il trattato CED e l’art. 38) non sarà ratificato. Sarà una data che nei secoli verrà ricordata se la Comunità nascerà”.

De Gasperi, purtroppo, morì un mese prima e non vide il sogno della nascita Degli Stati Uniti d’Europa, così di seguito, ad  Adenauer, venne a mancare la forza degli interlocutori privilegiati ed illuminati.  

l’Europa, dopo la seconda guerra mondiale, non era più il continente della cultura, delle idee e della civiltà, ma un cumulo di macerie, di odi, di miserie e di rivincite. Non era più l’Europa libera, quella dello spirito di pace e di giustizia per i cui  valori si era combattuto il nazifascismo, oramai l’URSS aveva occupato l’Europa orientale creando stati satelliti fino ai Balcani.

 Winston Churchill diceva “una Cortina di ferro è calata in oriente ed una politica imperialistica Bolscevica avanza verso i paesi liberi e democratici”. Il colpo di Stato in Cecoslovacchia e la guerra di Corea, aveva allertato, uomini e statisti illuminati, a prendere concrete iniziative per realizzare il progetto dell’Europa libera, democratica, unita e federale.

De Gasperi Schuman e Adenauer erano ardenti animatori delle idee europeiste perché solo l’Europa politico federale avrebbe potuto abbattere  sovranismi, nazionalismi, rivendicazioni e rivincite.

Nell’Europa occidentale non era mai accaduto che contemporaneamente tre statisti (Francia, Germania, Italia) appartenenti alla stessa ideologia politica democratico cristiana, avevano potuto decidere le sorti dell’Europa, se non come segno della Provvidenza. Appartenenti alla stessa fede cristiana, avevano combattuto il nazifascismo e conosciuto il carcere, avevano conosciuto la guerra e la miseria, ma parlavano la stessa lingua: il tedesco.

Adenauer era tedesco, Schumann era nato in Lorena occupata dai prussiani i quali avevano imposto la lingua tedesca, De Gasperi nato in Trentino, occupato dagli austroungarici, aveva imparato la lingua tedesca. Il parlare la stessa lingua fu un elemento decisivo nel pensiero e nel progetto europeo, nelle scelte e nella condivisione dei trattati. Senza di loro l’Europa non sarebbe mai nata se non avessero ricoperto contemporaneamente  posizioni istituzionali e di potere e la forza totalizzante delle loro decisioni.

Loro ebbero, ideali condivisi, posizioni istituzionali ( contemporaneamente presidenti del Consiglio nel loro paese) e di potere, l’appartenenza alla stessa ideologia politica e democratica, l’esperienza connessa alla guerra, al carcere e alla lotta antifascista. Nasce proprio da queste condizioni oggettive il pensiero europeo, l’Europa libera, democratica, ed unita; per questo meritano  unanimemente, nella storia delle Nazioni e dei popoli, il titolo di padri fondatori dell’Europa.

L’Europa che viviamo è diversa da quella voluta da De Gasperi, Schuman ed  Adenauer. E’ fondamentalmente un’Europa unita dalla moneta e dell’economia ma non ancora da quella politica. I parlamentari e il Consiglio europeo del nostro tempo sono talvolta inappropriatamente presi da questioni nazionali all’interno di organismi sovranazionali, così tradendo in sostanza l’ideale per cui sono nati, ingannando  le speranze e le aspirazioni delle nuove generazioni.

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