Considerazioni semiserie su “UNA CAGATA PAZZESCA”
di Miriam Severini
La continuità di una strada, del mare, della Pineta, una curva che va verso la collina, un centro commerciale a sud piuttosto che a nord, vissuti e interpretati da un gruppo di moschettieri che al grido di ”uno per tutti, tutti per uno”(in realtà i moschettieri sono due, Montesilvano e Spoltore) ed incarnano appieno i valori di un cavaliere e la fedeltà del Re, ma al contrario, armati di moschetto difendono i confini non essendosi accorti che Luigi XIII dal 1622 non è più il loro Re.
Difendono però un paio di consigli comunali, una trentina di assessori una cinquantina di consiglieri, una inesistente popolarità, un pugno di uomini e donne che al grido di “mi stanno rubando l’anagrafe” non si sono accorti che viviamo i tempi dell’AI, dei figli tecnologici, dell’account in eredità, del tutto dentro casa, anzi del tutto in un pc.
Ma davvero qualcuno può ritenere credibile il grido di protesta contro l’eventuale delocalizzazione del carcere? E perchè mai?
Davvero si può pensare, ad esempio, che chi abita su traiettorie rettilinee (strada parco, Riviera, Nazionale, via Vestina, etc etc) possa avere benefici ad essere residente nel comune di Montesilvano piuttosto che di Spoltore o forse sia meglio in una città di “almeno” duecentomila abitanti?
Provate ad immaginare se un comune, ad esempio, come Roma o altre grandi città reclamassero autonomia per “quartiere”, ci sarebbe da divertirsi.
E chiedo ai paladini dell’autonomia “qui prodest?” oltreché ai politici che in questo momento rappresentano i comuni contestatari.
Vi evito divagazioni giuridiche già sovrabbondanti e cerco solo di rimarcare che la contestazione del referendum è solo politico.
Ma in quanto politico infierisce in maniera dispotica nei confronti di chi lo ha votato.
Un referendum non è uno yogurt che va buttato a scadenza. Bruna Romano.
Ecco per avviarmi a conclusione mettere in discussione la fusione Pescara Montesilvano Spoltore è un atto di violenza contro i cittadini che hanno votato il contrario.
Nel film “il secondo tragico Fantozzi”, Paolo Villaggio alias Fantozzi, spinto da un moto di giusta ribellione pronuncia la frase ”La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca”, quando l’ennesimo mega direttore di turno costringe lui e gli altri impiegati a rivedere per la centesima volta il film diretto nel 1925 dal regista sovietico Sergej Michjlovic Ejzentein.
Parafrasando il film dove il mega direttore appassionato di cinematografia storica cerca in tutti i modi di tediare i suoi impiegati è perfettamente rappresentato da sindaci e giunte dei comuni che contestano, mentre gli impiegati siamo semplicemente noi cittadini. Ridiscutere della fusione o indire nuovi fantomatici referendum rasenta il ridicolo, anzi come diceva correttamente Fantozzi ” è una cagata pazzesca”.