Nazario Pagano: “Rallentamenti figli della Legge Regionale n. 26 del 2018”

di Gennaro Passerini

Abbiamo intervistato in forma scritta il deputato eletto nel nostro collegio, Nazario Pagano, che ringraziamo per la disponibilità, sul tema della fusione di Pescara-Montesilvano -Spoltore nella Nuova Pescara.

D. A otto anni dal referendum e a quattro dalla Legge istitutiva della Nuova Pescara, lo spostamento di un anno, dal primo gennaio 2023 al primo gennaio 2024, votati in sequenza dai Consigli Comunali di Pescara, Montesilvano e Spoltore, assecondando l’ordine del giorno approvato dall’assemblea costitutiva della Nuova Pescara, nella seduta che si è tenuta il 29/09/22, secondo Lei, può garantire che politici e tecnici si mettano alacremente al lavoro per fare in un anno quello che non hanno fatto in quattro?

R. Se si vuole si può, ma dipenderà tutto dalla reale volontà politica dei soggetti coinvolti nei territori. Quando, nel 2014, il Consiglio regionale approvò l’indizione del referendum sulla nascita della “Nuova Pescara” ricoprivo il ruolo del Presidente del Consiglio e, insieme all’intero gruppo di Forza Italia, ne fui un grande sostenitore e non creammo alcun ostacolo. L’idea era quella di dare spunto ad una città moderna, europea e soprattutto con una visione contemporanea per rendere Pescara una città competitiva. I cittadini pescaresi con il 70% risposero in larga maggioranza sì a quel referendum. Mentre, a Spoltore e Montesilvano i sì prevalsero con una maggioranza minore, ma comunque superiore al 50%.

D. Nel suo ruolo di Parlamentare, ritiene di poter contribuire a facilitare la conclusione del processo entro il 2023?

R. Certamente ma, ripeto, dipenderà soprattutto dalla reale volontà politica di tutti i soggetti istituzionali coinvolti sul territorio. Solo lo scorso febbraio, ad esempio, ho partecipato ad una riunione con l’allora Ministro dell’interno Luciana Lamorgese per discutere proprio dello snellimento delle procedure che stanno rallentando la costituzione della Nuova Pescara. Al centro del tavolo c’era anche l’erogazione dei finanziamenti necessari accedendo alle risorse del Pnrr.

D. Ritiene sufficienti i 105 milioni a disposizione per la fusione di città sopra a 100.000 abitanti (5 milioni per il primo anno e 10 milioni l’anno per i successivi dieci) grazie all’operato del senatore D’Alfonso nella scorsa legislatura per recuperare il ritardo fin qui accumulato?

R. Come le spiegavo, alla riunione con l’allora Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, c’ero anche io, da sempre sostenitore convinto della nascita della “Nuova Pescara”. Con un ritardo di quattro anni persi inutilmente, nel 2018, nel corso della legislatura dove proprio Luciano D’Alfonso ricopriva il ruolo di Presidente della Giunta, venne approvata dalla maggioranza di centro sinistra una legge che impose un iter piuttosto complicato nel nome di un assemblearismo che, invece di sveltire e snellire le procedure, inevitabilmente avrebbe allungato la fusione dei tre comuni. Nella legge regionale del 24 agosto 2018 n. 26, si legge appunto che “su convocazione del Presidente della Regione, è costituita l’Assemblea costitutiva per la fusione, cui spetta coordinare, sviluppare e monitorare il procedimento di fusione.“ Nella stessa Legge, si prevedeva anche che all’Assemblea si sarebbero affiancate delle Commissioni e, se ciò non bastasse, veniva istituito “un Ufficio di Presidenza composto dai Presidenti delle Assemblee dei Consigli comunali dei tre Comuni coinvolti”. Insomma, un modo per rimandare la questione alle calende greche. Come di fatto è avvenuto. Una perdita di tempo e denaro che io attribuisco proprio a quella legge regionale, approvata dal Centro sinistra e da D’Alfonso nel 2018.

D. Ritiene che sia stata rispettata la volontà espressa dalle popolazioni con il referendum, atteso che il Nuovo Statuto, che rappresenta la carta fondamentale dei diritti dei cittadini della Nuova Pescara, dopo quattro anni è ancora tutto da scrivere?

R. Ovviamente fino ad ora è rimasta disattesa. Personalmente ritengo che il Nuovo Statuto possa essere approvato anche dal primo Consiglio comunale costituente la Nuova Pescara. Anche per la Regione Abruzzo lo statuto fu approvato dal primo Consiglio regionale eletto.

D. È nostra impressione che ai tempi del referendum i cittadini abbiano aderito entusiasticamente all’idea della Nuova Pescara, immaginando che il miglioramento dei servizi garantiti da un unico ente, la qualità della vita delle nostre città e le migliori pratiche da mettere in atto potessero essere trasferiti in tutto il territorio della Nuova Pescara. Come suggerisce di identificare oggettivamente le migliori esperienze agli attuali amministratori e dirigenti da recepire/applicare in tutto il nuovo Comune per evitare campanilismi che rischiano di far perdere un’occasione storica di miglioramento della qualità della vita urbana?

R. I campanilismi sono la negazione stessa delle best practice. Forse bisognerebbe iniziare proprio da lì: fare tutti un piccolo passo indietro per permettere la nascita di qualcosa di molto più grande. La Nuova Pescara, con oltre 200mila abitanti grazie alla fusione con gli adiacenti comuni di Spoltore e Montesilvano, sarebbe destinata a trasformarsi nel centro più importante di tutto il medio adriatico con un’evidente ricaduta positiva per i flussi produttivi e sociali dei Comuni coinvolti, oltre a diventare un forte polo di attrazione per investimenti nazionali e internazionali.

D. Considerando le iniziative globali per piantare milioni di alberi al fine di migliorare la vivibilità delle città per combattere gli effetti del cambiamento climatico, inserita per le aree metropolitane anche nel PNRR, promuoverebbe una riforma urbanistica nazionale che prescriva nuovi standard urbanistici, quale quello di piantare un nuovo albero per ogni abitante insediabile, ossia un albero ogni 100 mc di edificato come nuovo standard urbanistico minimo?

R. Potrebbe sicuramente essere un’ottima iniziativa, un bel segnale per la tutela dell’ambiente che finirebbe sicuramente per abbellire la città.

D. Qual è il suo giudizio su leggi regionali, come quelle abruzzesi sul recupero di sottotetti e interrati, che permettono la abitabilità di spazi accessori, anche in deroga alle prescrizioni urbanistiche, dopo decenni di proroghe per il recupero di edifici esistenti, ora anche per le nuove costruzioni? Non pensa che il recupero edilizio non possa andare a danno della qualità urbana, soprattutto in regioni a vocazione turistica come l’Abruzzo?

R. Quelle leggi furono approvate da governi regionali di centro destra, come da quelli di centro sinistra. Lo scopo era valorizzare gli edifici e sanare situazioni che comunque sarebbe stato difficile affrontare in modo diverso. Pescara è l’unico capoluogo abruzzese con un livello di sismicità molto basso. È una città moderna che può permettersi di svilupparsi verticalmente e, come è sotto gli occhi tutti, il suo skyline sta pian piano modificandosi con esempi molto belli di palazzi dalle architetture futuristiche. Non dimentichiamoci che Pescara compirà 100 anni solo nel 2027. Ci sono pochissime altre città italiane così giovani e bisogna saper trasformare questo aspetto in un punto di forza e non di debolezza.

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