Lo Stadio dei lavori

   di Ermanno Falco

Dopo un silenzio durato alcuni anni torna d’attualità il tema della riqualificazione e ristrutturazione dello stadio “Adriatico-Cornacchia” di Pescara. L’argomento ovviamente travalica di gran lunga l’aspetto sportivo, coinvolgendo al tempo stesso connotati urbanistici, sociali, economici e culturali da cui dipende il futuro non solo della città, fosse pure quella ingrandita dall’unificazione con Montesilvano e Spoltore, ma dell’intero comprensorio territoriale che vede interessati almeno altri quattro comuni della corona pescarese.

La posizione di questo impianto nell’ambito dell’abitato cittadino è infatti tale da determinare gran parte dell’equilibrio infrastrutturale urbano quanto ad allocazione di attività imprenditoriali, dislocazione e ripartizione di zone residenziali e spazi pubblici, nonché progettualità innovative di sistemi di trasporto pubblico di massa in grado di promuovere la mobilità veloce e sicura di persone e cose nel pieno rispetto dell’ambiente e della qualità dell’aria.

Abbandonata per fortuna l’idea di costruire una “cittadella dello sport” a ridosso della Riserva Dannunziana, peraltro già gravemente compromessa dal devastante incendio dei primi giorni dello scorso agosto, il discorso torna a concentrarsi sullo storico complesso di via Pepe e in particolare sull’idea ancora una volta rispolverata di un suo “total restyling”. A tale riguardo è stato aperto un tavolo attorno al quale si sono seduti i rappresentanti della politica comunale e regionale nelle persone del sindaco Masci e del governatore Marsilio, coadiuvati dalle rispettive figure amministrative competenti per materia, i massimi rappresentanti “sport advisory” dell’Istituto per il Credito Sportivo, il presidente della Pescara Calcio Sebastiani e il team direttivo della Sovrintendenza Regionale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Non sfugge l’assenza, almeno in questa prima fase, di alcuni tra i più importanti portatori di interessi civici e collettivi, come l’Università “D’Annunzio”, le varie associazioni sportive e culturali, i rappresentanti del commercio e del turismo, le parti sociali e il mondo della scuola.

È una limitazione prospettica che va rivista e colmata sin dai prossimi incontri, quando la discussione dovrà necessariamente estendersi fino a comprendere le voci di tutti i soggetti che rappresentano a tutti i livelli volontà ed esigenze di ciascun comparto, nessuno escluso, della nostra comunità.

Solo così potrà essere garantita l’acquisizione integrale di tutti i dati necessari a operare una scelta destinata a impattare con conseguenze di carattere epocale su vita e abitudini di decine di migliaia di cittadini.

L’allocazione e la funzionalità di strutture ad altissima incidenza sociale come un moderno stadio concepito per variegate utilizzazioni riverbera, infatti, i suoi effetti non solo sull’area o quartiere direttamente interessati, ma sull’intera conurbazione di fatto, a prescindere dai troppo spesso anacronistici e disfunzionali confini comunali. Le conseguenze che scaturiscono da tali scelte ricadono inevitabilmente sulle spalle di tutti coloro che vivono o anche solo frequentano l’area, i quali ne sono condizionati e molto spesso penalizzati in termini di modalità di rapporti sociali e di pianificazione personale e categoriale dei tempi quotidianamente dedicati al lavoro e al tempo libero.

Se poi consideriamo che, ad onta di un inqualificabile atteggiamento di vero e proprio boicottaggio messo in atto da larghi strati della politica locale, risulta ormai ineludibile e prossima l’unificazione dei comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore, appare improcrastinabile la necessità di allargare la discussione ad un livello (ancor per poco) extracomunale, chiamando a illustrare le proprie ragioni anche gli altri quattro comuni (Francavilla al Mare, San Giovanni Teatino, Città Sant’Angelo e Silvi) che hanno tutto l’interesse a partecipare attivamente, in nome e per conto dei propri cittadini, a un processo di scelta urbanistica di natura epocale entro una prospettiva di adeguamento amministrativo di ciò che già da decenni è realtà viva e palpitante: una grande città che ha bisogno di servizi unici e non solo semplicemente integrati, volti al raggiungimento del massimo grado di efficacia ed efficienza possibile. Una dimensione metropolitana autorevolmente protesa a captare le migliori opportunità finanziarie e di “start-up” appositamente fornite ai grandi centri dal Paese e dall’Europa.

C’è dunque bisogno di un dibattito approfondito e assai riflettuto che non può certo ridursi a una semplice conferenza di servizi di routine ma che comprenda con lungimiranza tutti i soggetti della futura comunità allargata, in modo da prestare la massima attenzione ad ipotesi alternative che potrebbero essere rappresentate in forma di un diverso e nuovissimo progetto insediativo sostenibile sia sul piano ecologico che su quello dei costi.

Oggi le direttive Uefa raccomandano alle società di calcio professionistiche di dotarsi di impianti di proprietà, come da sempre avviene ad esempio nel Regno Unito, adibiti al solo gioco del calcio con accorgimenti di assoluto comfort per atleti e spettatori. Di contro vanno debitamente considerate caratteristiche e necessità di uno sport come l’atletica leggera che, anche a seguito di reiterati interventi e migliorie, ha nell’”Adriatico-Cornacchia” il suo massimo teatro dell’intera regione, con possibilità di ospitare qualsiasi tipo di manifestazione, anche e soprattutto di livello internazionale.

Ebbene, non risulta attualmente esistente nella zona di Pescara un impianto alternativo, capace, cioè, di garantire la pratica quotidiana nonché lo svolgimento di competizioni di alto profilo, pronto “d’emblèe” a sostituire un impianto che dispone delle canoniche otto corsie di pista, oltre che di ampi e regolamentari spazi volti a soddisfare ogni esigenza agonistica e logistica di atleti, addetti all’informazione e pubblico.

Quale che sarà la scelta finale è comunque fuor di ogni dubbio che di qui in avanti ci si dovrà abituare a ragionare in termini di logica metropolitana, e a concepire e adottare scelte fondamentali per la vita della collettività col respiro e l’autorevolezza di una grande città, nuovo, fondamentale punto di riferimento per tutto il versante adriatico e volano economico di una regione che oggi più che mai ha bisogno di una locomotiva potente e veloce.

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