Le riflessioni sulla scuola al tempo del coronavirus

di Giuseppe Gangemi (classe seconda – Liceo scientifico “Galilei” Pescara)

Giuseppe accendi la telecamera. Mi senti? “Prof. Mi vede? Mi sente?

-Salve mi chiamo Giuseppe, ho 15 anni…; e questo è, più o meno, ciò che per un anno e mezzo, è accaduto nei vari collegamenti che, tutti i giorni, ho dovuto fare con e per la scuola.

Tutto era affidato ai capricci della rete, in virtù di connessioni stabili oppure continuamente in balia delle innumerevoli difficoltà tecnologiche. Questa è stata la scuola ai tempi del coronavirus, la famosissima DAD: la didattica a distanza.

Praticamente la nostra vita era tutti i giorni uguale: sveglia, rigorosamente pochi secondi prima del collegamento, ci sedavamo davanti alle nostre scrivanie, accendevamo il pc, il nostro unico collegamento con la società esterna, ed ore ed ore di lezione davanti al monitor.

Una volta spento il computer perdevo ogni contatto con il mondo esterno ed era come se la mia giornata finisse lì.

Ho visto diverse trasmissioni televisive dove si parlava dell’argomento, la domanda che veniva fatta era sempre la stessa: ”la DAD può sostituire le lezioni in presenza?”

Beh, io ho visto la DAD come un’alleata preziosa, era il mio collegamento con la realtà, lo strumento che mi permetteva di andare avanti, di non perdere un anno scolastico prezioso, di avere un contatto con l’esterno.

Ma effettivamente il virus ha cambiato la scuola?

L’odore delle aule pulite, il vocio dei corridoi, il rumore delle sedie, Il suono della campanella, l’attesa della ricreazione, le attività pomeridiane, le risate tra noi amici, l’ansia del compito a sorpresa, la voglia del confronto, del dialogo sembravano cose lontane, tanta in noi era la voglia del loro ritorno………. ma perché? Perché a causa di un microscopico, invisibile, imprevedibile, minaccioso, subdolo virus la scuola era stata messa in ginocchio. La socialità, la complicità ma soprattutto la fisicità della scuola erano ormai morte. I rapporti umani erano stati azzerati e sostituiti da uno schermo freddo, inespressivo, e sempre uguale a sé stesso.

Possiamo però pensare che alcuni aspetti della scuola siano migliorati grazie alla DAD, come ad esempio le competenze multimediali di ognuno di noi; e noi studenti abbiamo maturato un maggior senso di responsabilità e di complicità.

L’importanza della scuola è stata notevolmente rivalutata: quest’ultima rappresenta un luogo di incontro e di aggregazione, di scambio di idee e di pensieri che per molti mesi, a causa del virus, sono stati sostituiti da una connessione non umana ma virtuale. Tutto questo grazie alla connessione Internet che ha rappresentato un notevole supporto per gli studenti e i loro insegnanti. Al tempo stesso, questo fenomeno ha destato innumerevoli disagi, perché ha reso maggiormente evidente le differenze sociali tra gli studenti, poiché non tutti possiedono un computer adeguato alle nuove modalità di apprendimento.

Non avrei mai creduto mi potesse mancare l’aula della mia scuola, la compagnia dei miei compagni, l’ansia dell’interrogazione, la paura del compito in classe. Ho capito che nulla deve essere dato per scontato e che per noi ragazzi la socialità è un fattore molto importante. I nostri genitori non devono aver paura del virus ma della nostra salute che comincia a vacillare, soprattutto quella psicologica, che è stata messa a dura prova dalla situazione. Quest’anno finalmente siamo tornati in classe, un po’ più grandi, sicuramente cambiati ma con una consapevolezza diversa: la scuola deve essere fatta in presenza.

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