Nuova Pescara: ”One small step for a man, one giant leap for mankind”

di Filiberto Mastrangelo*

Da medico vi confesso, che uno dei momenti più incredibili della vita di un uomo è da sempre quello legato al camminare. La deambulazione, come in termine scientifico viene definita, è un semplice atto che tutti quanti noi effettuiamo inconsapevolmente centinaia o migliaia di volte ogni giorno e che al contrario è estremamente complesso ed affascinante da studiare.

Alla nascita non ci appartiene, come lo stare in posizione eretta, e sin da piccolissimi dobbiamo imparare a farlo, con non poche difficoltà.

Quello che oggi ci appare così banale è al contrario un meccanismo articolato, che da neonati è difficilissimo, perché per poter muovere quel primo “fatidico passo” il nostro corpo deve necessariamente perdere il suo equilibrio, imparando a non cadere, trovando poi un nuovo equilibrio, e poi un altro, e poi un altro ancora, fino a imparare dapprima a camminare, per poi iniziare persino a correre, via via che si cresce.

Quel primo fatidico passo non è altro che una lotta inconscia tra il “coraggio di osare” e il “timore di cadere”.

Cosa saremo noi oggi senza poter camminare, ma soprattutto cosa c’entra tutto questo con la nascita della NUOVA PESCARA?

Dal maggio 2014 quando i cittadini di Montesilvano, Pescara e Spoltore decisero di votare a maggioranza in tutti e tre i comuni per la fusione nulla è stato fatto in termini concreti.

Fiumi di parole e di inchiostro sono stati versati, una legge regionale è stata prodotta, ma che non ancora trova concretezza, e tanti buoni propositi declinati a favore di telecamere o in pubbliche audizioni: questi ad oggi sono stati i miseri risultati dell’attività della politica.

Come un neonato che, messosi in posizione eretta, continua goffamente a barcamenarsi tra il “coraggio di osare” e il “timore di cadere”.

È proprio questo il punto: per intraprendere un cammino, oltre a essere consapevoli di dove si vuole andare, bisogna accettare di dover perdere il proprio equilibrio, per compiere quel primo passo.

In questi sette lunghi anni, nessuno è riuscito a concretizzare i sogni e le speranze di 64.891 elettori che sono stati maggioranza di un referendum.

Questo sta a significare che la classe dirigente non solo non è stata in grado di avere una “visione” di sviluppo del proprio territorio ma, cosa ben più grave, non è stata neanche capace di raccogliere le esigenze dei propri cittadini, così come non è certamente stata in grado di concretizzare le giuste aspettative della maggioranza dei cittadini elettori di tutti e tre i comuni interessati da referendum.

Ma se una classe dirigente può peccare di mancanza coraggio nelle scelte, non è assolutamente possibile immaginare che decida di non intraprendere un percorso virtuoso, avendo il “timore di cadere” ovvero sottomettere il dettato popolare, alla paura di perdere piccoli o grandi privilegi elettorali.

Non è questa la politica che i cittadini di Montesilvano, Pescara e Spoltore si meritano.

Il giorno dopo la vittoria di un’elezione è il primo giorno della futura campagna elettorale, e al giorno d’oggi non è più accettabile una politica fatta di strette di mano in campagna elettorale, così come di futili promesse, se poi una volta eletti si è pronti soltanto a coltivare le proprie ambizioni, senza pensare al bene di tutti i cittadini e del territorio.

Nel frattempo gli anni passano nella speranza che i cittadini si dimentichino sia delle promesse fatte che del risultato del referendum.

Il nostro territorio negli ultimi decenni ha perduto competitività e capacità produttiva, senza trovare adeguate soluzioni, ma la più preoccupante emorragia che stiamo vivendo, di cui nessuno parla, una vera e propria emorragia che ricorda quanto accaduto nell’entroterra del nostro territorio con lo spopolamento di intere aree, è l’impoverimento del bene più prezioso che abbiamo: i nostri giovani.

In questi anni, nella totale noncuranza della classe dirigente, abbiamo visto emigrare oltre 40.000 persone, tra giovani e giovani adulti, appena formatisi, ricchi di sapere e di voglia di fare, che in mancanza di opportunità hanno preferito concretizzare i propri legittimi sogni all’estero, impoverendoci tutti.

E’ inutile costruire sapere e cultura nelle nostre scuole e nelle nostre università, se poi il territorio non offre ai nostri migliori talenti la possibilità di insediarsi e costruire la propria vita in Abruzzo.

Non si può pensare di continuare così, non si può immaginare di gestire l’oggi con logiche di privilegio, così come non è più concepibile da parte di una classe dirigente solo di rincorrere le emergenze. Al contrario, è assolutamente necessario programmare il futuro, e in questo la Nuova Pescara è cruciale non solo per lo sviluppo di Montesilvano, Pescara e Spoltore ma per l’intero territorio regionale.

Non è più il tempo dei campanili con cui scontrarsi e competere: la pandemia ci ha fatto comprendere quanto piccolo sia il mondo e come sia sempre più necessario confrontarsi con gli altri territori in Italia e all’estero, per costruire sviluppo e benessere per i nostri giovani.

Oggi siamo in un momento storico incredibilmente favorevole, grazie a fondi europei e finanziamenti che sarebbero in grado di concretizzare visioni del futuro e progetti ambiziosi, se ve ne fossero!

Ma per fare tutto questo abbiamo bisogno di una classe dirigente che trovi la forza di avere coraggio, quel “coraggio di osare” di sviluppare il futuro di una città che i cittadini ben sette anni fa avevano già immaginato unica.

Ed è per questo che oggi, senza più esitazioni, chiediamo con determinazione di iniziare questo cammino e, parafrasando le parole che Neil Armstrong proferì il 20 luglio 1969, siamo nuovamente a chiedere di fare quel “piccolo passo per un uomo, che diventerà un grande passo per la NUOVA PESCARA del futuro”.

* Presidente Associazione S.A.L.E. (Sviluppo Ambiente Lavoro Etica) – Componente fondatore Associazione Nuova Pescara

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