Per ripartire e non perdere l’occasione

di Pasquale Sofi

Sebbene siano state tante e anche qualificate, le personalità rivelatesi tra i politici più illustri nella storia della Repubblica, solo pochissimi degli inquilini succedutisi nelle stanze del Palazzo di Viale Trastevere, hanno lasciato tracce di rilievo del loro operato quale Ministro della Pubblica Istruzione! I più si sono distinti per avere scaldato la poltrona o anche per gli “strafalcioni” proposti. Tra questi ultimi brilla quale primatista il medico viterbese On. Giuseppe Fioroni (nel corso del suo mandato riportò la scuola indietro di almeno un ventennio con la restaurazione degli esami di riparazione) che, in quest’ultimo periodo però vede vacillare il suo primato dall’incalzante, quanto sprovveduta, azione della giovane di bell’aspetto On. Lucia Azzolina.
La domanda nasce spontanea (mi perdoni il buon Lubrano): possibile che gli apparati ministeriali, e non è la prima volta che lo scrivo, consentano a politici neofiti, ma di alto rango istituzionale (un Ministro della Repubblica nella fattispecie), dichiarazioni non sufficientemente ponderate perché contraddittorie con il pregresso normativo? Oppure è l’arrogante ardire della gioventù a causare tanti sproloqui? È vero che la Ministra è stata preceduta da un giudizio poco lusinghiero sulla qualità dei suoi esami al recente concorso a posti di dirigente scolastico, ma la scarsa eleganza del presidente di commissione in quel concorso, conferma nel merito gli inciampi in cui la ministra incorre. È dal tempo dei regi decreti che la Scuola per promuovere un alunno pretende che questo riporti in pagella il voto di sei in tutte le materie. La cosa potrebbe anche essere opinabile in un contesto più complesso; ma stante le norme in atto, e non solo, da ciò è impossibile prescindere. Come fa quindi la ministra ad affermare che gli alunni saranno promossi anche riportando il voto di 4 o di 5 in pagella? La soluzione? Se non si vuole ricorrere al famoso “sei politico”, alla fine, sarà quella di sospendere il giudizio degli alunni che riportano insufficienze fino al prossimo scrutinio, magari a settembre prima dell’inizio del nuovo anno (senza quindi riportare i voti in pagella) come avviene adesso. Ma al termine di uno scrutinio non si possono stampare pagelle di alunni promossi con voti insufficienti (inferiori a sei, secondo la norma) anche in una sola materia. La motivazione sta nel fatto che lo scrutinio non è una semplice trascrizione di voti, ma un momento di analisi collegiale sulla evoluzione della personalità culturale da cui scaturisce la valutazione dello studente nella sua complessità; diversamente, in barba a qualsiasi principio docimologico, si andrebbe a configurare solo una misurazione, come può essere quella di una prestazione occasionale. Al Ministro suggerirei invece di ripassare le teorie di Howard Gardner, che avrà sicuramente studiato nel percorso di preparazione al suo recente concorso, durante il quale dovrebbe aver studiato anche le metodologie didattiche attualmente più all’avanguardia. A tal proposito vorrei ribadire che la lezione a distanza può rappresentare un importante momento educativo se opportunamente progettata quale azione didattica integrata nel percorso curricolare e addirittura occupare un posto di rilievo nella scuola di domani se, con opportune modalità metodologico operative si introducesse nel processo di insegnamento apprendimento, una nuova interconnessione relazionale tra discenti, possibilmente guidata, attraverso metodologie didattiche coinvolgenti.
Ovviamente è necessario che la scuola riprenda quanto prima il suo percorso in piena sicurezza facendo tesoro delle esperienze didattiche e degli accorgimenti normativi recenti; si dovranno pertanto integrare i piani di prevenzione dei rischi. Coniugando il tutto, si potrebbe cominciare, per il momento, enucleando da ogni classe i pendolari (quelli che sarebbero in teoria impossibilitati a frequentare perché creerebbero assembramenti sui mezzi di trasporto) e garantendo le lezioni in presenza, a giorni alterni, a una delle due parti in cui la classe verrebbe divisa per garantire il distanziamento sociale. Ovviamente seguirebbero le lezioni anche i pendolari capaci di raggiungere la scuola autonomamente e in sicurezza sia per loro che per gli altri. Gli studenti non impegnati nelle lezioni in presenza seguirebbero le attività in videoconferenza o con gli strumenti tecnologici fin qui utilizzati.
Nel pomeriggio, mediante lavori di gruppo e l’utilizzo di metodologie socializzanti (quali ad es. la peer education o il cooperative learning) tutti gli studenti sarebbero coinvolti in un’interazione continua e guidata in parte da docenti (con verifiche di traguardi formativi in itinere) che settimanalmente, a turno, dedicherebbero delle ore del loro lavoro quotidiano o extracurriculare al fine di uniformare l’offerta didattica in presenza e non (flessibilità didattica mai opportunamente utilizzata). Verrebbe meno così, la prassi di scuola come addestramento e si creerebbe al contempo la scuola della costruzione partecipata: modello significativo e caratterizzante, nell’insieme alunni docenti, di una solida comunità educante.
È pero auspicabile che il livello della velocità di internet nei vari territori sia adeguato: non sono poche le disfunzioni e le ineguaglianze che si riscontrano anche in uno stesso comune.

Lascia un commento