La Vita corre sul Fiume

di Franco Viteleia

 

L’antropizzazione del territorio vallivo e il successivo sfruttamento delle sue risorse ambientali hanno causato la distruzione di interessanti e pregevoli comunità vegetali endemiche e l’assenza, praticamente totale, dell’ornitofauna e della fauna acquatica autoctona.

La necessità, quindi, di rimediare ai danni dall’ignoranza e dell’incoscienza umana ha comportato l’idea di redigere una “ipotesi progettuale di PARCO FLUVIALE INTERCOMUNALE” il cui fine principale è quello di risanare, qualificare e valorizzare un territorio la cui vocazione naturalistica è quella di offrire Natura e Servizi compatibili con il suo godimento.

Gli obiettivi di tutela e di valorizzazione del proprio territorio e delle sue risorse ambientali sono una priorità indiscutibile la cui portata sfocia anche in considerazioni di carattere economico e sociale.

L’intervento di tutela e valorizzazione del sistema fluviale (TAVO-FINO-SALINE) si inquadra in una strategia più ampia, mirata da un lato a incrementare la conservazione dell’ambiente e dall’altro a fornire ulteriori opportunità di conoscenza di un territorio pregiato e di occasioni indotte di investimento (dicasi, tra l’altro, di laghi sportivi).

La realizzazione di un sistema ordinato di fruizione dell’ambiente fluviale si traduce in una rete di percorsi finalizzati alla conoscenza dell’habitat e al recupero di tratti di fiume, oggi compromessi dall’incuria e dall’abbandono se non addirittura aggrediti da detrattori quali: accumuli di rifiuti, sversamenti non autorizzati, scarichi fognari, ecc. .

“L’idea progetto” prevede il ripristino degli ambienti naturali originari e il riutilizzo dei vecchi tracciati paralleli e adiacenti il corso dei fiumi, organizzando una percorrenza accessibile da più parti, collegata con il sistema infrastrutturale esistente, per la visita dai centri abitati limitrofi.

Verrebbero, pertanto, rivisitati i vecchi percorsi, originariamente a uso agricolo, già presenti sul territorio e oggi in parte abbandonati a causa della crescente marginalizzazione dell’attività agricola.

Il cuore naturale del territorio in esame è l’area compresa dalle adiacenze dei ripetuti fiumi.

Lo studio di tali aree si presenta particolarmente interessante e complesso perché investe un territorio densamente antropizzato che implica tutta una serie di problematiche relative alle molteplici attività che vi si svolgono. Dicasi l’espansione urbana, gli insediamenti industriali, le strade di collegamento, le coltivazioni di colture specializzate oltre ad aspetti particolari quali i ritrovamenti archeologici che testimoniano la presenza di insediamenti preistorici e storici di rilevante importanza e, non ultimo, elementi architettonici che danno un carattere monumentale ai piccoli e grandi centri abitati.

A queste aree principali vanno poi affiancate delle aree contigue nelle quali, pur nel rispetto della natura, sono consentite le normali attività umane, dalla coltivazione dei campi alla pesca sportiva o ad altre attività di tipo artigianale, con la semplice osservanza di certe regole che salvaguardano l’ambiente da un’aggressione distruttiva dell’uomo.

Osservando lo stato dei luoghi delle pertinenze dei fiumi in argomento, va detto che esso risulta fortemente compromesso sotto l’aspetto igienico-ambientale perché da decenni gli stessi non vengono più manutenzionati: non esiste più il letto entro cui i fiumi possono scorrere con sicurezza in quanto il medesimo risulta fortemente imbonito di materiale litoide nonché cespugliazioni e tronchi abbandonati; necessita, quindi, riaprire una giusta sezione di deflusso delle acque, al fine di consentire un efficiente e funzionale scorrimento fino alla foce.

Va detto, altresì, che bisogna ricostruire “gli argini di contenimento” dell’espansione del fiume nei periodi di massimo trasporto. Per ultimo è improcrastinabile una radicale bonifica ambientale delle sponde dei corsi d’acqua al fine di far tornare a essere “ELEMENTI DI VITA” e non “DI MORTE”.

Il previsionato “PARCO FLUVIALE” è, prima di ogni altra cosa, un insieme di fragili equilibri sia politici che di tipo gestionale.

Pertanto, il grande problema che bisogna risolvere per garantire la sopravvivenza dei fiumi è quello della  compatibilità con gli insediamenti umani e le attività produttive che lo attorniano.

Per queste ragioni lo strumento che può dare risposte a questa difficile sfida è il “PIANO AMBIENTALE”.

La diffidenza che serpeggia, soprattutto tra i proprietari terrieri e i conduttori di aziende agricole, è difficile da rimuovere, poiché l’unica preoccupazione è che non venga sottratta l’acqua per irrigare i campi durante il periodo estivo in cui i fiumi riducono la portata.

A tale riguardo l’ipotesi progettuale, di cui innanzi è cenno, prevede il rispetto degli usi agricoli e dei fronti agricoli sui fiumi, ponendo particolare attenzione a non modificare il rapporto esistente tra contadini e acqua, rapporto dominante nella cultura e nella tradizione locale.

Un’area che vanti caratteristiche naturali degne di essere conservate non sarà più necessariamente “un’area proibita” ma un terreno per attività privilegiate, come ricerca, turismo, servizi, artigianato, produzioni agroalimentari, tutti settori per i quali la compatibilità con la tutela ambientale può essere abbinata a forme di sviluppo, recuperando così aree depresse non solo economicamente ma anche socialmente.

Il carattere unificante delle “aree a parco” non è costituito solo dalla presenza di elementi di interesse naturalistico, ma anche e soprattutto dal fatto che questi ambiti offrono le migliori opportunità per riqualificare interi comparti territoriali, in quanto in essi i caratteri ambientali (ecologici, paesaggistici, culturali) assumono un rilievo particolare in rapporto ai diversi contesti territoriali in cui sono collocati.

Gli obiettivi unificanti sono:

  • recupero delle aree degradate e ricostruzione della continuità dell’ambiente lungo l’asta fluviale;
  • tutela delle zone umide e dei pioppi;
  • difesa dai fenomeni di inquinamento e di degrado ecologico;
  • regimentazione delle acque e regolamentazione delle opere di difesa;
  • definizione delle infrastrutture per l’uso sociale, sportivo e tempo libero.

La naturale conclusione di questa ipotesi progettuale è che “l’Uomo” deve tutelare l’ambiente non solo per il beneficio e il godimento delle generazioni future, ma soprattutto per assicurare la sua stessa esistenza sul pianeta Terra.

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