Riduzione del cuneo fiscale: bonus Renzi esteso ai redditi fino a 40.000 €

Dott. Damocle Garzarelli (Consulente del Lavoro))

Si rivolgerà ad una platea stimata di 16 milioni di lavoratori dipendenti il taglio del cuneo fiscale, intervento avviato dalla legge di Bilancio 2020 che ha stabilito la costituzione di un «Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti» con una dotazione di 3 miliardi di € per l’anno 2020 e di 5 miliardi di € annui a decorrere dal 2021. La disposizione rinvia per l’attuazione ad apposite norme, che, con ogni probabilità, dovrebbero essere inserite in un decreto-legge all’esame del Consiglio dei Ministri alla fine di gennaio. È prevista una maggiorazione del bonus Renzi per le fasce reddituali più basse e un ampliamento della sua corresponsione (con importi modulati) fino ad un reddito annuo complessivo pari a 40.000 €.

Nell’incontro di Palazzo Chigi con i sindacati, è stato illustrato come dovrebbe funzionare il meccanismo di riduzione del cuneo fiscale previsto dalla legge di Bilancio 2020 che dovrebbe applicarsi a partire dal prossimo mese di luglio e che si rivolgerà ad una platea stimata di 16 milioni di lavoratori dipendenti.

La Manovra finanziaria 2020 stabilisce infatti la costituzione di un «Fondo per la riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti» con una dotazione di 3 miliardi di € per l’anno 2020 e di 5 miliardi di € annui a decorrere dal 2021.

La disposizione rinvia ad appositi provvedimenti normativi (dovrebbe essere un decreto-legge che potrebbe approdare in Consiglio dei Ministri alla fine del mese) l’attuazione di tali interventi, nei limiti delle risorse stanziate nel fondo medesimo, eventualmente incrementate nel rispetto dei saldi di finanza pubblica nell’ambito dei medesimi provvedimenti.

La misura si inserisce in un progetto più complessivo di riforma fiscale che dovrebbe essere posta in essere da una legge delega che dovrebbe collegarsi alla legge di Bilancio 2021.

Cuneo fiscale: Italia a confronto con i paesi UE

La finalità del taglio del cuneo fiscale è quella di recuperare competitività del sistema Paese, e rilanciare i consumi per favorire una ripresa economica.

Particolarmente eloquenti le considerazioni appena espresse dal Fondo Monetario internazionale che stima la crescita del nostro Pil nel 2019 in +0,2%, in leggero miglioramento rispetto alla stime precedenti ma sottolinea come l’Italia ha avuto benefici dalla politica monetaria accomodante della BCE e dai tassi di interesse molto bassi ma ha bisogno di riforme strutturali per cogliere in maniera più consistente tale situazione favorevole (il Fmi stima un aumento dello 0,5% del Pil nel 2020 e dello 0,7% nel 2021, rispetto a una media dell’area €, rispettivamente, dell’1,3% e dell’1,4%).

In particolare, si raccomanda di ridurre gradualmente il debito pubblico e introdurre misure per incoraggiare la crescita elevando soprattutto la crescita della produttività pro capite, troppo bassa nel confronto con gli altri Paesi. Tra gli elementi di debolezza del nostro sistema economico vi è, il livello elevato del costo del lavoro ed in particolare proprio la misura del cuneo fiscale, definito dall’OCSE come differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta percepita dal lavoratore.

Secondo il Taxing Wages 2019 dell’OCSE con un cuneo fiscale per un lavoratore medio senza figli pari al 47,9% del costo del lavoro, l’Italia si colloca nel 2018 al terzo posto (dopo il Belgio e la Germania).

Nel 2018 il costo del lavoro è aumentato di 0,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente, interamente a causa delle imposte sul reddito. Anche nella maggior parte degli altri Paesi, prosegue lo studio, tuttavia, la variazione del costo del lavoro è principalmente dovuta alla variazione dell’imposta sul reddito. In media, il cuneo fiscale dei paesi OCSE nel 2018 risulta pari al 36,1%, in diminuzione di 0.16 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Se si guarda tuttavia alla composizione assoluta del cuneo fiscale dell’Italia nel 2018 si nota che la maggior parte del cuneo è riconducibile ai contributi sociali a carico del datore di lavoro (24% del costo del lavoro totale), quindi alle imposte sui redditi (16,7% del costo del lavoro) e, infine, ai contributi sociali a carico del lavoratore (7,2% del costo del lavoro). Tale composizione rispecchia quella media dei Paesi OCSE.

Come si realizzerà il taglio del cuneo fiscale

In attesa del decreto per avere un maggior dettaglio di approfondimento, secondo le anticipazioni l’intervento si modulerà:

  1. potenziando da un lato il bonus Renzi già percepito portandolo fino ad un massimo di 100 €,
  2. corrispondendo il bonus Renzi (con importo modulato) fino ad un reddito annuo complessivo pari a 40.000 €, con un allargamento della platea dei percettori, che passa da 11,7 a 16 milioni di lavoratori (4,3 milioni di lavoratori in più).

Il meccanismo per erogare il beneficio resterà quello del bonus per l’attuale platea (fino a 26.600 €) mentre per i nuovi beneficiari ci sarà una detrazione fiscale.

L’importo massimo (integrando quindi gli attuali 80 €) di 100 € mensili verrà corrisposto interamente al di sotto di un reddito di 28.000 € (sono 750 mila i redditi tra i 26.600 e i 28 mila €). Al di sopra di tale soglia, l’importo decresce fino ad arrivare al valore di 80 € in corrispondenza di un reddito di 35.000 € (i lavoratori tra 28 mila e 35 mila € annui sono 2,6 milioni) il beneficio si colloca cioè tra i 100 e gli 80 €). Oltre tale limite reddituale il beneficio diminuisce ulteriormente fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 € di reddito (950 mila dipendenti).

Tirando una linea sembra di poter dire che il maggiore beneficio venga colto dalle retribuzioni tra 26.600 € e 35 mila € che percepiranno ex novo 100 € netti mensili in più per poi decrescere all’aumentare del reddito.

Rimangono fuori dal meccanismo i cd incapienti, vale a dire coloro che hanno redditi fino a circa 8.200 € (sono circa 4 milioni) e non pagano quindi tasse, che hanno invece la possibilità se sono in possesso di tutti i requisiti di accedere al reddito di cittadinanza.

In conclusione va sottolineato come la riduzione del cuneo fiscale per il momento interessa esclusivamente i lavoratori, non essendo stato ritenuto possibile percorrere finanziariamente l’ipotesi di una riduzione più marcata del costo del lavoro anche per le imprese. Sembra però di potersi osservare come in termini sia pure generali e non specifici la diminuzione del cuneo va comunque a vantaggio della competitività delle imprese e migliora il clima aziendale.

Il meccanismo di funzionamento in sintesi:

– Percettori degli 80 €: ampliamento bonus, dovrebbero arrivare a 100 € mensili

– Chi ha redditi tra 26.660 € e 28 mila €: vantaggio pieno ex novo di 100 € mensili

– Chi ha redditi tra 28 mila e 35 mila €: beneficio tra i 100 e gli 80 € al mese

– Chi ha redditi da 35 mila a 40 mila: il beneficio decresce fino ad azzerarsi

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