Le parole invisibili sono un boato

di Germana di Rino

Il 22 novembre lo scrittore Stefano CARNICELLI ha fatto visita all’associazione “La Casa di Cristina” per conversare con i ragazzi , gli operatori e il pubblico intervenuto sul suo libro “Le parole invisibili, terzo romanzo dell’autore edito da Tralerighe Libri.

Questa sua ultima opera si addentra nel delicato tema dell’autismo e ha suscitato nei presenti interessantii e molteplici spunti di riflessione.

Carnicelli è un direttore di banca e contemporaneamente svolge anche una solida e densa attività di operatore culturale e possiede una copiosa creatività letteraria, piena di sensibilità.

La scrittura bella e coinvolgente che contraddistingue la storia raccontata tocca le corde più profonde dell’anima e porterà all’autore gradimento e consenso come già con i primi due romanzi Il cielo capovolto e Il bosco senza tempo.

Lo scrittore ci regala un testo pieno di emozione e, con la mirabile classe e grande professionalità che lo connota, ci introduce nel mondo del piccolo Achille portandoci a vedere, ipoteticamente, il mondo con i suoi occhi. L’autismo è una patologia di cui conosciamo sintomi, comportamenti, possibili cause, senza mai poter comprendere cosa passa nel cuore e nei pensieri del bambino autistico; la sua sfera emotiva è blindata, quasi inaccessibile. Carnicelli con tutto il suo carico emozionale ce lo racconta accompagnandoci nel vasto e caotico mondo di Achille, in cui la razionalità cede il passo all’imprevisto, alla fantasia e alla diversità.

Nel romanzo si narra la storia di una madre, Lorenza, e del suo unico figlio, Achille, con diagnosi di autismo e si sviluppa con Lorenza e Achille narrare in prima persona alternativamente.

Quando narra Lorenza, leggiamo il dramma di una madre alle prese con un terribile destino, visto ancor più grave perché un disagio di questo tipo nel nostro Paese non è adeguatamente riconosciuto. La protagonista, profondamente delusa da un’adozione mai arrivata, vive il fortissimo desiderio di essere madre e a valle della gravidanza, cercata con ogni mezzo, finalmente nasce Achille, un bimbo bellissimo, ma intossicato da metalli pesanti e colpito da gravi disturbi dello spettro autistico. Lorenza ci farà scoprire la quotidianità di tante madri come lei e ci porterà a conoscere i consulti medici, i viaggi, le speranze, i sacrifici, la continua ricerca di soluzioni, i tentativi, le cure sperimentali e poi ancora le difficoltà scolastiche, la riabilitazione e le lotte contro enti, istituzioni e una società non pronta, testimoniando le mancanze e lo scarso supporto medico ed assistenziale dalle istituzioni.

Quando invece è la voce muta e invisibile di Achille a parlare, il bambino interrompe la reale narrazione della storia nel tentativo di dare al romanzo spunti fantastici e anche simpatici, ma sempre in linea alla realtà. In fondo Achille sente e percepisce a modo suo, senza avere la possibilità di relazionarsi con gli altri con le parole. Il piccolo si racconta perché possiede le sue speciali percezioni. Le sue saranno parole pensate, definite senza avere, purtroppo, il dono della comunicazione esterna diventando così “parole invisibili”. Una storia attraversata da mille sentimenti con Lorenza, Achille, il padre Piero, il nonno Luigi, nell’incessante sforzo di cercare quella bellezza che alla fine si ritrova proprio nelle vite che hanno la forza e il coraggio di andare oltre il banale.

Achille con le sue parole invisibili descrive la sua quotidianità fatta di gesti perennemente uguali, i suoi traguardi, le sue mille sfide per sentirsi parte del mondo. È come se stesse giocando una partita di calcio insieme alle persone che lo stanno aiutando: mamma Lorenza, papà Piero, il nonno, i terapisti, le maestre, i compagni di scuola e tutte le persone che fanno il tifo per lui. È come se stesse gareggiando il suo primo e secondo tempo, non risparmiandosi i supplementari; tutto questo per vincere la partita più importante della sua vita: un posto in questa società.

Io esisto, mi chiamo Achille e merito di vivere dignitosamente e essere accettato per come sono, senza se e senza ma!

È stata grande la commozione che l’ascolto di alcuni brani del libro, letti dal vivo da Adriano Sabatini, ha suscitato in tutti i presenti. Il silenzio dovuto a questa straordinaria testimonianza ha permesso a ognuno la possibilità di riflettere su una storia carica di sentimenti e bellezza.

L’incontro tra l’autore e i presenti è stato intenso e attraverso le domande dei presenti e le risposte di Carnicelli i presenti hanno avuto la opportunità di conoscere più intimamente i protagonisti del suo romanzo.

Riportiamo di seguito il commento di Carnicelli alla visita nella Casa di  Cristina, cogliendone la profondità dei sentimenti.

Copiamo un post dal blog di Stefano Camicelli (1):

 Sono entrato in punta di piedi nella Casa di Cristina. In me, il rispetto verso persone uniche e di straordinaria bellezza. Ho incrociato i sorrisi, l’amore, l’affetto, gli abbracci. Ero emozionato per essere stato chiamato a raccontare il mio romanzo “Parole invisibili”; onorato e fiero perché non è semplice, oggi, parlare di autismo. La mia Storia è stata Storia tra le Storie … accompagnate da gioia, coraggio e lontano da ogni forma di rassegnazione. Ho scoperto, e ne sono stato felice, che la rassegnazione non appartiene alla Casa di Cristina. Paola De Massis, alla quale sono legato da un’antica e profonda amicizia, mi aveva già parlato della grande forza umana ed emotiva che muove la vita della onlus. Francesca Crescenti e gli altri amici della Casa portano avanti, ogni giorno, con audacia, un progetto di vita dedicato a persone speciali … un’intensa attività dai grandi risvolti umani e sociali. Al mio fianco Adriano Sabatini, sempre pronto a dare voce alle mie “Parole invisibili”. E poi una meravigliosa Roberta Pagliuca che ha saputo evidenziare, con grande capacità critica, i vari aspetti della mia scrittura. Ha parlato anche di un silenzio comunque comunicativo: quando le parole stentano, è proprio il silenzio a parlare attraverso gli sguardi, i gesti, gli abbracci. Riconosco a Roberta una sensibilità fuori dal comune. Una giornata indimenticabile e ben al di la da ogni scontata immaginazione. Un’esperienza che mi ha toccato nel profondo del cuore e che conserverò, viva, tra i ricordi più belli. Il mio immenso grazie a Paola, Francesca, Roberta, Adriano e a tutti gli amici della Casa di Cristina… un luogo dove regna lo splendore.

  • http://www.stefanocarnicelli.it/la-bellezza-di-un-incontro-nella-casa-di-cristina/

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