MIGRAZIONI

Ricevuta via mail dal Cav. Enrico Gambacorta

Migrare nella concezione comune denota lo spostarsi, temporaneamente o non, di un popolo, di uccelli, di animali, dal posto di origine ad un altro. Fenomeno naturale che si verifica dagli albori della civiltà.
Immigrazione per un territorio vuol dire ricevere le migrazioni.
Emigrazione vuol dire lasciare il proprio territorio per altri territori.
Il tutto avviene in base ad un principio naturale simile a quello dei vasi comunicanti. Il livello dell’acqua in due vasi comunicanti tra loro tende a raggiungere lo stesso livello. Lo stesso avviene con i popoli con riferimento, principalmente, al livello di ricchezza. I popoli meno abbienti tendono a raggiungere lo stato di benessere di quelli più ricchi. Trattasi di una tensione che esplicita una legge della natura.
Come già scritto, dagli albori della civiltà le migrazioni ci sono sempre state. Ultimamente, a partire dal XVI secolo, i Britannici cominciarono ad emigrare nelle Americhe. Vi si recarono i Quacqueri, i Puritani. I Kennedy partirono dall’Irlanda. Nelle Americhe emigrarono anche gli spagnoli e i francesi. La Gran Bretagna, a sua volta, è stata invasa dai cittadini del Commonwealth. Oggi a Londra non è facile incontrare un inglese doc. La Francia è piena di Magrebini. Basta fare una passeggiata lungo la Canabière di Marsiglia per rendersene conto. In Spagna gli Arabi hanno dato vita ad una civiltà di tutto rispetto.
Ovviamente, le migrazioni non sono state sempre motivate dal desiderio del raggiungimento di una uguaglianza economica.
La conoscenza reale, immediata ed a costo zero di tutto e di tutti esasperando l’attrito tra ricchi e poveri ha incentivato i flussi migratori a livello planetario. Oggi, con la presa di coscienza, ci si rende conto dell’opulenza dei ricchi che, sotto un cielo sereno, galleggia, beatamente, sulle altrui miserie.
L’Italia è un paese di immigrazione e di emigrazione. Cioè gente che arriva e gente che parte. Ambo alla ricerca di un benessere migliore. Il fenomeno esiste e va gestito con saggezza, poiché le difficoltà ci sono in ambo i casi. Bisognerebbe contrastare chi parte poiché lasciar scappare chi è stato portato alla laurea a spese della collettività vuol dire fare l’arte a perdere, come si dice. D’altra parte, accettare tutti e senza sapere chi è pericoloso. Bisognerebbe prendere atto del problema, accettarlo e non disinteressarsene. Il problema va governato. Alzare i muri da chi, a sua volta, è stato migrante è un contro senso, contro la storia e la natura.
Chiudere i porti? O avallare l’ipotesi di una frontiera militare davanti alla Libia per arginare le migrazioni? Perché non gestire la situazione in maniera più sicura spiegando delle corazzate davanti al Nord Africa? Nel qual caso suggerirei di cercare un bravo Ammiraglio, tipo Horacio Nelson che trafisse nel 1805, letteralmente, al promontorio di Trafalgar, le armate napoleoniche e spagnole mettendo il sigillo sul dominio dei mari da parte dell’Impero Britannico.
Certo, con questo spiegamento di forze i sacri confini della Patria sarebbero assicurati e le “Itale Genti” vivrebbero in pace!
“O tempora o mores!”

Risposta del direttore: Gentilissimo Cav. Gambacorta come al solito coglie nel segno. Come possiamo erigere muri quando siamo stati e purtroppo torniamo ad esserlo un popolo di emigranti? Gli stessi padani, principali promotori dell’idea di dover chiudere i porti non sono in larga parte essi stessi discendenti di meridionali stabilitisi in Padania? Il differenziale del livello di ricchezza inevitabilmente genera un movimento di livellamento della stessa, esattamente come attraverso una membrana permeabile passerà acqua tra due liquidi a salinità differente o come passerà calore da un corpo più caldo ad uno più freddo. È inevitabile! È nelle nostre possibilità invece instaurare un sistema di regole che filtri gli ingressi, come nella maggioranza dei paesi nelle nostre condizioni, compatibilmente alle mansioni disponibili sul mercato del lavoro domestico. Non chiusure quindi ma regole che permettano di accettare i migranti che possano trovare occupazione nelle mansioni non più ritenute accettabili dagli “Itale Genti”.

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