La crisi della società moderna. Il denaro ha sostituito la politica.

Sta avvenendo un radicale cambiamento degli equilibri usciti dalla Seconda guerra mondiale. Gli apparati ideologici che hanno governato il mondo in questi anni si stanno sgretolando.

Soffermiamoci un attimo a ragionare, e affrontiamo il tema spogliandoci delle simpatie e delle etichette restrittive e condizionanti. Confrontiamoci per cercare di capire quale processo epocale sta avvenendo, in quale avventura siamo coinvolti per i più inconsapevolmente, quale sconvolgimento naturale voluto e o pilotato si sta attuando.

La politica quella vera, disinteressata, al servizio della comunità, ha il dovere di parlare, ragionare degli scenari di vita di questi ultimi trent’anni, cercare di interpretarli, comprenderli per dedurne anticipatamente l’esito finale. Conoscere corsi e ricorsi della storia passata e recente dell’uomo, anche se con modalità diverse, sarebbe molto utile alla comprensione.

La globalizzazione è stata propagandata come una grande, luminosa e bella cattedrale da raggiungere con un viaggio, per goderne la maestosità architettonica, e arrivarvi quasi con un itinerario “turistico” attraverso il quale avremmo partecipato ad un cambiamento epocale che ci avrebbe condotti in un Eden, tutti gaudenti di un benessere allettante; avremmo lavorato meno grazie alla tecnologia, avremmo avuto più giustizia, più sicurezza e pace, più eguaglianza con la fine della diversità, con la rinuncia all’identità non avremmo avuto più confini tra stati, in conclusione affermano una vita felice d’incontro tra popoli.

L’unica speranza è liberare il mondo dai confini” per consentire ” la libera circolazione delle persone” senza limiti. Michel Agier.

” Ma se al mondo togli le frontiere, togli le norme che regolano i popoli, abolisci gli Stati e gli ordinamenti giuridici ad essi connessi, le tasse e i servizi, togli le garanzie di libertà e di sicurezza per i suoi cittadini, salta tutto. Salta la civiltà che è fondata proprio sulla linea di frontiera tra il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, il mio e il tuo, il naturale ed il culturale. La libertà smisurata nel suo contrario, tramite l’anarchia, conduce inevitabilmente al dispotismo (potere assoluto e arbitrario)”. Marcello Veneziani

La libertà ha bisogno di confini, necessita di limiti, altrimenti sconfina, prima a danno della libertà altrui e poi annega nel caos universale.

“La frontiera è il presupposto inevitabile per riconoscere l’altro, per confrontarsi e per dialogare. Il confine è il riconoscimento reciproco dei limiti”. Marcello Veneziani.

La verità purtroppo è che questo fantasioso e accattivante percorso è proposto da un comitato d’affari che coinvolge poteri economici, finanzieri, pensatori, accademici, politici, mass-media, e viene veicolato soprattutto tramite la tecnologia mediatica e la dimensione virtuale della rete per prevaricare ed illudere.
Inoltre confluisce verso la globalizzazione l’ideologia no border d’oggi: la negazione del senso religioso, dell’amore patrio e dei legami famigliari; il dominio assoluto del presente sul passato, sul futuro e sull’eterno, il pacifismo come senso della storia e risoluzione della politica, l’unificazione del pianeta senza frontiere.

La verità è che la globalizzazione è l’annullamento dell’uomo, dell’uomo con i suoi ricordi, la sua storia, la sua diversità, i suoi difetti e pregi. La globalizzazione è l’annullamento di secoli di storia dell’uomo, è l’annullamento di percorsi culturali come l’Umanesimo, il Rinascimento, l’Illuminismo…

L’abbaglio della tecnologia propagandata come liberatoria e sostitutiva delle fatiche umane, in realtà ci sta proiettando così come è strumentalizzato in un futuro post-umano, dove l’uomo conterà sempre meno e in un’idea fantascientifica verrà sostituito da cloni programmati per gli interessi di pochi dominanti, grandi privilegiati.

Già circa due secoli fa Marx nel “dal Manifesto al Capitale” intuisce e profetizza l’età dell’indipendenza, cioè la globalizzazione; così come Goethe nel “Opus Magnum” dove Mefistofele (paragonabile alla tecnologia e alla dimensione virtuale della rete) ruba l’anima a Faust (cultura e identità dell’uomo) per regalargli un mondo organico. Come non rimanere stupiti, angosciati di fronte al mondo di Faust che porta alla dannazione.

Anche Giacomo Leopardi nello “Zibaldone di pensieri” aveva ipotizzato le civiltà cosmopolite e le sue crisi.

Dopo circa due secoli il futuro è arrivato. Oggi subiamo gli effetti di queste profezie che ci condurranno verso dimensioni sempre più caotiche e drammatiche.

Nel 1948 anche Orwell nel romanzo “1984” ipotizza un mondo futuro globalizzato mettendo in risalto le motivazioni e gli aspetti profondamente negativi.

In pochi anni, partendo dalla caduta del muro di Berlino (1889), con Maastrich (1992); il primo WTO 1996 (world trade organization) organizzazione internazionale con sede a Ginevra, al quale gli stati membri hanno conferito poteri decisionali commerciali e autoritative (imposto d’autorità); la presidenza Clinton che abroga la legge Roosvelt che impediva alle banche di speculare con i risparmi raccolti, inventano la finanza globale.

In questi ultimi trent’anni la globalizzazione nel pensiero dei suoi sacerdoti avrebbe dovuto portare con se la fine della storia, la fine dei conflitti, tutto il mondo finalmente pacificato dentro una unica e piana “geografia mercantile”. Per due decenni circa abbiamo avuto una certa tranquillità, poi con la crisi finanziaria prima (2008) ed economica poi (figlia della globalizzazione) il mondo immaginario che doveva condurci verso l’Eden comincia ad incrinarsi, è la fine nella fede della nuova religione.
L’Europa diventata burocrazia e globalizzazione, non intercetta i sentimenti dei popoli. L’Europa delle regole così strutturata è invasiva nella vita dei suoi popoli.
Con l’avvento della “nuova prodigiosa religione globale, pagana, monoteista, totalitaria ” il Divino Mercato“, siamo andati pericolosamente verso una crisi della civiltà cosmopolita perche priva di solidi legami, di cultura, di sensibilità e valori.
Il tracollo della finanza, le migrazioni di massa, le macchine digitali che distruggono il ceto medio rubandogli il lavoro, le nuove guerre coloniali, la rete che mina le basi della democrazia, tutto è riferibile alla globalizzazione, nuova divinità.
I popoli hanno fiducia nei governi finche questi intercettano i loro sentimenti. Nell’Europa burocratica delle èlite, della globalizzazione, dove nasce e cresce esponenzialmente il potere del denaro e scende quello della politica, chi può più riconoscersi?
La civiltà Cosmopolita fa perdere il senso dell’appartenenza. Nello “Zibaldone di pensieri” Giacomo Leopardi afferma “Quando tutto il mondo fu cittadino romano, Roma non ebbe più cittadini, e quando cittadino romano fu lo stesso che cosmopolita, non si amò ne Roma ne il mondo: l’amore patrio di Roma divenuto cosmopolita divenne indifferente, inattivo e nullo…quando Roma fu lo stesso che il mondo, non fu più patria di nessuno…” Così l’Impero Romano crollò e venne il Medioevo.
Così nasce la rivolta “populista” talpa che scava sotto le fondamenta della nuova religione globale “il divino mercato” e la Cattedrale simbolo va sgretolandosi.
Così il nuovo populismo che vorrebbe esaltare il ruolo e i valori delle classi popolari, atteggiamento demagogico, nasce e cresce nei consensi proprio per i fallimenti. Ma pensate che questi condottieri “populisti” anti èlite, contro l’establishment, siano in grado di diventare classe dirigente?
Crollò l’Impero Romano e venne il medioevo…! Io ragiono e tu? Proviamo a ragionare insieme? Ve lo immaginate un mondo di replicanti?
“I legislatori o rivoluzionari che promettono insieme eguaglianza e libertà sono o esaltati o ciarlatani” Goethe

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