Vittorio Di Pietrantonio, l’abruzzese che ha incuriosito Airbus

Ventitrè anni, di Lettomanoppello, una laurea in ingegneria aerospaziale in tasca conseguita presso il Politecnico di Milano, Vittorio di Pietrantonio è uno di quegli abruzzesi che rendono onore alla nostra terra in Italia e nel mondo.
Insieme ad altri tre suoi giovani colleghi, infatti, Vittorio sta partecipando con ottimi risultati a Fly You Ideas, un contest lanciato da Airbus, il colosso europeo dell’aerospazio, per cercare nuove e interessanti idee da applicare al settore aeronautico.
Swan, il progetto di Vittorio e del suo team, è stato selezionato, insieme ad altri sei, per la finale del concorso che si svolgerà il 27 Giugno a Tolosa.
Sul piatto ci sono un premio di 45 mila euro e, chissà, magari la messa in produzione della sua idea.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare meglio questo ambizioso progetto ma anche i suoi sogni, le speranze, i progetti futuri e il suo percorso formativo.

di Maria Letizia Santomo (num. Maggio 2019)

 

Ciao Vittorio e intanto complimenti a te e ai tuoi “compagni di avventura” in questa prestigiosa competizione. Ti va di spiegare ai nostri lettori in cosa consiste il progetto tuo e del tuo team e perché gli avete dato il nome di Swan?

Certamente, Swan è un acronimo e significa “Smart Wheelchair for Air-travel Needs”, la cui traduzione è “Sedia a rotelle intelligente per uso aeronautico”, il nome piaceva molto al mio team perché oltre ad essere un acronimo, la parola ‘swan’ in inglese significa cigno, un animale molto ricorrente nella letteratura per ragazzi e spesso associato al riscatto di un individuo. Allo stesso modo, attraverso questa sedia innovativa vogliamo dare la possibilità ai passeggeri a mobilità ridotta (PRM) di vivere meglio il volo aereo senza doversi sentire a disagio. Attualmente per i PRM il viaggio aereo rappresenta ancora un mezzo di trasporto eccezionale, che si usa solo in caso di assoluta necessità.
Per imbarcarsi su un aereo, infatti, essi sono costretti a subire diversi cambi di seduta: prima vengono spostati su una piccola sedia chiamata aisle (corridoio n.d.r) chair e poi, una volta sull’aereo, sollevati di peso da essa per essere posizionati sul loro posto.
Ecco, noi vogliamo superare questo concetto: basandoci sui classici sedili a tre posti della classe economy di un Airbus A320, ne abbiamo modificato la struttura rendendo removibile il terzo sedile, per poi motorizzarlo con un sistema apposito. Per maggiori dettagli è possibile consultare il video che abbiamo realizzato per presentare il progetto sul sito della competizione “Fly Your Ideas”.

 

In quanti siete ad aver lavorato al progetto e come vi siete mossi? Avete realizzato anche un prototipo, giusto?

Siamo quattro studenti e durante il percorso di sviluppo siamo stati seguiti da un docente del Politecnico di Milano e da un esperto Airbus. Per sviluppare al meglio l’idea ci siamo rivolti a persone che effettivamente avrebbero utilizzato Swan. Abbiamo conosciuto così Giulia, studentessa del Politecnico e campionessa di nuoto paralimpico, e insieme a lei abbiamo limato le caratteristiche del nostro progetto. Inoltre, per ampliare la nostra ricerca, abbiamo sottoposto un questionario a 100 PRM, riscontrando un grande entusiasmo intorno alla nostra proposta. Parallelamente a tutto questo, abbiamo sviluppato un prototipo della sedia e del sistema di aggancio, il tutto in scala 1 a 3.5. Questo ci ha permesso di dimostrare la fattibilità della nostra proposta all’interno di un modello di aeroplano, anch’esso in scala.

 

Come arriva quest’idea? Tu o qualcun altro del team avete avuto esperienze spiacevoli in aereo accompagnando un passeggero a mobilità ridotta?

A causa della disabilità di mia sorella ero da tempo a conoscenza delle difficoltà che un passeggero a mobilità ridotta deve affrontare durante un viaggio aereo. Quando a Ottobre Tommaso mi parlò della competizione “Fly Your Ideas” di Airbus, a cui aveva intenzione di partecipare, la cosa più ovvia fu per me quella di parlagli di questo problema, così insieme a Mario e Daniela, abbiamo provato a sviluppare una soluzione da presentare alla competizione, sfruttando quelle che sono le nostre conoscenze di ingegneri aerospaziali. Durante lo sviluppo dell’idea, entrando in contatto con altri PRM ed ascoltando le loro storie, ci siamo convinti ulteriormente della validità della nostra proposta e ci piace pensare che il nostro lavoro possa un giorno migliorare davvero la vita di qualcuno.

 

Come nasce questa tua passione per l’ingegneria aerospaziale?

Sin da piccolo ho coltivato una grande passione per l’esplorazione spaziale e per l’astronomia, durante il liceo ero un membro attivo dell’associazione Astrofili Teatini, alla quale devo la maggior parte della mia conoscenza del cielo notturno, inoltre insieme ad un gruppo di compagni del liceo fondai l’AstroGalilei, un club di astronomia che aiutava gli studenti a partecipare alle olimpiadi Italiane di Astronomia, oltre che a organizzare lezioni pomeridiane di geografia astronomica. Il liceo Galilei di Pescara ha avuto un ruolo fondamentale nell’accrescere questa mia passione e, una volta giunto al quinto ed ultimo anno, il mio unico dubbio rimaneva quello tra l’astronomia pura e l’ingegneria aerospaziale. Alla fine optai per la seconda opzione poiché mi sembrava la facoltà che mi avrebbe permesso di unire la mia passione per il cielo a quel desiderio di praticità che appartiene a noi tutti e oggi posso dire, in tutta onestà, di aver fatto la scelta giusta.

 

Che consiglio puoi dare nella scelta della facoltà e della università ai diplomandi di quest’anno

Nonostante non mi ritenga ancora una persona da cui prendere questo genere di consigli, voglio provare comunque a rispondere a questa delicata domanda. Durante il mio ultimo anno, così come molti diplomandi, ho vissuto con angoscia la scelta universitaria, dalla quale sembra dipenda la propria intera vita. Con il senno di poi avrei preferito che qualcuno mi avesse aiutato a rilassarmi, a vivere meglio quella scelta, consigliandomi di lasciar perdere le classifiche e le statistiche sulle facoltà che danno maggior accesso al mondo del lavoro, di cui in quei tempi io ero diventato assiduo lettore. L’estate dopo la maturità è un momento bellissimo che merita di essere vissuto a pieno. Il mio consiglio è quindi quello di vivere al meglio questa scelta e questo momento della propria vita. Ogni facoltà è valida, se la si affronta con passione e impegno, e nessuna facoltà preclude l’accesso a settori diversi da quello di studio una volta entrati nel mondo del lavoro, quindi buono studio e in bocca al lupo per l’esame!

 

Quale dote sviluppata al Galilei o comunque in Abruzzo ti è stata più utile nello sviluppo dell’idea progettuale?

Tutte le persone che mi conoscono, sanno quanto io sia legato all’Abruzzo, porto la nostra bandiera regionale dovunque vada ed è sempre in bella mostra nella mia camera. Sono cresciuto sulla Majella a Lettomanoppello, e anche se suonerà banale, lì ho imparato l’importanza e la difficoltà del lavoro di gruppo. Essendo il mio un piccolo paese, le persone che incontri sono sempre le stesse ed è importante andare d’accordo nonostante le differenze. Durante lo sviluppo del progetto questo è stato importantissimo per evitare il nervosismo che andava comunque crescendo a causa dell’avvicinarsi della scadenza. Inoltre a Pescara, nel mio Liceo, prima come rappresentante, poi come presidente di un’associazione di astronomia fondata grazie all’aiuto del Professor Guidi, ho avuto la possibilità di abituarmi a parlare davanti ad un pubblico, a far valere la forza delle mie idee, senza dover ricorrere alla, ormai purtroppo accettata, alzata di voce. In generale l’Abruzzo rappresenta per me un luogo pieno di possibilità, che mi ha dato tanto e a cui spero, un giorno, di poter ricambiare il favore.

 

Cosa succederà a Tolosa? Se, come tutti vi auguriamo, il vostro progetto dovesse aggiudicarsi la vittoria finale, Airbus metterà in produzione Swan?

La competizione prevede tre giorni di sviluppo ulteriore del progetto presso il centro di ricerca di Tolosa, per poi presentare il nostro prodotto definitivo il 27 giugno durante la finale della competizione. La vittoria nella competizione non implicherebbe necessariamente lo sviluppo da parte di Airbus dell’idea ma di certo invoglierebbe il settore a prendere in maggiore considerazione il nostro progetto. Esistono inoltre molti casi in cui anche progetti non vincitori della competizione hanno visto un interessamento aziendale con successivo sviluppo e il nostro obiettivo è quello di riuscire a presentare un prodotto che posso risultare appetibile, perché riteniamo che il problema che Swan si prefigge di risolvere vada affrontato subito.

 

Con che spirito andrai a Tolosa e, indipendentemente da come andrà la competizione, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

La finale di Tolosa rappresenta per me un traguardo di eccezionale valore, e ammetto che per me è difficile trovare le giuste parole per descrivere l’emozione che provo in questo periodo. Come tutti i ragazzi della mia età, ho molti progetti per il futuro, ovviamente collaborare con Airbus sarebbe un sogno, ma in questo momento non voglio precludermi nessuna possibilità, ho ancora un anno di università davanti a me e sono in contatto con un mio docente universitario per svolgere la tesi finale in una sede estera, in Russia. Avere l’opportunità di viaggiare in questo momento è per me molto importante e sto cercando di cogliere ogni occasione che me lo renda possibile. Tutto questo non perché non sia legato alla mia terra, l’Abruzzo, ma al contrario perché la amo e voglio esserne suo ambasciatore nei luoghi più disparati per poi un giorno tornarci e scoprire che, anche grazie al mio piccolo contributo, è diventata più grande.

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