Allergie, terapie salvavita e sanità pubblica: che succede a Pescara?

di Raffaele Simoncini (Febbraio 2019)

 

17 agosto 2016. Il signor Rossi (cognome di comodo e, dunque, non reale) sta trascorrendo un periodo di riposo a Pescasseroli e viene punto da una vespa, sulla schiena. Ha un malessere diffuso e crescente e, nel giro di un paio di minuti, si ritrova con il corpo devastato da un’orticaria violenta: si ritrova anche con il volto sfigurato e con l’occhio sinistro gonfio e con qualche problema respiratorio.

Egli saprà, dopo le prime cure del farmacista (a Pescasseroli, con una popolazione che, nei mesi estivi, arriva a sfiorare anche le trenta-quaranta mila presenze, vi è solo un centro medico di primo soccorso, per di più non operante a ora di pranzo), che ha rischiato di morire e che deve ritenersi “fortunato”, perché lo choc anafilattico si è fermato al II livello e non è stato letale.

Tornato a Pescara, il signor Rossi deve affrontare un classico iter burocratico, per poter finalmente iniziare una terapia antiallergica. Egli, così, prende contatto, per la prima volta, con il centro di allergologia dell’Ospedale Civile di Pescara, dopo le prime visite fatte al distretto dell’ex clinica Baiocchi.

Il centro è a piano terra: egli viene accolto, immesso nel registro dei pazienti che hanno necessità di seguire terapie antiallergiche e, infine, sottoposto alle prove allergiche. Il personale non sanitario è professionalmente inappuntabile ed efficiente e – cosa che sarebbe sempre auspicabile, quando si tratta con pazienti, malati e bisognosi anche di un qualche sostegno per così dire “psicologico” – umanamente sensibile e accogliente.

I medici, che il signor Rossi conosce e con cui parla dell’accaduto e delle terapie che dovrà seguire per alcuni anni, sono specialisti del settore, allergologi non certo alle prime esperienze, anche con pubblicazioni di un qualche rilievo, proprio sulle varie forme di allergia. Peraltro, il signor Rossi ha modo di osservare le dotazioni del centro allergologico: vi sono tre studi medici, due ambulatori di infermeria, una sala di attesa, servizi igienici immediatamente disponibili e una sede di prima accoglienza, che sbriga tutte le formalità di rito. Questa realtà sanitaria sembra poter gestire, con puntualità ed efficienza, una popolazione di afferenti (tutti malati di allergie potenzialmente mortali e che implicano, ovviamente, terapie propriamente dette salvavita), distribuita nel nutrito calendario di somministrazione dei vaccini.

Il signor Rossi frequenta il centro per alcuni mesi; poi viene a conoscenza di una novità: il centro viene dislocato dal primo al settimo piano. Egli pensa che sia una variazione dettata dalla necessità di riorganizzare tutte le attività ospedaliere, come può accadere e accade. Quando il signor Rossi si reca per la prima volta al settimo piano, scopre qualcosa che lo colpisce e sconcerta: il centro di allergologia, da come egli l’aveva conosciuto (e come egli ha chiarito diffusamente in precedenza), si trasforma in un unico studio medico, peraltro “ospitato” nel reparto in cui vengono ricoverati pazienti colpiti da ictus.

Gli altri due studi medici risultano come volatilizzati e i due ambulatori di infermeria si riducono in uno stanzone (collocato nella sala d’attesa del reparto di cui sopra) chiuso da una vetrata, in cui “convivono” il banco di prima accoglienza e la piccola zona “medico-infermieristica”, in cui l’infermiere specializzato accoglie i pazienti e pratica le terapie prescritte.

Il signor Rossi, incuriosito, chiesta ragione di questo repentino cambiamento, riceve risposte gentili e pronte, che, in sintesi, si riducono all’abusata formula: “occorre di necessità fare virtù”. Il signor Rossi prende atto e continua, a intervalli temporali regolari, la sua terapia. Nel corso delle sue visite in ospedale, il signor Rossi viene a sapere che, come lui, vi sono almeno altri 50-60 pazienti, colpiti da allergie le più disparate, che seguono terapie tutte “salvavita”: tradotto in termini banali, l’interruzione della terapia può divenire letale per il malato, nel caso si ripresentasse la situazione che ha scatenato il manifestarsi dell’allergia (in pratica, se il signor Rossi venisse punto di nuovo da un vespide, potrebbe morire…).

Le cose proseguono così per un paio di anni: il signor Rossi conosce altri pazienti, scambia esperienze, confida timori, ha fiducia nelle terapie e così via. Ma quante allergie potenzialmente mortali vi sono!!!… A elencarle e spiegarle non basterebbe un buon opuscolo!!! Sarebbe anche da dire qualcosa sul reperimento dei vaccini, demandato ai pazienti (!!!) con oneri pro tempore anche elevati, ma è meglio approdare al presente, incomprensibile e preoccupante epilogo.

Tutta la struttura di allergologia, quale è vista e sperimentata dal signor Rossi, nell’ultima seduta di terapia, si è ridotta al succitato stanzone, collocato nella sala d’attesa ricordata prima; nel salone vi sono, in un abbraccio “meraviglioso” A) la postazione di segreteria; B) una scrivania accanto ad essa, quella del dottore, su cui a malapena possono stare due cartelle e un pc non certo nuovissimo; C) e, infine, protetta da un “discreto” paravento, la zona di terapia, con scrivania, un cumulo di cartelle cliniche e un lettino di pronto intervento, con la presenza rassicurante almeno di un defibrillatore, se mai dovesse rendersi necessario il suo uso: il tutto gestito da un infermiere professionale che, meritoriamente, cerca di far miracoli, in una condizione oggettiva di stabile precarietà.

E, dulcis in fundo, se uno solo dei pazienti dovesse aver bisogno dei servizi igienici, potrebbe risolvere le sue impellenze, prendendo l’ascensore e recandosi a piano terra: non ci sono, come sembra, alternative, per far fronte a questo elemento non marginale, considerato che afferiscono ad allergologia pazienti di ogni età. Conclusione: quale futuro si prospetta per il “reparto” (???) di allergologia e quale sorte avranno i cinquanta-sessanta pazienti che stanno facendo una terapia SALVAVITA? Ah, dimenticavo: chi sarà mai questo fantomatico signor Rossi!?!?

Lascia un commento