La fine – Un bicchiere dopo l’altro 6/6

La fine – Un bicchiere dopo l’altro 6/6

di Emilio Pirraglia

Alex se ne stava sul divano a decidere il da farsi. Quello che gli aveva detto Gino lo aveva sconvolto. Non riusciva a capacitarsi di come un uomo del suo calibro rimanesse freddo sapendo che la moglie gli metteva le corna allegramente, tra l’altro con il suo compagno di golf; qualcosa non quadrava. Certo c’erano in ballo tanti soldi e magari Gino pensava che anche se la moglie non era proprio uno stinco di santo chi se ne frega. Alex sentì l’urgenza di chiamare Monica al telefono. «Ehi Monica ti va di venire a casa?» «Ehi ciao Alex! Oggi sono molto impegnata, mio marito mi porta a fare shopping, dice che tra poco avrà molto più tempo libero e che forse ci trasferiremo in un posto caldo. Mi dispiace, ma non so se riusciremo a vederci ancora». «Cazzo Monica, mi stai scaricando?» Qualche secondo di silenzio, poi: «ci siamo divertiti Alex, con te mi diverto, ma quanto credi poteva durare ancora? Gino mi tratta bene, e l’idea di andare a vivere in un posto caldo mi piace». Alex divenne rosso per la rabbia, non solo avrebbe dovuto dare quella statua gratis a Gino, e non sapeva ancora come dirlo al cliente che gliela aveva commissionata, ma non poteva neanche più scoparsi Monica. Le sibilò ancora al telefono: «Gino sa di noi due!» Sperando in una qualche reazione. Ancora silenzio al telefono, un sospiro: «Alex sei uno a posto, ma cerca di capire, devo riagganciare. Ciao». Alex stette per un po’ a guardare il cellulare, poi lo lasciò cadere sul divano. Uscì di casa per andare al bar del suo amico Max, aveva bisogno di un consiglio. Era furente, si sentiva fregato.
«Ehi da quando ti frega di mollarti con qualcuna?» Gli chiese Max dopo che Alex gli ebbe raccontato la storia. «Ti sei affezionato?» Alex sbuffò: «Non è quello, è che mi sento usato. Monica si è divertita, il marito cornuto si prende la sua statua per chiudere l’affare del secolo e io lo prendo nel culo. Perdo il cliente che mi aveva commissionato la statua, e considera che è uno dei più fidati, perdo Monica, che ci sapeva fare e perdo il mio compagno di golf». Max alzò le spalle: «E tu no gli dare la statua, che ti può fare?» Alex scosse la testa: «Gino sembra un bonaccione a vederlo, ma mi sono informato, e si direbbe un tipo a cui bisogna stare attenti, ha un paio di uomini fidati che gli fa i lavoretti sporchi. Hai sentito della lavanderia “Fiocco di neve”?» Max annuì e lo informò che aveva saputo che il proprietario aveva dovuto chiudere di fretta e furia per non so che problema con la droga. Alex scosse la testa: «Ma che problema con la droga, il locale è di Gino e lui l’ha sfrattato da un giorno all’altro. Ho saputo che lo ha convinto a strappare il contratto d’affitto, dopo che i suoi scagnozzi avevano bruciato la macchina al figlio». Max sgranò gli occhi. Alex continuò: «e la storiaccia della pizzeria in centro? Anche quella chiusa da un giorno all’altro. Opera dei due tirapiedi di Gino. Quei due senegalesi hanno preso in ostaggio la moglie del titolare fino a quando quello non ha strappato il contratto d’affitto. Gino si era stufato perché aveva un solo mese di ritardo sull’affitto». Max sospirò: «Beh allora dagli quella statua e chiudi la storia, poi trova un modo di recuperare il tuo cliente». Alex scosse ancora la testa: «Il cliente che mi ha commissionato la madonna nera è Gabriele Testa Di Cemento, non ci rimarrà bene». «Ma chi lo zingaro?» Chiese sorpreso Max. Alex annuì dopo aver bevuto un sorso di gin tonic. Max lo apostrofò: «Sei un pivello, lo sai che non si devono fare affari con gli zingari, se gli fai uno sgarro ti mandano gente a distruggerti casa, dopo che si sono presi quello che gli serve».
Due ragazzi di colore entrarono nel bar, dirigendosi al bancone di filato. Si misero a sedere accanto ad Alex. Uno dei due si voltò verso l’uomo, che bevve ancora un sorso di gin: «Ciao Alex, andiamo a prendere la statua?» L’uomo sospirò, allungò dieci euro sul tavolo, ma Max: «Ehi oggi offro io». Alex si alzò e senza dire una parola uscì dal bar scortato dai due energumeni. Fu una passeggiata di quindici minuti senza scambio di parole. Arrivati sotto casa sua, Alex si stupì di trovare la macchina di Testa Di Cemento, da cui ne uscì lo zingaro, sorridente: «Ehi Alex, come stai?» L’uomo trasalì, deglutì: «che ci fai qui Gabriele?» L’uomo lo guardò ancora sorridendo: «Ma come che ci faccio qui, sono venuto a prendere la statua! Dovrebbe essere finita giusto?» I due uomini in compagnia di Alex incrociarono le braccia. Alex aveva la bocca secca, guardò prima i due uomini al suo fianco, poi lo zingaro, che continuava a sorridere con la sua faccia grassoccia e le mani inanellate appoggiate sul ventre prominente. «Gabriele è sorto un problema». Annunciò timidamente l’uomo vessato. L’altro alzò una mano come a scacciare le parole appena sentite: «stai tranquillo, io ti conosco da dieci anni e conosco questi due signori. Max mi ha chiamato, perciò sono qui. Ora decidi tu, se onori la promessa e mi dai la statua io ti aiuto con Gino e la sua cricca». Alex sorrise, Max aveva avuto una idea geniale. Si rivolse spavaldo agli uomini di colore: «ragazzi meglio se ve ne andate subito». I due si guardarono stupiti, poi presero per le braccia Alessandro e uno dei due bofonchiò: «andiamo a prendere la statua e tu zingaro stai buono al tuo posto». L’uomo non si scompose, una Mercedes vecchia di circa venti anni arrivò sgommando, per fermarsi davanti a loro. Ne scesero quattro uomini con le camicie aperte, collane di oro a vista e mani inanellate. I due ragazzi di colore lasciarono le braccia di Alex e lo stesso che aveva parlato prima tentò di recuperare la situazione: «Il signor Gino ha detto che è disposto a pagarti per la statua». Alex rimase interdetto a quelle parole, ma non riuscì ad aprire bocca perché Gabriele si avvicinò: «ragazzi andate via, vi conviene». Quelli senza dire altro si allontanarono a piedi. «Grazie, mi hai tirato fuori da un bell’impiccio». Disse sorridente Alex. Lo zingaro allargò le braccia: «Ehi siamo amici, e lo sai che quando hai bisogno basta chiamarmi. L’unica cosa è che ho dovuto scomodare i miei compagni per sistemare le cose e ora non so come comportarmi con loro». Alex sapeva che quella gente non faceva niente per niente. Sorrise ancora: «Ti conosco Gabriele, che vuoi?» L’uomo alzò le spalle: «tu mi dai la statua della madonna nera, ma niente soldi da me, così siamo pari». Gli diede una pacca sulla spalla.
Fine
Scrivetemi: emilio.pirraglia@tin.it

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