Manuel Marchegiani, talento della fisarmonica

Giovani e musica

 

Manuel Marchegiani è un ragazzo di quindici anni, residente a Montesilvano, che dedica molto del suo tempo allo studio della fisarmonica.

 

di Alessio Basilico

 

  1. Manuel, come è cominciata la tua passione per la musica e da quanto tempo suoni?

 

  1. Mi sono appassionato alla fisarmonica a cinque anni, la prima volta che ne ho vista una in un’orchestra da ballo che si esibiva a Montesilvano Colle. Mi attrasse qualcosa dello strumento che non saprei spiegare, innanzitutto le dimensioni più grandi degli altri strumenti. Non cominciai subito a suonare però. Ho praticato degli sport, poi i miei genitori, a nove anni, non riuscendo più a sopportare la mia insistenza, mi hanno iscritto alla scuola civica di Montesilvano che ho frequentato fino a due anni fa. Da quel momento prendo lezioni private con due diversi maestri, Renzo Ruggieri e Claudio Azzaro. Renzo è un jazzista e Claudio, che ha frequentato il Conservatorio, si occupa di musica classica.

 

  1. Parlaci del tuo strumento e del genere in cui ti stai specializzando.

 

  1. La fisarmonica è uno degli strumenti acustici più giovani. Negli anni ’30 si è diffusa soprattutto nell’est Europa e in America dove è stata adattata al jazz. Io studio il genere virtuoso, un genere che appartiene solo a questo strumento e che è cominciato dal folk nel momento in cui alcuni fisarmonicisti iniziarono a distinguersi con delle esecuzioni straordinarie. Con il tempo si è standardizzato subendo influenze di altri generi come jazz e tango. Questo genere include quindi tutto ciò che non è classico ma che abbia degli arrangiamenti virtuosistici, ovvero che mettono a dura prova la tecnica dell’esecutore.

 

  1. Quanto e come studi?

 

  1. Studio molto soprattutto da quando Claudio e Renzo, nel 2015, mi hanno proposto di partecipare al Trofeo Mondiale (CMA), alla Coppa Mondiale di Fisarmonica (CIA) e al Premio Internazionale di Castelfidardo (PIF). Sono competizioni internazionali, ma non “campionati mondiali” che invece appartengono solo allo sport. CIA e CMA sono competizioni a cui si può accedere solo dopo selezioni svolte a livello di ogni singolo paese. In Italia si svolgono tra il mese di giugno e luglio. Nello stesso periodo, generalmente, partecipo a gare di “avvicinamento” e a seminari per perfezionare al meglio i brani.

 

  1. Vuoi diventare professionista?

 

  1. Lo spero molto, ma è un mondo difficile perché è necessaria fortuna oltre che talento. Le scelte da fare sono molte e complesse. Posso scegliere se insegnare o fare il concertista. Tutti e due sono obiettivi molto significativi. In generale, penso che sia molto bello fare della musica una professione.

 

  1. Qual è la cosa più difficile?

 

  1. Studiare d’estate in prossimità delle competizioni. In quei momenti non c’è limite al tempo dedicato alla preparazione. Le rinunce da fare sono davvero tante a partire dalle uscite con gli amici. Non ci si può rilassare e si è sempre in tensione. Lo stress da gestire è psicologicamente molto forte. In gara può succedere di non reggere fisicamente un brano. Tuttavia, l’obiettivo di prendere parte a una competizione mi dà forza, mi permette di concentrarmi e soprattutto mi motiva moltissimo pensare al momento in cui si svolgerà.

 

  1. Hai un modello di riferimento?

 

  1. Ho un ottimo rapporto con Renzo, il mio maestro. Studiare con lui è la cosa più bella che mi è capitata fino ad ora nel mondo della musica. Renzo è sempre impegnato in qualcosa: gira il mondo, è coinvolto in tantissimi progetti. Vorrei arrivare al suo livello. È un riferimento anche dal punto di vista umano. Un altro fisarmonicista che stimo moltissimo è Richard Galliano, artista eccezionale che è riuscito a portare la fisarmonica anche al di fuori del solo mondo fisarmonicistico.

 

  1. Morricone diceva che le sue colonne sonore per il 95% sono frutto del duro lavoro e solo per il 5% del suo talento. Tu cosa pensi? Qual è la relazione tra talento ed esercizio in ambito musicale?

 

  1. L’uno senza l’altro non portano da nessuna parte. Il talento non può essere espresso senza il duro lavoro. Le colonne sonore di Morricone sono toccanti e non vengono solo dallo studio. Si può studiare una melodia e col lavoro si può svilupparla, ma senza la melodia principale, frutto dell’ispirazione, non si va da nessuna parte. Le parti più emozionanti di un brano musicale non sono studiate, sono frutto dell’ispirazione.

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