Povera Costituzione

Povera Costituzione

ricevuta via mail dal Cav. Enrico Gambacorta

Gentile Direttore,

è di moda parlare di dignità, di aiutare i meno abbienti; si propinano a mo’ di mancia gli 80 euro, i 780 euro per ridare dignità alla vita di coloro che, sistematicamente, sono depauperate di denaro dalla mancata osservazione della Costituzione.

Mettiamo i puntini sulle “i”. La dignità la vorrei per coloro che l’hanno persa e sono, perciò, diventati spergiuri. Per coloro che hanno giurato sulla Costituzione e non la osservano. Hanno messo nella Costituzione che i bilanci devono essere in pareggio e li programmano in deficit. Per coloro che non osservano l’articolo 53 della Costituzione che sancisce, tassativamente, che le imposte (non le tasse) le pagano chi può e chi può le devono pagare in maniera progressiva. L’IVA (imposta sul valore aggiunto) la pagano tutti, ricchi e poveri, ed in maniera uguale. E per essere più chiaro i 2/3 delle entrate erariali sono le imposte indirette e le pagano tutti senza progressività.

Si vuole redistribuire un po’ la ricchezza? Si applichi l’art. 53 della Costituzione il cui dispositivo è tassativo e non ammette eccezioni. Ci tengo a precisare che “ubi lex non distinguit nec nos distinguere debemus” (dove la legge non prevede eccezioni noi non possiamo invocare eccezione alcuna).

Le elemosine, le forme assistenziali di vario genere sono sofferte da chi le concede e da chi le riceve?

La Costituzione è la nostra legge fondamentale che dovrebbe regolamentare la nostra sopravvivenza e a cui nessuno è lecito sottrarsi.

 

La risposta del direttore

Gentilissimo Cav. Gambacorta,

è un piacere rispondere a questa sua sollecitazione sulla nostra incapacità a rispettare i dettati costituzionali sulla progressività delle imposte. Affermerò qui qualcosa che mi attirerà critiche dai più, ma ritengo necessario essere netto. È stato folle eliminare nel 2001 la tassa di successione poi parzialmente reintrodotta nel 2006 con aliquota al 4% e ampia franchigia (1 milione di €), perché è la imposta che più di tutte è progressiva e rispetta l’art. 53 da lei richiamato. Negli altri paesi europei l’aliquota si aggira intorno al 20-30%, mentre in USA e in Giappone è oltre il 50%. Perché in Italia si vuole perseverare nel bloccare l’ascensore sociale? Perché chi nasce in contesti di difficoltà economica non deve permettersi di sviluppare il suo potenziale, magari sfruttando borse di studio che gli permettano di accrescere le competenze e fare il salto di qualità? La comunità rinuncia ad aiutare chi nasce in contesti svantaggiati a causa della scarsezza di risorse. Allora perché accettare la sostanziale eliminazione della tassa di successione? Riporto per concludere una riflessione di Warren Buffett: “Senza la tassa di successione, si origina un’aristocrazia della ricchezza, che comporta tramandare di generazione in generazione il potere di gestire le risorse di una nazione secondo criteri ereditari, non di merito».

Un caro saluto. A presto!

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