La natura va osservata e poi rispettata: le dune

Torniamo al quarto appuntamento delle considerazioni su come funziona il sistema mare e spiaggia, e su come l’uomo può intervenire per modificarne a suo beneficio i movimenti. Parliamo delle dune.

di Franco Viteleia (Num. Ottobre 2018)

 

Il moto ondoso non è il solo agent modellatore delle spiagge anche se è certamente, almeno nelle nostre regioni, il principale.

Anche il vento contribuisce a modellare le spiagge emerse.

In una giornata particolarmente ventosa si possono osservare masse imponenti di sabbia che si spostano verso I ‘interno.

Poiché la vegetazione è in grado di installarsi solo a una certa distanza dal mare, e quindi lungo la fascia parallela a esso, è qui che la sabbia, spinta verso la terraferma e bloccata dalla vegetazione, va a formare un cordone parallelo alla costa, indipendentemente dalla direzione di provenienza del vento.

Su questo cordone la vegetazione cresce e la duna si innalza.

Le dune sono dunque piccole colline costituite da un accumulo di sabbia trasportata dal vento e poi depositata. Possono essere alte da qualche decimetro a qualche metro e si dispongono parallelamente alla linea del litorale.

Esse sono molto attive e dinamiche: infatti il vento, generalmente forte vicino alla riva, porta continuamente nuova sabbia.

Il fronte delle dune è solitamente ripido e su di esso scivolano i grani di sabbia arrivati per salti successivi sulla loro sommità.

Anche se lontane dalla battigia, le dune talvolta sono chiamate a contribuire all’equilibrio di tutta la spiaggia: durante mareggiate eccezionali le onde possono giungere fino ai loro piedi e allora questo materiale, magari accumulato per anni, può essere restituito al mare ricostituendone i fondali.

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