La vergogna – Sorpassiamo lo spettro

La vergogna – Sorpassiamo lo spettro

di Alessandro Rinnaudo

Non è facile accettare la diagnosi di spettro. Credetemi sulla parola. Il primo sentimento, se tale si possa definire, che scaturisce dalla presa di coscienza, è la paura. In troppi casi, scatta la vergogna. La vergogna per la “diversità”, per la disabilità. L’accettazione del diverso, nel nostro paese in particolare, a tutto tondo, è un problema, in particolare se la diversità è rappresentata dalla disabilità, che nel caso dello spettro da problemi cognitivi comportamentali. È umano tutto ciò, mette a nudo tutta la fragilità dell’uomo, ma è drammaticamente distruttivo, se si vuole combattere lo spettro. Lo spettro è un demone, si alimenta della paura, della fragilità, scatena i peggiori pensieri sentimenti, chiude, aliena. Fa bene il proprio “lavoro”, ingoia nel suo vortice tutti coloro che incrociano il suo passaggio. Ma il demone è un trucco, un fallito, al quale non possiamo permettere di vincere. Si fa presto a parlare, direte Voi. È vero, ma per esperienza diretta, posso dirVi che la disperazione, la rabbia, meno che mai la vergogna, sono sentimenti che un genitore alla prese con lo spettro che avvolge un proprio figlio, non può permettersi. In primis perché non cambia lo stato delle cose, lo spettro c’è, non è chiudendo gli occhi che va via; ma in particolar modo perché occorre lucidità, forza mentale e soprattutto tanto amore, per trovare la strada migliore per dare ai nostri figli le migliori terapie. È un momento difficile, quello della diagnosi, della scoperta di una realtà di spettro autistico. Fa paura, tantissima, a volte si vorrebbe chiudere gli occhi e svegliarsi sapendo che è stato solo un brutto sogno. Purtroppo è una dura realtà e non un brutto sogno. Si è soli, ci si sente soli, ci si sente disorientati. È una sensazione comprensibile, un altro danno collaterale dello spettro. È importante mantenere la calma, rivolgersi ai centri diagnostici, con fiducia, con apertura, con la voglia di aiutare i propri figli. È importantissimo non chiudersi, non allontanare i propri figli dalla gente, da una vita normale, per vergogna, per paura che gli altri si accorgano di una diversità, di un ritardo. Credetemi, è comprensibile, ma tutto ciò va combattuto con forza.  Non importa ciò che possa pensare la gente, un bimbo avvolto dallo spettro, non ha nulla di anormale, ha una problematica che va affrontata e curata con buonissime possibilità di recupero completo (qui però è meglio che siano i professionisti competenti a parlarne). La diversità, la disabilità, non sono una vergogna. È l’amore che ci deve guidare nel crescere i nostri figli e nel dare loro il meglio. Non abbiate paura di uscire fuori, ma soprattutto non abbiate timore a farVi aiutare da terapisti, che Vi guidino con gli strumenti a loro disposizione, per sorreggerVi psicologicamente. Il dolore, la vergogna, sono l’autismo del cuore, il cibo che alimenta il demone dello spettro. L’amore supera ogni diversità.

Alla prossima tappa del viaggio. Usciamo dal guscio.

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