Sorpassiamo lo spettro: scoperta e consapevolezza

di Alessandro Rinnaudo (num. Maggio 2018)

Il grande inganno dello spettro, proprio come l’essenza del male, è far credere che non esista. Sfrutta le nostre debolezze, la nostra vista “selettiva” che ci impedisce di vedere ciò che non vogliamo vedere. Si maschera da ritardo della crescita, riuscendo a rimanere nascosto per molto, a volte troppo tempo. Spesso siamo complici, facendo finta di non vedere, trovando le risposte più disparate per giustificare ciò che non è giustificabile se non con la diagnosi dello spettro. La paura, la vergogna (pessimo sentimento, da estirpare e non provare verso sé stessi e soprattutto verso le proprie “creature”) fanno la loro parte, rendendo lo spettro invisibile. Si chiama spettro perché non si vede, obietterete Voi, uno spettro fa paura. È vero, non si vede, se non a un occhio attento e professionale, anche se a posteriori ci si rende conto di non aver voluto vedere. Fa paura, tanta, dà adito a tante importanti e dolorose domande, le cui risposte fanno a loro volta molta paura. spettro, un nome davvero azzeccato. Ma lo spettro è un trucco, come avrebbe recitato Francesco De Gregori, e non può vincere, perché se lo fa, si porta via, proprio come un vero spirito del male, i nostri figli, la nostra serenità, le nostre vite. È importante cogliere i segnali, che provengono dai bimbi, osservandone i comportamenti, la gestualità, la socializzazione; segnali che arrivano dall’esterno ovvero la scuola (asilo nido o materna) e il pediatra, persone, professionisti competenti formati per scoprire e gestire problematiche legate allo spettro. L’interazione di questi segnali è fondamentale per poter aggredire lo spettro e cominciare un iter per la diagnostica e poi, successivamente, per la terapia. Segnali, tempo di azione, consapevolezza (con eliminazione totale del fattore vergogna) sono le prime armi da contrapporre al manifestarsi dello spettro. Mi preme sottolineare l’importanza della consulenza dei pediatri che con la loro preparazione specifica riescono ad identificare il manifestarsi o meno di segnali che facciano pensare allo spettro. Il loro è a volte un compito ingrato, avvisare i genitori della possibilità che insorgano certe problematiche, per questo a volte diventano invisi, qualcuno viene sostituito: dare certi responsi rende impopolari. Al pari dei pediatri, il compito degli educatori scolastici, specie dell’asilo nido e della materna, è altrettanto importante, in quanto vedono i bambini nella loro prima fase evolutiva ed essendo dotati di preparazione specifica e di grande esperienza, riescono ad accorgersi dell’insorgere dello spettro o di altre problematiche. Non sono un esperto del settore, non ho una preparazione specifica, sono un papà e, se posso permettermi, vorrei dare un consiglio, a prescindere o no dallo spettro. Scegliete in qualità i pediatri e affidatevi a loro senza riserve, senza pregiudizi, senza la vergogna di scoprire ciò che fa male: questo non fa il bene dei nostri figli. Scegliete in qualità la scuola, dal nido a salire. Gli istituti scolastici hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei nostri figli; scegliete infrastrutture sicure, istituti che mettano a disposizione i migliori strumenti formativi ed educatori preparati. Sono un papà, ripeto, credetemi quando insisto sul fatto che la consapevolezza (con rimozione della vergogna), l’importanza del fattore tempo e la ricezione dei segnali (endogeni ed esogeni) sono fondamentali per combattere lo spettro, avviando in tempi rapidi l’iter di diagnostica e successivamente di terapia. Torneremo più avanti sul fattore vergogna, nelle prossime tappe di questo viaggio complicato e difficile. Usciamo dal guscio.

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